LES PARAPLUIES DE CHERBOURG
(Fra/1964) di Jacques Demy (91')
Regia e sceneggiatura:: Jacques Demy. Fotografia: Jean Rabier. Montaggio: Anne-Marie Cotret, Monique Teisseire. Scenografia: Bernard Evein. Musica: Michel Legrand. Interpreti: Catherine Deneuve (Geneviève Emery), Nino Castelnuovo (Guy), Anne Vernon (Madame Emery), Marc Michel (Roland Cassard), Ellen Farner (Madeleine), Mireille Perrey (zia Élise), Jean Champion (Aubin), Pierre Caden (Bernard), Jean-Pierre Dorat (Jean). Produzione: Mag Bodard per Parc Film/Madeleine Films/Beta Film. Durata: 91'
Palma d'Oro a Cannes 1964
Copia proveniente da Ciné-Tamaris
L'idea del film-opera costituì la vera ossessione di Demy, che, nel corso della sua carriera, riuscì a realizzarne due: Les Parapluies de Cherbourg e Une chambre en ville (1982), mentre Les Demoiselles de Rochefort (1967) costituisce piuttosto un omaggio al musical americano. Uno sguardo sul mondo filtrato dall'armonia è probabilmente la chiave per entrare nell'universo tenero e insolito di 'Jacquot di Nantes'. Da questo punto di vista Les Parapluies de Cherbourg risulta il suo film più emblematico e compiuto. La storia struggente e delicata di Guy e Geneviève è la storia di un sogno che svanisce per ragioni indipendenti dalla volontà di ciascuno, perché la vita è una progressiva sottrazione, si finisce sempre per perdere. Non c'è tragedia in questo: la storia non procede per lacerazioni, pianti, grida, o gesti eroici, ma lentamente, quasi dolcemente, in una consunzione impercettibile ma letale. La rigorosa scansione del film in segmenti temporali precisi - molto più dettagliati di quanto riportato nella trama - costituisce proprio il tentativo di cogliere la storia in flagrante, nel momento stesso in cui opera contro la vita. [...] Solo l'arte, o l'artificio, solo l'assoluta innaturalità, rende accettabile il lavoro devastante della storia. Questo è il senso del film-opera, della parola cantata, qui spesso con esiti straordinari grazie alla musica di Michel Legrand; ed è anche il senso dei colori con cui è fotografata, alterata, modificata, esaltata la cittadina di Cherbourg, che diviene volta a volta un décor, uno stato d'animo, una quinta, un set cinematografico.
(Sandro Toni)
Ho sempre amato la musica e la pittura e nel cinema mi sforzo di mettere entrambi. Ho provato a creare uno spettacolo usando questi elementi e a raccontare delle storie con il colore, la musica, la poesia e anche con le coreografie e i balletti. [...] Contrariamente a quanto accade all'opera, volevo che le parole fossero sempre comprensibili. All'opera spesso la voce è portata talmente in alto o in basso da non comprendere più il senso del testo. E questo al cinema mi semprava al contempo un rischio e un peccato. [...] In un primo tempo avevo pensato a Sylvie Vartan e Johnny Hallyday, ma loro hanno rifiutato. D'altra parte Michel Legrand era assai esigente per quanto riguardava la musica. Voleva che il cantato fosse perfetto. Ma il cinema è l'arte del trucco, l'immagine è da una parte, il suono dall'altra, e poi li si mette insieme. Allora ho pensato che si poteva tranquillamente imbrogliare. Si poteva avere l'immagine di una e la voce di un'altra. Come si fa nel doppiaggio. Avere la perfezione, il viso più bello e la voce migliore. [...] Bisogna ascoltare questa musica con un orecchio teso verso il sogno e guardare il film con un occhio incollato alla finestra della realtà.
(Jacques Demy)
precede (ore 21.20)
Quattro passi fra le raccolte civiche con Eugenio Riccòmini
I SANTI DEI COMMERCIANTI (Gruppo della Giustizia e dei santi patroni della città dal Palazzo della Mercanzia, Museo Civico Medievale)
Presenta Eugenio Riccòmini
In collaborazione con Istituzione Bologna Musei e Soprintedenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di Bologna, Modena e Reggio Emilia
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Ingresso libero
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