L'OR DES MERS

(L'oro dei mari, Francia/1932) R.: Jean Epstein. D.: 72'. V. francese

Il tema del film, come quello del romanzo omonimo che ho appena pubblicato, è il pensiero ossessivo che hanno gli isolani dell'oro nascosto in mare. Al di fuori di questo, film e romanzo non hanno nulla in comune, uno si svolge a Hoedik, l'altro a Ouessant, ma è una stessa idea che li guida, una sorta di miraggio che porta spesso a una catastrofe; una nave che salta, dei palombari che muoiono nel corso di lavori impossibili, alcuni abitanti dell'isola che vengono travolti nel tentativo di strappare un relitto al mare... È forse necessario conoscere la situazione di quella gente per comprenderne i desideri. A Hoedik, che un prete, un brav'uomo, non può governare meglio di quanto non faccia già, tutti i pescatori sono poveri e miserabili al di là di ogni immaginazione. L'isola non ha un porto, ciò significa che non vi si può sbarcare se non bagnandosi i piedi, quando lo sbarco è possibile. La burrasca interrompe ogni comunicazione con il continente. Una nave ha girato tre giorni attorno all'isola prima di poter sbarcare il medico che vi era atteso. In quei giorni, la posta, il pane mancano... (...) Non si può dirigere una scena a Hoedik, come si farebbe in studio. Si deve ispirare a questa gente una fiducia totale, vivere con loro. Va sottolineato che essi non recitano nel film; giocano a fare il film, come voi o io giocavamo un tempo alla guerra. Ma che accenti, che verità... È un'esperienza che avevo già fatto, del resto, con Finis Terrae.
(Jean Epstein, Pour vous, in ID., Ecrits sur le cinéma, vol. I, Seghers, Paris 1974, tr. it. in L'intelligenza di una macchina. Omaggio a Jean Epstein, a cura di Laura Vichi, La Soffitta-Università di Bologna, Bologna 2000)