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PER GRAZIA RICEVUTA

(Ita/1970) di N. Manfredi (122')

Regia e soggetto: Nino Manfredi. Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Magni, Nino Manfredi. Fotografia: Armando Nannuzzi. Montaggio: Alberto Gallitti. Scenografia: Giorgio Giovannini. Costumi: Danilo Donati. Musiche: Guido De Angelis. Interpreti: Nino Manfredi (Benedetto Parisi), Lionel Stander (Oreste Micheli), Delia Boccardo (GiovannaViciani), Paola Borboni (Immacolata), Mario Scaccia (il priore), Fausto Tozzi (il primario), Mariangela Melato (la maestrina),Tano Cimarosa (zi' Checco), Gastone Pescucci (l'avvocato). Produzione: Angelo Rizzoli jr. per Rizzoli Film. Durata: 122'
Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale

 

Nino Manfredi festeggia i suoi cinquant'anni come meglio non potrebbe: ricominciando da capo, con l'entusiasmo della prima giovinezza, e sposando la bravura dell'interprete all'intelligenza  dell'autore. Il suo esordio nella regia del lungometraggio (dopo il lontano ma non dimenticato episodio L'avventura d'un soldato in L'amore difficile) va infatti salutato con schietta simpatia. Per grazia ricevuta è un segno del buon raccolto che gli attori più noti possono ottenere anche come registi quando, arrivati sulla mezza età, mettono a frutto la loro esperienza di uomini di spettacolo e la rabbia inghiottita lavorando per gli altri.

Per grazia ricevuta è un film sorridente, vivace, e talvolta molto spiritoso, ma costruito su un tema tutt'altro che umoristico, anzi drammatico e angoscioso. Nientemeno che quello della fede religiosa, della difficoltà di vivere senza credere, e degli scompensi psicologici, dell'insicurezza, dei tormenti procurati nei semplici da un tipo di educazione che, per quanto si creda di aver superato, perdura nel tempo, e continua a porci rovelli. È il caso, nel film, di Benedetto, un contadinello di un villaggio del Lazio, birbante e malaccorto, che dopo aver fatto la prima comunione in circostanze avventurose esce illeso da una rovinosa caduta. È un miracolo di Sant'Eusebio, dicono i paesani, e Benedetto, votato al santo nel corso di una pubblica cerimonia, cresce persuaso di dover restare lontano dalle tentazioni del mondo [...] Il senso di Per grazia ricevuta sta nel suggerire, raccontando la vita d'un umile, la condizione psicologica tipica dell'individuo di formazione cattolica [...]. Cresciuto  nell'idea  del peccato, Benedetto a un certo punto ha saltato il fosso, ma ha soltanto trasferito nel campo opposto il suo bisogno di assoluto. Ci vorrà tempo, e poi chissà con quale vantaggio, perché l'uomo, uscendo dalla crisi, acquisti un senso tutto razionale e autonomo dell'esistenza. Questa la morale del film, ma detta con maggior grazia d'un rapido riassunto, e con un fondo di arguta perplessità in cui è racchiuso il rifiuto dell'italiano medio per le soluzioni totali e dogmatiche. Così Manfredi recupera un'ombra di scetticismo e di stupore, dati costanti del personaggio al quale ha dato vita nei film degli altri, e vi aggiunge un tocco di saturnino che conferisce una certa aria irreale a tutto il racconto. Nonostante la gravità dell'assunto, Per grazia ricevuta è divertente. Guardando agli esempi grandi, il regista porta tanti piccoli colpi di spillo che sdrammatizzano con l'ironia il tema del racconto, e intanto compensa il disuguale scavo psicologico con una costante attenzione alla fervida verità degli ambienti. Pregevole gioco d'equilibrio fra toni diversi, sinceramente proposto come luogo d'incontro di sentimenti assai diffusi, onesto esempio di semplicità stilistica, il film ha il suo maggior punto di forza nell'interpretazione d'un Nino Manfredi che ormai lontanissimo dalla macchietta del "fusse che fusse la volta bona" si rivela attore di piena maturità dando al suo personaggio un respiro assai profondo.

(Giovanni Grazzini)

 

Il bisogno di fare questo film mi nacque da domande dei miei figli a proposito della religione. Era un argomento che nessuno aveva affrontato in Italia, quello della cattiva educazione religiosa, che può arrivare a castrare un uomo. Mi sentivo uno svedese in Italia. Tanto è vero che tutti mi consigliavano di non fare questo film. [...] Per lo stile, non ho avuto modelli. Sono stato certo condizionato dai miei maestri: non c'è dubbio che dentro ci sia tutta la mia ammirazione per Chaplin, ma anche per tutto ciò che è popolare, e il gusto per i lati buoni della commedia all'italiana. Era un discorso sull'anima, fatto in uno stile naif: ero uno senza scuola, che si inventava lo stile a seconda di quello che sentiva dentro.

(Nino Manfredi)

Proiezioni:
Sabato 9 agosto 2014
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo: