OLTRE IL GIARDINO
(USA-Giappone/1979) di H. Ashby (130')
Regia: Hal Ashby. Soggetto: dal romanzo omonimo di Jerzy Kosinski. Sceneggiatura: Hal Ashby, Jerzy Kosinski. Fotografia: Caleb Deschanel. Montaggio: Don Zimmerman. Scenografia: Michael Haller. Musica: Johnny Mandel. Interpreti: Peter Sellers (Chance), Shirley MacLaine (Eve Rand), Melvyn Douglas (Benjamin Rand), Jack Warden (il Presidente), Richard Dysart (dottor Robert Allenby), Richard Basehart (Vladimir Skrapinov), Ruth Attaway (Louise), Dave Clennon (Thomas Franklin), Fran Brill (Sally Hayes). Produzione: Andrew Braunsberg per Lorimar. Durata: 130'
Copia proveniente da Madadayo
Introduce Anna Fiaccarini
Esistono dei film che nascono bene, che hanno l'aria di scorrere da soli, di fluire dalla macchina da proiezione con il garbo privo di ostentazioni proprio di un avvenimento naturale (spesso non sapremo mai di quali fatiche, di quali esitazioni, di quali dubbi essi sono stati afflitti ed affetti dal primo all'ultimo giorno; e ne conserveremo sempre quel sapor di naturale felicità che abbiamo colto, o creduto di cogliere, sin da quando la prima inquadratura è sgocciolata sotto i nostri occhi sul telone di un cinema). Uno di questi film è fuori di dubbio Oltre il giardino. [...] È noto ormai il tema del racconto, che osò sembrare così paradigmatico da rischiare il paradosso. In una ricca, isolata villa di una grande città americana vive un giardiniere ormai anziano, allevato da sempre da una cameriera di colore, protetto dal padrone di casa, che gli è forse padre, e che lo ha fatto sempre vestire, vivere, vegetare, come una sorta di pulito e cortese vegetale umano. Il giardiniere si chiama Chance (che suona in inglese, come in francese, con il significato di 'possibilità', di 'fortunata combinazione'), non ha cognome, non ha neppure una precisa identità (né documenti, né stato civile, né nulla di nulla; è un'ombra ben vestita e bene educata) ed in più è completamente idiota. [...] Della vita conosce il giardino della villa - ha imparato a curarlo, a potarlo, ad intrattenerlo, con la devozione frigida di un 'robot' - e la televisione. [...] Ashby e Kosinski non hanno compiuto, di fatto, nessun errore. Il paradosso è retto dall'inizio alla fine con una mescolanza calibrata di astuzia iconografica e controllatissima drammaturgia. (Claudio G. Fava)
Di Sellers si può dire qualunque cosa, ma certo non che rappresentasse uno specifico carattere e anzi ho sempre trovato molto eloquente e rivelatore lo straordinario esito professionale del comico inglese in un film come Oltre il giardino, nel quale Sellers incontra finalmente la parte della sua vita (nel senso di perfettamente coincidente con l'invisibile immagine della sua vita), quella di una personalità che non esiste, di un personaggio che non ha storia, non ha cultura, non ha radici di alcun tipo, e che si presenta - letteralmente - emergendo dal nulla (ciò che l'autore del romanzo da cui è tratta la pellicola, Jerzy Kosinski, aveva perfettamente capito "Peter Sellers is Chance", aveva detto). In questo senso Oltre il giardino è senza alcun dubbio il film finale della carriera dell'attore; e lo è non solo simbolicamente, dal momento che, com'è noto, la sua ultima fatica cronologica, la pellicola su Fu Manchu (Il diabolico complotto del Dr. Fu Manchu, 1980) non riuscì a finirla [...]. Sellers aveva infatti compiuto il suo tragitto verso la propria realizzazione come attore. Solo che, al contrario di quel che accade di solito, egli non si era perfettamente identificato in un personaggio che era la sommatoria di tutti i precedenti,ma aveva trovato la perfezione eliminando via via qualcosa di questi ultimi sino ad attingere al puro nulla, alla cancellazione totale e assoluta della personalità. (Franco La Polla)
Tariffe:
Ingresso libero