Bookmark and Share

FAHRENHEIT 451

(GB/1966) di F. Truffaut (112')

 

Regia: François Truffaut. Soggetto: dal romanzo omonimo di Ray Bradbury. Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard. Fotografia: Nicholas Roeg. Montaggio: Thom Noble. Scenografia: Syd Cain. Musica: Bernard Herrmann. Interpreti: Oskar Werner (Montag), Julie Christie (Linda/Clarisse), Cyril Cusack (il capitano), Anton Driffing (Fabian), Anne Bell (Doris), Caroline Hunt (Helen), Gillian Lewis (annunciatrice), Anna Ralk (Jackie), Jeremy Spencer (l'uomo con la mela), Bee Duffel (la donna-libro). Produzione: Lewis M. Allen per Anglo Enterprise,Vineyard Film. Durata: 112'
Copia proveniente da Universal

 

L'invenzione è del romanziere Ray Bradbury, uno dei capofila della fantascienza americana. Riprendendo uno spunto di Orwell, e sposando una profezia di Apollinaire, per il quale fra un secolo o due il libro sarà morto, in Fahrenheit 451 egli immagina una società - non troppo spostata nel futuro, diciamo verso il 2050 - in cui la carta stampata è proibita. Convinti che i libri, polveriera di idee e di emozioni, sono una minaccia alla felicità collettiva assicurata dallo sviluppo tecnologico, i governanti ne hanno infatti vietati la stampa e il possesso. [...] Preso il soggetto dal romanzo di Bradbury, il francese François Truffaut esordisce nel colore, sotto bandiera britannica, con un film molto più personale di quanto sembri, dove ironia e commozione sono fuse in un racconto di estrema semplicità dal quale è esclusa ogni pesantezza moralistica, a tutto vantaggio di uno spettacolo originale e divertente, usato come esorcismo contro gli spauracchi del futuro. Con molta intelligenza egli ha cominciato con l'ambientarlo in una città indeterminata ma in tutto simile alle nostre [...]. Narrato con stile piano, oggettivo, dove realtà e fantasia si amalgamano con armoniosa scioltezza, Fahrenheit 451 ha un raro equilibrio fra dramma e commedia, e nell'ultima parte, quando bussa al cuore, si avvicina alla poesia.

(Giovanni Grazzini)

 

Il libro è soprattutto cumulo di memoria, e quindi di immaginazione; il fatto di essere momento tangibile di una eredità che non si può rifiutare trova in Fahrenheit 451 la sua celebrazione [...]. Distruggere un libro è una perdita perché produce una cesura col tempo e quindi con la nostra capacità di ricordo produttivo. Gli uomini-libro che mantengono in vita una lettura fatta pensano al loro futuro; ha scritto in proposito Truffaut: "Il vero orrore è quello di un mondo in cui è proibito leggere,dunque è proibito conoscere, amare, ricordare. Nessuno ricorda nulla: il tempo di Fahrenheit è un eterno, drammatico, oppressivo presente; chi non ha un passato non può nemmeno avere un futuro".

(Giorgio Tinazzi)

 

Ho sempre pensato che, anche se ampiamente venerato e ammirato,Truffaut fosse allo stesso tempo sottostimato, per quello che riguarda il suo cinema e il suo amore per il cinema. Era noto per essere un uomo di lettere, una persona estremamente appassionata di letteratura, e per questo era stato adottato dall'ambiente letterario. Ma in realtà il suo amore per la letteratura era distinto dal suo amore per il cinema. Penso che sia per questo che molte volte veniva sottostimato come artista essenzialmente visivo. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con lui a Fahrenheit 451, che era un film da 'leggere' in termini di immagini. [...] Ad esempio, voleva che non ci fosse alcuna scritta, e nella stazione dei vigili del fuoco non ce n'era nessuna. Era molto difficile escluderle. [...] Era un'idea molto cinematografica: l'essenza del film. Sono sicuro che fosse questo ad attrarlo nella storia. [...] Ogni singolo pezzo nella costruzione del film era visivo.

(Nicholas Roeg)

Proiezioni:
Domenica 10 agosto 2014
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo: