ONE A.M. / THE FLOORWALKER
ONE A.M. (Charlot rientra tardi, USA/1916
R.: Charles Chaplin. D.: 20'. Did. inglesi. Digitale
Accompagnamento al piano di Gabriel Thibaudeau
Scen .: Charles Chaplin . F .: Roland Totheroh . Scgf .: E .T . Mazy . Int .: Charles Chaplin (ubriaco), Albert Austin (tassista) . Prod .: Charles Chaplin per Lone Star Mutual . Pri . pro .: 7 agosto 1916. DCP . 2 bobine/ 2 reels. Didascalie inglesi con sottotitoli italiani / English intertitles with Italian subtitles.Da: Blackhawk Collection/ Lobster Films. Restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2013 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associates
Nonostante il successo di pubblico e critica di questo virtuoso, irresistibile assolo, Chaplin non amò mai particolarmente One A.M. Gli archivi Chaplin ci offrono ora una possibile interpretazione del perché e forse una chiave di lettura nuova sulla genesi di un film che costituisce un caso unico in tutta la filmografia chapliniana. Il 2 agosto 1916, ovvero cinque giorni prima dell'uscita del film nelle sale americane, Tom Harrington, l'allora cameriere e stenografo di Chaplin, inviava al fratello di Charlie, Sydney, un telegramma notturno in cui si legge: "Charlie molto depresso da due settimane. Non riesce a venire a capo alla storia. Vorrebbe che tu fossi qui. Se non si riprende nei prossimi due giorni temo bucherà data di uscita del prossimo film. Molto importante che tu abbandoni subito i tuoi affari a New York e vieni qui per tre o quattro settimane. Non dire a Charlie di questo telegramma potrebbe rimanerci male [...]". Da un altro telegramma inviato stavolta da Charlie a Sydney il 31 luglio, scopriamo che Chaplin stava in realtà lavorando a The Count, ma non riusciva a mettere a fuoco la storia. Un film come One A.M. che si affidava completamente alla destrezza fisica e interpretativa del suo autore poteva essere stata dunque la risposta alla tormentata ideazione di una sceneggiatura. Completato One A.M., Chaplin contattò nuovamente il fratello. Il tono del telegramma è simile a quello inviato da Harrington e conferma non solo il ruolo fondamentale ricoperto da Sydney Chaplin in quegli anni, ma anche un'insospettabile impasse creativa: "Gli ultimi due film mi hanno molto preoccupato e ho bisogno del tuo aiuto. Lascia tutto e vieni a Los Angeles entro sabato dodici agosto e aiutami a dirigere il prossimo film. Rispondimi al più presto. Charlie". In One A.M. Chaplin rispolvera il repertorio di routine classiche che aveva sviluppato con Karno - in questo caso il numero dei Mumming Birds - elevandolo a livelli di perfezione interpretativa e spingendolo fino alle soglie di un vero e proprio incubo. Con oltre cinquanta inquadrature, molti più movimenti di macchina del solito, e in poco più di venti minuti, Chaplin mette in scena una sorta di lotta contro gli elementi (domestici), una sfida antropomorfizzata con animali impagliati, tappeti, scale e infine un letto pieghevole che fa pregustare lo scontro finale uomo- macchina in Modern Times.
In spite of the public and critical success of this virtuoso and irresistible solo work, Chaplin wasn't particularly fond of One A.M. The Chaplin archives now provide a possible reason, and perhaps a new key to the origins of a film that is unique in the Chaplin filmography. On August 2, 1916, five days before the scheduled release of the film in American movie theaters, Tom Harrington, at the time the valet and secretary for Chaplin, sent an overnight telegram to Chaplin's brother, Sydney, which read: "Charlie in very depressed condition for past two weeks. Doesn't seem able to get mind around to his story. He wishes nearly every other day you were here unless he pulls up within next couple of days am afraid he will miss release on this picture. Think it very important for his future success for you to drop everything in New York and come here immediately spending at least three or four weeks. Don't let Charlie know I wired this as he might make him feel badly [...]".In another telegram Charlie sent Sydney on July 31st, we learn that Chaplin was at the time working on The Count, but couldn't get a handle on the story. One A.M., a film entirely reliant on his physical dexterity and performed as a solo work, was very likely his response to the struggles he was having with the other screenplay. Once One A.M. was finished, Chaplin contacted his brother again. The tone of this telegram is similar to the one sent earlier by Harrington and confirms not only the important supportive role played by Sydney Chaplin in those years, but also the unexpected creative impasse: "Last two pictures have given me great worry and I need you here to help me drop everything and arrange to be in Los Angeles by Saturday august twelfth to help me in directing next picture wire answer immediately. Charlie". In One A.M. Chaplin dusts off the repertoire of classic routines, he had developed with Karno - in this case the Mumming Birds number - bringing the performance to the height of perfection and pushing it to the level of an out and out nightmare. With over fifty camera angles, and many more camera movements than usual, in less than twenty minutes Chaplin stages a virtual battle with the (domestic) ele- ments, an anthropomorphic struggle with stuffed animals, carpets, stairs and finally with a folding bed, presaging the final battle he wages, of man versus machine, in Modern Times.
