KOCHIYAMA SOSHUN
KOCHIYAMA SOSHUN (Giappone/1935) R.: Sadao Yamanaka. D.: 81’
Introducono i curatori Alexander Jacoby e Johan Nordström
Sog.: Sadao Yamanaka. Scen.: Shintaro Mimura. F.: Harumi Machii. Mus.: Goro Nishi. Su.: Keisuke Manpo. Int.: Chojuro Kawarasaki (Kochiyama Soshun), Kan'emon Nakamura (Kaneko Ichinojo), Sensho Ichikawa (Naozamurai), Shizue Yamagishi (Oshizu), Sukezo Sukedakaya (Ushimatsu), Setsuko Hara (Onami). Prod.: Nikkatsu. 35mm. D.: 81'. Bn. Versione giapponese con sottotitoli inglesi / Japanese version with English subtitles
Da: National Film Center - The National Museum of Modern Art, Tokyo
Sadao Yamanaka (1909-1938), che lavorò esclusivamente nel genere del jidai-geki (film in costume), è uno degli idoli della cinematografia giapponese d'anteguerra, e la sua morte in Cina prima dei trent'anni in seguito all'arruolamento forzato nell'esercito lo rese un martire agli occhi dei progressisti giapponesi degli anni Trenta. Girò circa venti film, ma solo tre di essi sisono conservati intatti. Questo è il meno noto: ingiustamente, dato che dal punto di vista estetico può tranquillamente essere accostato al capolavoro riconosciuto del regista, Ninjo kamifusen (Umanità e palloni di carta, 1937), superandolo per certi versi in ricchezza e complessità emotiva. Il film era la seconda collaborazione di Yamanaka con gli attori di una troupe teatrale progressista, lo Zenshinza, con cui il regista lavorò fino alla morte. Era liberamente tratto da un dramma kabuki di Mokuami Kawatake, anche se il tono disincantato e l'interesse per la piccola criminalità si ispirava al film di gangster di Ozu Hijosen no onna (La donna della retata, 1933), che Yamanaka ammirava. È l'unico dei tre film superstiti a conservare una lunga sequenza di combattimento con la spada che mette in luce il talento del regista per il cinema d'azione. Come negli altri due film, comunque, è preponderante la caratterizzazione dei personaggi e dell'ambiente. Il ricco e suggestivo ritratto della città giapponese del periodo Edo, con i suoi usi e i suoi svaghi, ricorda il mondo delle stampe ukiyo-e, e Yamanaka svela sagacemente la realtà politica dell'epoca con quello che Keiko McDonald chiama "lo sguardo di un realista sentimentale sulla vita dei reietti in un regime autocratico".
Il tono del film mescola sapientemente tragedia, ironia e umorismo nero. I personaggi sono ritratti con un realismo scrupoloso paragonabile a quello dei film di Ozu e Naruse ambientati nel Giappone contemporaneo. Anzi, Ozu pensava che Yamanaka, se fosse vissuto più a lungo, sarebbe passato ai gendai-geki (film d'ambientazione moderna). Come scrive Kimitoshi Sato, "i personaggi dei film [di Yamanaka] ci sono familiari come i nostri moderni vicini di casa".
Alexander Jacoby e Johan Nordström
Ninjo kamifusen (Humanity and Paper Balloons, 1937), and in some ways a richer and more emotionally complex work. This work was Yamanaka's second collaboration with the actors of a progressive theatre troupe, the Zenshinza, with whom the director would sustain an ongoing collaboration until his death. It was loosely based on a celebrated kabuki play by Mokuami Kawatake, though its deromanticised tone and focus on petty criminals was inspired by Ozu's 1933 gangster film, Hijosen no onna (Dragnet Girl), which Yamanaka greatly admired. It is the only one of his three extant features to preserve an extensive sequence of swordplay, revealing his skill as a purveyor of action. As with his other surviving work, however, the primary focus of the film is on the delineation of characterization and milieu. The richly atmospheric portrait of the Edo-period Japanese city, its customs and amusements, recalls the world of ukiyo-e woodblock prints, while Yamanaka acutely exposes the political realities of the era with what Keiko McDonald terms "the sentimental realist's view of the underdog's life under an autocratic political regime".
The tone of the work is remarkable, expertly blending elements of tragedy, irony and dark wit, and portraying its characters with a scrupulous realism comparable to that of Ozu and Naruse's films set in contemporary Japan. Ozu, indeed, believed that Yamanaka would have moved towards gendai-geki (films with contemporary settings) had he lived. As Kimitoshi Sato writes, "We find people in [Yamanaka's] films to be just as our neighbors are in this modern world".
Alexander Jacoby and Johan Nordström
Il Cinema Ritrovato 2013
Il Giappone parla! Seconda parte. Cantanti e spadaccini
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