DJANGO UNCHAINED
Causa maltempo, la proiezione si sposta al Cinema Arlecchino
(USA/2012) di Quentin Tarantino (165')
Regia, soggetto e sceneggiatura: Quentin Tarantino. Fotografia: Robert Richardson. Montaggio: Fred Raskin. Scenografia: J. Michael Riva. Musica: Luis Bacalov. Interpreti: Jamie Foxx (Django Freeman), Christoph Waltz (Dr. King Schultz), Leonardo DiCaprio (Calvin J. Candie), Samuel L. Jackson (Stephen), Kerry Washington (Broomhilda von Shaft), James Remar (Ace Speck / Butch Pooch), Franco Nero (Amerigo Vassepi). Produzione: The Weinstein Company, Columbia Pictures. Durata: 165'
Copia proveniente da Park Circus
Introduce Franco Nero
È impossibile non amare un film che apre con i titoli di testa, ovviamente rossi, sulle note della celebre Django composta da Luis Bacalov e cantata da Rocky Roberts per il film di Sergio Corbucci e si conclude con Lo chiamavano Trinità di Franco Micalizzi mentre il suo eroe, il nuovo Django di Jamie Foxx, è diventato da schiavo barbuto un sofisticato eroe da blaxploitation anni '70 con occhialetto nero che lascia Candyland tra le fiamme. Django Unchained di Quentin Tarantino, esattamente come Inglorious Basterds usava il maccaroni war movies, si serve di un genere molto amato, lo spaghetti western, e di tutti i suoi miti, da Django al bounty killer, per parlare d'altro. Dell'odio secolare di una massa di critici per Nascita di una nazione di David W. Griffith. Del non amore fin troppo esibito per John Ford, reo di aver preso parte al film di Griffith proprio come incappucciato. Dell'importanza del film di genere italiano, che, grazie al successo prima del peplum, con il capostipite Hercules Unchained di Pietro Francisci e Mario Bava sfonda le catene dell'imperialismo cinematografico yankee una volta per sempre, poi prende il potere con gli spaghetti western sul massimo genere cinematografico americano e fordiano. [...] Coi suoi americani stupidi, razzisti e analfabeti, i neri intelligenti e i tedeschi spiritosi e coltissimi, Django Unchained è molto più profondo di quanto vi diranno. È molto più fuorviante e pieno di sorprese, una specie di complesso trattato sui rapporti tra la cultura europea e americana di fronte alla liberazione di un popolo oppresso in cerca di una propria identità. [...] Inutile dire che gli attori sono tutti meravigliosi. Christoph Waltz domina il film, soprattutto nella prima parte, quella del viaggio, con una intelligenza impressionante. Jamie Foxx cresce piano piano e il suo ruolo diventa sempre più erculeo e poi shaftiano a Candyland. Leonardo DiCaprio e Samuel L. Jackson ci riportano in scena il mondo di Melville e di Poe, da Benito Cereno a Gordon Pym e si permettono grandi entrate e uscite teatrali rubando la scena a Waltz e Foxx. Franco Nero, il Django originale, viene giustamente omaggiato, ma ci sono grandi cammei di attori western e non di grande fascino, da Bruce Dern a Don Stroud, da Robert Carradine a Michael Parks. Tutti vecchi e bellissimi.
(Marco Giusti)
Franco Nero
È forse l'ultimo grande divo del cinema italiano, sicuramente uno degli interpreti più eclettici e originali. In oltre mezzo secolo di carriera ha attraversando il cinema nel più ampio dei modi, prima come impagabile protagonista dello spaghetti western (fu proprio il personaggio di Django a fargli conquistare la ribalta internazionale) e di tutte le declinazioni del B-movie nostrano anni Sessanta-Settanta (dalla fantascienza alle commedie, dai thriller mafiosi ai poliziotteschi e alle pellicole d'avventura), poi esplorando il grande cinema d'autore sotto la direzione di maestri come Buñuel, Fassbinder, Bellocchio, Petri, Vancini e tanti altri, e al fianco delle più grandi star del firmamento mondiale. Tarantino gli ha offerto un cammeo nel suo ultimo film, un omaggio a colui che ancora oggi è il volto 'ufficiale' di Django per più di una generazione di cinefili e "che era la più grande star del mondo, insieme a Clint Eastwood, Charles Bronson e Alain Delon!". Parola di Quentin.
"Dovevo fermarmi qualche giorno, sono rimasto tutto il mese a New Orleans. Tarantino mi ha colpito la cura con cui prepara l'inquadratura e le luci e poi gira con una sola macchina da presa, come il cinema di una volta, mi ha fatto molto piacere. È geniale. Ogni giorno decideva una lettera dell'alfabeto da scrivere sul ciak e tutti dovevamo citare i registi che cominciavano per quella lettera, un suo modo di esprimere l'amore per il cinema. [...] È un pazzo, con una memoria di ferro. Conosce tutto dei miei film e dei western, sa le battute, accenna perfino alle colonne sonore. Io l'ho sfidato con un film di Antonio Margheriti fatto con due lire che non ha visto nessuno, I diafanoidi vengono da Marte. Lo conosceva! È un bambino capace di stupori e di entusiasmo".
(Franco Nero)
Tariffe:
Ingresso libero
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