THE FLOORWALKER (Charlot caporeparto, USA/1916)
R.: Charles Chaplin. D.: 30'. Did. inglesi. Digitale
Scen .: Charles Chaplin, Vincent Bryan . F .: Frank D . Williams . Scgf .: E .T . Mazy . Int .: Charles Chaplin (cliente squattrinato), Eric Campbell (direttore), Edna Purviance (segretaria), Lloyd Bacon (assistente del direttore), Albert Austin (commesso), Leo White (cliente elegante), Charlotte Mineau (detective del magazzino) . Prod .: Charles Chaplin per Lone Star Mutual . Pri . pro .: 15 maggio 1916.DCP . 2 bobine/ 2 reels . Didascalie inglesi con sottotitoli italiani / English intertitles with Italian subtitles. Da: Blackhawk Collection/ Lobster Films.Restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2013 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associates Restauro sostenuto da / Restoration supported by Amitabh Harivansh Bachchan
A partire dal 9 marzo 1916 il cinegiornale Mutual Weekly iniziò a diffondere, nelle maggiori sale cinematografiche degli Stati Uniti, le immagini di un sorridente Charlie Chaplin intento a firmare il famoso contratto da 670.000 $ con la Mutual Film Corporation, per la gioia del suo presidente John R. Frauler. Appena due mesi dopo, il 15 maggio, usciva in quelle stesse sale The Floorwalker la prima delle dodici comiche a due rulli che Chaplin si impegnava a terminare da lì a poco più di un anno. Per consentirgli di lavorare agevolmente, la Mutual gli mise a disposizione il Lone Star Studio (al civico 1025 di Lillian Way, dove in seguito Buster Keaton realizzerà i suoi capolavori) uno dei set più spaziosi di Hollywood, luogo che ospiterà ambientazioni molto caratterizzate (grande magazzino, stazione termale, pista da pattinaggio, caserma) in grado di innescare delle gag evidentemente figlie della stagione slapstick, ma funzionali ad una struttura narrativa più complessa. In The Floorwalker al centro dell'azione c'è una scala mobile: "Costruivo i miei set senza un'idea ben precisa - dirà Chaplin - ma una volta realizzati, le idee venivano da sé" come confermano i giornalieri riportati alla luce da Kevin Brownlow e David Gill che mostrano le prove, le accelerazioni, i cambi di intenzione e qualche colpo di vento... a ricordarci che all'epoca solo un leggero telo di mussola proteggeva l'azione dagli agenti atmosferici. "Perché diavolo non abbiamo pensato noi a una scala mobile?" fu il commento di Mack Sennett, ripreso da tutta la stampa.
On March 9, 1916, the newsreel Mutual Weekly began showing in movie theatres across the United States, a beaming Charlie Chaplin signing his famous $ 670,000 contract with Mutual Film Corporation, to the great joy of its president John R. Frauler. Two months later, on May 15th, The Floorwalker was released in those same cinemas, the first of twelve two-reel comedies Chaplin made in just under a year. To facilitate is filmmaking, Mutual provided Chaplin with the Lone Star Studios (lo- cated at 1025 Lillian Way, where Buster Keaton would subsequently produce his most famous works). It was home to one of the largest film stages in Hollywood at the time, and offering space to build his highly distinguishable sets (the department store, the health spa, the skating rink and the fire station), with the right environment to trigger slapstick-oriented gags while providing a more complex narrative structure. In The Floorwalker an escalator is at the center of the action: "I built my sets without having a specific thing in mind", said Chaplin, "but once they were up, the ideas came by themselves". Diaries discovered by Kevin Brownlow and David Gill confirm this, revealing the rehears- als, tests, the faster speeds, the changes of direction and the occasional gust of wind... reminding us how, at the time, a light muslin canvas was all that separated the action from atmospheric conditions. "Why the hell didn't we think of an escalator?" was Mack Sennett's lament, taken up by all the press.
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