DOWNHILL

(Il declino, Gb/1927) R.: Alfred Hitchcock. D.: 105'

Accompagnamento al piano di Antonio Coppola

T. it.: Il declino. Sog.: dall’opera teatrale omonima di David L’Estrange [Ivor Novello, Constance Collier]. Scen.: Eliot Stannard. F.: Claude McDonnell. M.: Lionel Rich. Scgf.: Bert Evans. Int.: Ivor Novello (Roddy Berwick), Isabel Jeans (Julia), Ian Hunter (Archie), Annette Benson (Mabel), Robin Irvine (Time Wakely), Norman McKinnell (Sir Thomas Berwick), Barbara Gott (Madame Michet). Prod.: Michael Balcon per Gainsborough Pictures. 35mm. L.: 2916 m. D.: 105’ a 20 f/s. Imbibito / Tinted. Didascalie inglesi / English intertitles
Da: BFI National Archive per concessione di Park Circus
Restaurato da BFI National Archive in associazione con ITV Studios Global Entertainment e Park Circus Films / Restored by BFI National Archive in association with ITV Studios Global Entertainment and Park Circus Films. Restauro finanziato da / Restoration funding provided by Simon W Hessel con Deluxe 142 e The Headley Trust

Accompagnamento al piano di Antonio Coppola


Dopo il successo di The Lodger, la Gainsbo­rough voleva vedere nuovamente riuniti Al­fred Hitchcock e Ivor Novello. L'occasione si presentò con Down Hill, opera teatrale scritta da Novello e Constance Collier sot­to lo pseudonimo di David L'Estrange. Downhill, uno dei film più cupi della prima produzione di Hitchcock, descrive la cadu­ta in disgrazia di un giovane promettente, Roddy Berwick, e mette in campo tutta una serie di figure femminili rapaci e manipo­latorie che si accaniscono sullo sfortuna­to giovane: la commessa della pasticceria accusa falsamente Roddy di averla sedot­ta; l'attrice egoista e mercenaria lo sposa per l'eredità e poi lo abbandona quando il denaro comincia a scarseggiare; la venale 'Madame' del locale notturno approfitta della sua povertà facendolo ballare per po­chi soldi con donne attempate e sole. Si intuisce che l'opera teatrale riflette le esperienze dello stesso Novello, divo omo­sessuale oppresso dalle indesiderate at­tenzioni femminili. Lo si potrebbe addirit­tura annoverare tra le bionde hitchcockia­ne per come è minacciato, vulnerabile e scrutato dallo sguardo feticista della mac­china da presa. Capita spesso di vedere le eroine di Hitchcock in biancheria intima; qui vediamo Novello a torso nudo in una delle prime inquadrature del film. Più tar-di, in una scena gloriosamente hitchco­ckiana, lo sorprendiamo nei panni di un gentiluomo in smoking, ma un carrello all'indietro lo trasforma in un cameriere che a sua volta si rivela essere un ladrun­colo: capiamo infine che fa la comparsa in un musical, e lo vediamo sgambetta­re sul palcoscenico come una qualsiasi ballerina di fila. È chiaramente questa la sensazione che Hitchcock vuole produrre: un ragazzo maltrattato da donne perfide ci sconvolge più di una ragazza vittima di una analoga persecuzione maschile. Downhill è un film sorprendentemente ric­co e sottile, anche se in seguito Hitchcock lo denigrò. In particolare, il regista giudi­cò l'immagine dell'ascensore un simbolo alquanto goffo della caduta di Roddy, ma essa funziona bene nel contesto del cine­ma muto di quegli anni e viene richiamata dal cameo di Hitchcock che esce da un ascensore. Di grande effetto è la scena in cui Roddy, in preda alle allucinazioni, crede di vedere suo padre e le sue tor­mentatrici. Memore delle luci che a teatro accompagnavano la comparsa dei fanta­smi, Hitchcock volle che le scene del de­lirio fossero colorate di un verde livido per esprimere la nausea e il tumulto interiore del protagonista. Molti anni dopo avrebbe usato un espediente simile in Vertigo.

Il negativo originale di Downhill è anda­to perduto. Il restauro si è basato su due copie nitrato d'epoca conservate al BFI e all'EYE - Film Institute. Le copie conser­vavano il viraggio e l'imbibizione originali, rendendo possibile il restauro di quelle to­nalità usate in maniera così espressiva. La riproduzione dei colori e dei viraggi di The Pleasure Garden, Downhill e The Lodger è stata fondamentale per il progetto di re­stauro del BFI. In assenza di sceneggiatu­re o di altre fonti primarie, pare che questi siano gli unici film di Hitchcock a essere stati distribuiti nelle sale britanniche in copie imbibite e virate.

Bryony Dixon

 

After the critical and commercial success of The Lodger, Gainsborough Pictures were keen to reunite Alfred Hitchcock and Ivor Novello. A convenient vehicle suggested itself in the stage play Down Hill, written by Novello with Constance Collier, under the combined alias David L'Estrange. Downhill is one of the darkest of Hitch­cock's early films and follows the fall from grace of promising public school head boy Roddy Berwick. It features a succession of predatory and manipulative female charac­ters who torment Novello's hapless young hero: the tuck shop girl who falsely accuses Roddy of fathering her child; the selfish and mercenary actress who marries him for his inheritance, then abandons him when the money runs out; the venal night club 'Ma­dame' who exploits his penury by hiring him out to dance with her lonely, ageing clients. It's not hard to imagine that the play reflects the experiences of Novello him­self, a gay matinee idol oppressed by un­wanted female attention. One might even include him in the lineage of Hitchcock blondes - imperilled and vulnerable and prey to the camera's fetishistic gaze. We are used to seeing Hitchcock's heroines in their underwear, but here we see Novello shirtless in an early scene. Later, in a glo­riously Hitchcockian scene, we see him in a series of personas as the camera pulls back to reveal him firstly as a tuxedo-clad gentleman, then a waiter, then a petty thief, before we realise he is actually an extra in a West End musical, bobbing up and down with the rest of the cast in as humiliating a position as any chorus girl might have found herself. This is clearly the sensation that Hitchcock is trying to deliver: we are significantly more shocked at the maltreatment of a boy by scheming women than we are to a girl being simi­larly maltreated by men. Hitchcock was characteristically disparag­ing about the film in later interviews, but Downhill is a deceptively rich and often elegant work and although he later found the descending escalator a clumsy symbol for Roddy's downward trajectory, it works well in the context of the late silent movie of the 1920s and is echoed later in the film with his descent in a lift. Most strik­ing is the nightmare scene in which the delirious Roddy sees hallucinations of his father and his past tormentors. Inspired by his memory of stage lighting, Hitch-cock had the sequence tinted a sickly green to express the character's nausea and mental turmoil. Many years later, he would employ a similar device in Vertigo.

The original negative of Downhill does not survive so the restoration was based on two vintage nitrate prints - from the BFI and from the EYE - Film Institute. The prints had their original tinting and toning so that it was possible to restore the colour that Hitchcock used so expres­sively in his silent films. Reproduction of the tones and tints found in three films, The Pleasure Garden, Downhill and The Lodger, has constituted a major aspect of BFI restoration project. In the absence of scripts or other primary documentation, it appears that these are the only Hitchcock films which were released domestically in tinted and toned prints.

Bryony Dixon

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L'evento è parte di:
Il Cinema Ritrovato 2013
  I muti di Hitch
Dettagli sul luogo:
Via Marconi, 14
Numero posti: 362
Aria condizionata
Info: 051224605