Mercoledì 1 luglio 200916.00
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

Dossier Napoleon

Presenta Cecilia Cenciarelli

"All'epoca conoscevo piuttosto vagamente Napoleone. Era stato un grande soldato e aveva conosciuto molte avversità. Avevo trovato un almanacco che lo ritraeva mentre si accomiatava dalle sue truppe a Fontainebleau e mi aveva colpito, così come altre stampe in cui guardava il mare, con sguardo meditabondo. La sua posa, la mano nella giacca, quegli occhi tristi e penetranti, mi affascinavano persino di più della figura di Cristo. Forse perché l'espressione di Napoleone incarnava il dolore umano e vivente di un'anima torturata che sentivo più vicino alla mia comprensione, mentre davanti al patimento divino e innocente dipinto sul volto di Cristo, con gli occhi devotamente rivolti verso l'alto, ho sempre avuto uno sguardo oggettivo, non ho mai sentito un coinvolgimento umano".
Esistono, all'interno della geografia sconfinata dell'archivio Chaplin, dei momenti nodali, quasi dei 'tempi geologici', in cui l'evoluzione del pensiero e della vita artistica del suo autore trapelano chiaramente dalle carte rivelandone nuovi aspetti o completandone l'immagine. Tra questi il 'tempo politico' è indubbiamente uno dei più forti. Nella sua edizione commentata di A Comedian Sees The World, Lisa Stein rintraccia una diretta relazione tra l'esperienza del viaggio compiuto da Chaplin attraverso un'Europa avviata verso il secondo conflitto mondiale, la sua presa di coscienza politica e sociale e la scoperta della scrittura, che rimarrà negli anni a venire esercizio costante. Prima ancora di confluire nelle sue due opere paradigmatiche - Modern Times e The Great Dictator - questi motivi sono rintracciabili in un progetto incompiuto (e un'ossessione): un film su Napoleone Bonaparte.
Centinaia di pagine, dieci diverse stesure della sceneggiatura, contratti, lettere e cablogrammi: le varie versioni del trattamento, le ricerche storiche, la corrispondenza attorno a Napoleone richiamano alla memoria le parole di Pierre Sorlin a proposito dei grandi archivi del cinema francese "fonti extra-filmiche più cinematografiche del cinema stesso". La fascinazione di Chaplin per Napoleone è legata alle prime associazioni dell'infanzia: alla madre, che dotata di una naturale disposizione per il teatro, imitava personaggi storici in chiave comica per divertire i figli, e al padre, il cui aspetto ricordava quello dell'imperatore Bonaparte: "sapevo a malapena di avere un padre e non ricordo che abbia mai vissuto con noi. Anche lui era un artista di varietà, un uomo di poche parole dall'aria pensosa. Aveva gli occhi scuri. Mia madre diceva che somigliava a Napoleone".
Negli anni Venti Chaplin considera l'idea di un film per Edna Purviance sulla vita di Joséphine de Beauharnais. La lettura dei memoriali di De Bourrienne e di Costant lo colpisce profondamente e decide di interpretare lui stesso Napoleone e di immortalare le sue gesta eroiche durante la campagna d'Italia. Ma è proprio agli inizi degli anni Trenta che il progetto sembra prendere forma in maniera più concreta quando Chaplin commissiona a Jean de Limur un adattamento del romanzo di Jean Weber La vie secrète de Napoléon Ier e poi chiede ad Alistar Cooke di aiutarlo nelle ricerche storiche a partire dai testi di Sir Walter Scott e Dmitri Merezkhovski. Contemporaneamente Chaplin inizia a lavorare a una sua stesura della sceneggiatura su Napoleone insieme all'intellettuale di sinistra inglese John Strachey. Nella stagione più politica di Chaplin, il Napoleone-eroe degli anni Venti lascia il posto al Napoleone-uomo nel suo primo film apertamente pacifista, in cui gli episodi del discorso alla folla e i motivi dello scambio d'identità e dell'esilio anticipano le sue opere della maturità e la progressiva frattura con l'America adottiva.
(Cecilia Cenciarelli)

Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 174
Aria Condizionata
Accesso e servizi per disabili
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