OCCUPES-TOI D'AMELIE
(Francia/1949) R.: Claude Autant-Lara. D.: 86'. V. francese
Presenta Eric Le Roy
Occupe-toi d'Amélie! inizia con una corsa forsennata: il corpulento attore Victor Guyau si precipita dalla strada all'ingresso di un teatro, penetrando nel suo camerino, dove si affretta a truccarsi per calarsi nella parte del ricco Van Putzeboum, poi sul palcoscenico,
ossia all'interno dell'intreccio di Feydeau. Il film di Claude Autant-Lara si chiuderà con un'altra corsa, il treno che porta via Amélie e Marcel, felici di potersi amare senza vincoli coniugali. I tre spazi del film sono quindi attraversati subito da un movimento convulso che unisce tre spazi - la realtà della strada, il dietro le quinte e l'universo immaginario di uno spettacolo - in un unico respiro che evoca la leggerezza, la vivacità e lo spirito caustico di Feydeau.
Autant-Lara e gli sceneggiatori Aurenche e Bost esaltano con estro le dinamiche perfette e sottili del testo della pièce con una soluzione apparentemente paradossale: negli stessi istanti in cui conduce lo spettatore dentro il gioco della finzione, svela gli artifici ma rapisce il pubblico proprio perché espande i limiti di un'illusione scenica fino ad assorbire anche la realtà dentro la finzione. I confini fra la magia della scena e la realtà che la circonda si fondono l'uno nell'altro: gli individui, come burattini, mentono, dissimulano, recitano in una dimensione come nell'altra. Occupe-toi d'Amélie! è una spassosa giostra che Autant-Lara percorre a ritmo di corsa, accentuando il brioso sarcasmo della pièce (che, non dimentichiamolo, allude spesso al commercio delle grazie di una ragazza), per irridere le ipocrisie, le venalità e il cinismo della piccola borghesia, dell'esercito, degli aristocratici, dei preti, ma senza mai perdere la grazia leggera e spregiudicata del testo di Feydeau.
"Prendere un vaudeville, come noi facciamo con Occupe-toi d'Amélie!, smontarlo completamente, sistemando ogni pezzo sul tavolo e rimontare la macchina senza perdere di vista che dovrà nuovamente mettersi in moto con gli stessi elementi, ma in un altro clima, un'altra temperatura, un altro mondo dove il tempo e lo spazio non avranno le stesse dimensioni, significa lasciare al cinema le sue possibilità e preservare tutti i suoi diritti", ha dichiarato il regista ("Protocole du 4e CICI", 1964). Infatti non siamo nella dimensione del teatro filmato, ma del cinema, nel periodo d'oro di Autant-Lara (sono gli anni di Douce, Sylvie et le fantôme, con Tati, Le Diable au corps, L'Auberge rouge) che in origine avrebbe voluto adattare La Dame de chez Maxim's. L'impeccabile scansione "coreografica" agisce nelle splendide scenografie di Max Douy e si avvale della classe e dell'ironia di attori magistrali (Danielle Darrieux, Jean Desailly e Carette).
(Roberto Chiesi)
Tariffe:
Numero posti: 144
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