DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

(Mujeres al borde de un ataque de nervios, Spagna/1988) di Pedro Almodóvar (90')

Soggetto e sceneggiatura: Pedro Almodóvar. Fotografia: José Luis Alcaine. Montaggio: José Salcedo. Scenografia: Félix Murcia. Musiche: Bernardo Bonezzi. Interpreti: Carmen Maura (Pepa), Julieta Serrano (Lucía), María Barranco (Candela), Rossy de Palma/von Dona (Marisa), Kiti Manver (Paulina), Guillermo Montesinos (taxista), Chus Lampreave (portinaia), Loles León (centralinista), Ángel de Andrés-López (poliziotto), Fernando Guillén (Iván). Produzione: Agustín Almodóvar e Antonio Llorens per El Deseo-Laurenfilm. Durata: 90'

Grandissimo successo spagnolo (con oltre tre milioni di spettatori) e straniero (il film uscì anche negli Stati Uniti in versione originale sottotitolata), riconoscimento o scoperta da parte della critica in generale (tranne che in Spagna), pluripremiato e candidato all'Oscar come miglior film straniero, Donne sull'orlo di una crisi di nervi trasformò Pedro Almodóvar in una figura internazionale conosciuta dal grande pubblico, rafforzando la sua futura indipendenza produttiva.
[...] Come al solito il nucleo narrativo del film è di carattere melodrammatico ed europeo - una sorta di adattamento libero di La Voix humaine di Jean Cocteau -, rivisitato però attraverso le forme eccessive e torrenziali di Minnelli, Cukor e Sirk; il suo ritmo folle lo avvicina alle screwball comedies dell'epoca d'oro di Hollywood, a loro volta debitrici nei confronti dello slapstick del muto; mentre certi colori e stridori ricordano le commedie degli anni Cinquanta e Sessanta, da quelle più convenzionali con Doris Day a quelle surreali di Frank Tashlin e Jerry Lewis. Forse è proprio questo variegato involucro ciò che lo rende così immediatamente accessibile. I primi film di Almodóvar avevano un andamento più dispersivo , seguivano un numero eccessivo di personaggi e raccontavano troppe storie, come se un solo film ne contenesse quattro o cinque fusi tra loro. In Donne..., invece, il regista cerca di sfrondare il racconto, privilegiando una narrazione centrale da cui si dipartono le trame-satelliti, e trova il coraggio di esagerarne tutti gli elementi - sentimentali, drammatici, decorativi, musicali, stilistici e interpretativi - fino a raggiungere una sorta di stilizzazione che rende tutto più universale e credibile di quando egli tende invece a un certo naturalismo. Le tematiche cessano di essere locali e di aspirare alla verosimiglianza sociologica; la vicenda potrebbe svolgersi in qualsiasi parte del mondo (o in una nowhere land universalmente riconoscibile).
[...] Certamente si tratta di un'opera meno provocatoria, temeraria e tragica delle precedenti, ma bisogna riconoscere che proprio a partire da qui, grazie alla posizione di forza e di prestigio così conquistata, Almodóvar si è fatto più personale, feroce e audace, recuperando le proprie radici iberiche senza che questo lo renda incomprensibile al resto del mondo (pensiamo a Carne trémula, Tutto su mia madre, Parla con lei).

(Miguel Marías)

È a partire da un'idea che mette in moto il lavoro di scrittura che scopro quello che ho veramente voglia di raccontare. Dopo La legge del desiderio ho avuto voglia di un'overdose di Carmen Maura, di lavorare solo con lei per vedere fino a dove potevamo arrivare. Ho pensato alla Voix humaine perché è un monologo. La mia idea era di spostare l'azione due giorni prima di quella famosa telefonata. Quando sono arrivato alla fine di queste quarantotto ore, mi sono reso conto che era più lungo del necessario, che avevo molti più personaggi femminili, che La Voix humaine era scomparsa da questa storia e non ne restava più che l'ambientazione: una donna disperata aspetta di fianco a una valigia piena di ricordi una chiamata dall'uomo che ama.

(Pedro Almodóvar) 

Serata promossa da Ottica Garagnani