A STRAVINSKY PORTRAIT
(USA/1965) R.: Richard Leacock, Rolf Liebermann. D.: 55'. V. inglese
A seguire incontro con Richard Leacock
A Stravinsky Portrait rappresenta la filosofia del cinéma-direct nella sua forma elementare e l'espressione purissima di quell'originale e unica innovazione che Richard Leacock portò nella versione americana del cinéma vérité. Leacock racconta che la troupe diventò "... quasi una famiglia. Nuotavamo molto ed ascoltavamo musica, mangiavamo insieme, ci divertivamo mandando le riprese a quel paese. Fare cinema diventò quasi secondario e questo ci aiutava a raggiungere un livello d'intimità più alto del normale". Soprattutto le immagini prolungate e non manipolate, che esprimono la bellezza e un ritmo simile al ballo, e la sincronia che Leacock trova, hanno un effetto quasi scioccante ancora dopo quattro decenni. Migliore small talk non si è probabilmente mai sentito sullo schermo cinematografico. Stravinsky mischia tutte le lingue possibili ("I adore dissonance, consonance ist viel schwerer"), tra cui solo il russo suona impeccabile.
S'incontrano colleghi artisti: il compositore Pierre Boulez (che nella sua scena trova un errore nella partitura dell'opera Les Noces), gli scrittori Vladimir Nabokov (con cui Stravinsky si meraviglia della scarsa capacità d'intendere dei giovani idioti-avanguardisti), Christopher Isherwood e George Balanchine, un grande ballerino, coreografo e pedagogo di ballo. Anche le scene più banali sono affascinanti. Impariamo che secondo Stravinsky le migliori sinfonie di Beethoven sono la II, la IV, l'VIII e la VII. Seguiamo l'intenzione di ordinare un "libretto molto banale" da Cocteau. Di se stesso il compositore racconta che preferisce comporre la musica piuttosto che ascoltarla. Intorno all'opera fluttua anche una commovente aria di nostalgia, la ponderosità delle elegie di Eliot o Huxley.
Portrait of Stravinsky è "profondamente, radicalmente, quintessenzialmente, oserei dire, un'opera mallarmeana, una riflessione poetica sull'arte e creazione e nello stesso tempo una testimonianza particolarmente rivelante della persona di Stravinsky". Così scrive Louis Marcorelles, che ha captato profondamente l'essenza dell'opera: "la cinepresa di Leacock non ha che un obiettivo, cogliere quel fremito continuo della creazione artistica". "Stravinsky non solo vive per l'arte, vive nell'arte".
(Peter von Bagh)
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