Bookmark and Share

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO

(Ita/1976) di Pupi Avati (110')

Introducono Pupi e Antonio Avati, con Andrea Maioli

In occasione dell'apertura della mostra fotografica Pupi Avati. Parenti, amici e altri estranei


Regia
: Pupi Avati. Soggetto e sceneggiatura: Pupi Avati, Antonio Avati, Gianni Cavina, Maurizio Costanzo. Fotografia: Pasquale Rachini. Montaggio: Giuseppe Baghdighian. Scenografia: Luciano Morosetti. Musica: Amedeo Tommasi. Interpreti: Lino Capolicchio (Stefano), Francesca Marciano (Francesca), Gianni Cavina (Coppola), Giulio Pizzirani (Antonio Mazza), Vanna Busoni (Laura Legnani). Produzione: A.M.A. Film. Durata: 110' Copia proveniente da Istituto Luce Cinecittà Per gentile concessione di Adriana Chiesa Enterprises

Una storia molto definita e chiusa dentro le regole codificate dal genere, una sorta di thriller orrorifico, La casa dalle finestre che ridono è certamente uno dei migliori horror all'italiana dopo i gloriosi Freda e Bava dei primi anni Sessanta. In coppia con Tutti defunti tranne i morti, del '77, rappresenta senza dubbio uno dei pochi approcci originali alla narrazione orrifica nostrana: campagna al posto della città, leggende e chiacchiere contadine, un paesaggio che diventa parte integrante del racconto. Se Tutti defunti tranne i morti è una specie di Dieci piccoli indiani padano, uno scherzo grottesco nel quale si trovano coinvolti (ed esasperati) tutti i soliti personaggi di Avati, La casa dalle finestre che ridono va molto al di là dell'approccio ironico del secondo film e indica nel regista un talentaccio visionario, una capacità di fare veramente paura, che fanno rimpiangere il sostanziale abbandono del genere negli anni della maturità. È una paura suggerita da elementi minimi, da spostamenti impercettibili e minacciosi della macchina da presa, dalla discesa, inevitabile, nei segreti custoditi da una comunità paesana, dal muro delle reticenze e dalla giovialità sopra le righe. La naiveté e il paesaggio solare assumono prospettive sghembe, si colorano di toni macabri. Il simbolo migliore del film è proprio quella 'casa dalle finestre che ridono', con tutte quelle labbra rosse e ridenti che si allargano su porte e finestre, una specie di 'murale' contadino che invece di ingenuità allegra, anche in pieno sole, trasmette pazzia e derisione
(Emanuela Martini)

 

Mi sono trovato a scrivere un film di questo genere perché ho sempre pensato che il mio cinema avesse molte attinenze con il mondo della mia adolescenza, della mia infanzia. Forse era l'unico strumento attraverso il quale io potessi in qualche modo produrre una sorta di protesi a una stagione della mia vita che sentivo di avere corso troppo in fretta, di avere bruciato. E da cosa era contraddistinto questo periodo? Soprattutto da questo tipo di educazione che mi era stata impartita nei primi anni della mia vita, in campagna, attraverso la paura... La paura è fondamentale, a mio avviso, nella formazione di un individuo perché produce un immaginario. Aggiungi a questo un'educazione di tipo cattolico, da cui non ho mai preso più di tanto ma che era un'educazione cattolica pre-conciliare, in cui il prete, il sacerdote, che saliva sul pulpito ti parlava, indicava con il dito, e l'inferno cui alludeva era quello dantesco.
(Pupi Avati)

 

Proiezioni:
Domenica 22 giugno 2014
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina della serata

Tipo di File: PDF Dimensione: 1.09 Mb