IL TRENO VA A MOSCA
(Ita-GB/2013) di F. Ferrone e M. Manzolini (70')
Regia: Federico Ferrone, Michele Manzolini. Soggetto: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Francesco Ragazzi. Collaborazione alla scrittura: Jaime P. Cousido, Denver Beattie. Fotografia: Enzo Pasi, Luigi Pattuelli, Sauro Ravaglia (8mm), Andrea Vaccari, Marcello Dapporto (HD). Montaggio: Sara Fgaier. Musiche: Francesco Serra. Immagini d'archivio: Home Movies - Archivio Nazionale del Film di famiglia. Produzione: Claudio Giapponesi, Francesco Ragazzi, Federico Ferrone, Michele Manzolini per Kiné, Vezfilm, Apapaja, Home Movies. Durata: 70'
Introducono Federico Ferrone e Michele Manzolini
In apertura di serata il direttore dell'Istituto Parri Luca Alessandrini ricorderà la figura di William Michelini, presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia della provincia di Bologna, scomparso martedì 8 luglio. Verranno proiettati alcuni brani di interviste allo stesso Michelini.
Doveva essere il viaggio dell'utopia. Si è trasformato in quello del disincanto. Ma anche del risarcimento cinematografico. All'origine di tutto, i filmini Super8 girati da alcuni alfonsinesi nel 1957, quando partirono dalla città romagnola per il Festival mondiale della gioventù socialista a Mosca. Conservato dall'associazione bolognese Home Movies (che raccoglie filmini familiari di ogni provenienza) quel materiale ha innescato la curiosità di due giovani film-maker, Federico Ferrone e Michele Manzolini: con l'aiuto fondamentale della montatrice Sara Fgaier e dell'unico sopravvissuto di quel viaggio, Sauro Ravaglia, quelle immagini sono diventate Il treno va a Mosca, un'appassionante ricostruzione in forma di diario di un sogno e della sua messa in discussione. Perché se l'inizio del viaggio (e del film) è solo di entusiasmi e passioni, la libertà di movimento trovata a Mosca fa conoscere ai comunisti di Alfonsine una realtà molto più prosaica. Si inizia cantando "Lenin, la tua dottrina si diffonde e vola / Lenin, la tua parola è quella che consola" sull'aria di Mamma di Bixio e Cherubini e si finisce interrogandosi sulla povertà, il lavoro in fabbrica, la realtà dell'Urss. Il film però non diventa mai un pamphlet pro o contro: oltre all'orgoglio di Ravaglia di essere stato comunque un testimone del proprio tempo, sono le facce delle persone filmate, i loro sorrisi, le loro espressioni a vincere su tutto. È una 'fetta' di vita vera che riprende vita grazie al cinema, ben più autentica e toccante di qualsiasi immagine ricostruita.
(Paolo Mereghetti)
Il treno va a Mosca è la storia del Sogno Sovietico che molti comunisti italiani hanno coltivato, dandogli una potenza che in certi momenti, e per certe persone, ha sfidato quella del Sogno Americano. Per poi sentirsi dire, dopo il '56 e dopo il '68 e dopo tante altre cose, che quel sogno era un incubo. [...] Eppure, con tutte le amarezze che sarebbero arrivate, Il treno va a Mosca è emozionante e commovente.
(Alberto Crespi)
Abbiamo cercato di rispettare lo sguardo originario costruendo però una narrazione più fluida e stratificata, trasfigurando a volte gli 8mm laddove la narrazione lo richiedeva e recuperando registrazioni e documenti sonori dell'epoca. L'idea era quella di raccontare la nascita e la morte del grande sogno comunista in Italia affidandosi molto di più allo sguardo di un tempo che alle parole di oggi. La traiettoria di Sauro è una parabola eccezionale della militanza, dall'utopia alla sua fine, oltre che un racconto di formazione. Eccezionale soprattutto perché la disillusione, per lui, non è stata un motivo di ritrattare gli ideali con cui è cresciuto bensì un momento di passaggio e di maturazione, trasformatosi poi in uno stimolo a continuare a viaggiare, cosa che ha fatto per tutta la vita. Con lo stesso materiale si sarebbero potute raccontare centinaia di storie con centinaia di punti di vista diversi. Abbiamo però la convinzione di aver fatto, se non il film migliore possibile, quello più vicino alla nostra sensibilità e, al tempo stesso, fedele alla visione del mondo dei protagonisti.
(Federico Ferrone e Michele Manzolini)
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Ingresso libero
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