I Talk Otherwise. Intervista a Cristian Cappucci
I Talk Otherwise è un road doc movie interamente girato all’estero, con un protagonista silenzioso ma imponente: il fiume Danubio. Le sue acque ci accompagnano dalla sorgente sino al delta, attraverso otto nazioni e nove lingue, in un viaggio-riflessione tra i paesaggi naturali e fisiognomici di questi paesi.
“L’idea - spiega il regista Cristian Cappucci - nasce dalla cartina geografica. La mia intenzione era di fare un film sulla fine dell’era moderna, ma avevo diverse idee. Un bel giorno Alessio Valori, direttore della fotografia del film, mi presentò questa cartina geografica e mi indicò il Danubio. Solo allora realizzai che sarebbe potuto divenire il miglior elemento rappresentativo per quello che avevo in mente”.
È stato quindi scritto il soggetto e si è partiti per un primo sopralluogo nel 2006: “Furono 11 settimane di sopralluogo, proprio perché volevo capire se il modo in cui era stata strutturata l’idea fosse effettivamente realizzabile. Durante il tragitto abbiamo trovato tutte le persone delle quali andavamo alla ricerca, delle quali avevamo delineato i caratteri. Ne sono arrivate anche altre lungo il percorso che ci hanno fatto pensare a come si potesse migliorare ciò che avevamo scritto. Lì abbiamo capito che il film si poteva fare”. Il passo successivo è stato la ricerca dei partner interessati al progetto, 52 in totale, che in vario modo avrebbero dovuto supportare e aiutare a costruire la fase seguente: lo shooting. “Prima di partire per lo shooting vero e proprio abbiamo redatto una sorta di sceneggiatura, nella quale abbiamo messo nero su bianco le intenzioni che avevamo verso le persone incontrate durante il sopralluogo”, racconta la produttrice Vanessa Zanini. “La maggior parte di queste sono rimaste, ma, si sa, in un lavoro così lungo si va incontro a numerosi imprevisti e se ne sono aggiunte quindi altre durante le riprese”. Dopo aver ripercorso tutto il Danubio in tre mesi, si è dato il via alla fase realizzativa, che “è stata molto complessa, soprattutto in postproduzione”.
E infine, dopo 7 anni, 9000 km percorsi, 400 ore di immagini visionate: il prodotto finale. “Spero che si avverta l’intenzione di trasmettere allo spettatore l’esperienza quasi estesica, sensoriale, di un contraccolpo. L’esperienza di un corpo a corpo con il XX secolo. Per questo che noi la definiamo sempre come un’istantanea del ‘900. Ho realizzato un concetto che mi porto dietro dal liceo, da quando il mio professore di inglese ci diceva ‘La prudenza è una vecchia ricca zitella corteggiata dall’incapacità’”.
I Talk Otherwise non è però solo un film, ma si articola in un programma transmediale composto di: un DVD video, una serie TV e un’antologia web per viaggiatori eclettici. “Si tratterà di un placebook multimediale, strutturato come un videogioco, dove l’utente potrà intervenire e seguire un proprio percorso. Allo stesso tempo darà la possibilità alle identità danubiane di dimostrare la loro esistenza attraverso l’inserimento dei dati personali. I Talk Otherwise è prima di tutto un progetto indipendente, che non dimentica però la dimensione d’impresa”.
Intervista a cura di Roberta Cristofori.
Guarda anche la video-intervista a Cristian Cappucci a cura di FlashVideo.