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Progetto Chaplin

Programmazione Nel febbraio del 1916, dopo essere stato corteggiato da tutti i principali studios di Hollywood, Chaplin firmò con la Mutual Film Corporation un contratto per dodici film. In quel momento era già una star: aveva conquistato le masse, si era guadagnato l’adorazione del pubblico più colto e l’ammirazione degli artisti. Il risultato della nuova collaborazione è un corpus di comiche brillanti, inventive, irresistibili. Ma i film Mutual non sono semplici tappe verso i grandi classici della produzione chapliniana: sono dodici opere straordinarie in sé. Il Cinema Ritrovato li presenterà come non sono mai stati proiettati: integralmente restaurati e con l’accompagnamento dal vivo dei migliori musicisti per il cinema muto.

The Floorwalker (Charlot caporeparto, 1916) • The Fireman (Charlot pompiere, 1916) • The Vagabond (Il vagabondo, 1916) • One a.m. (Charlot rientra tardi, 1916) • The Count (Charlot Conte, 1916) • The Pawnshop (Charlot usuraio, 1916) • Behind the Screen (Dietro lo schermo, 1916) • The Rink (Charlot al pattinaggio, 1916) • The Adventurer (L’evaso, 1916) • Easy Street (Charlot poliziotto, 1917) • The Cure (La cura meravigliosa, 1917) • The Immigrant (L’emigrante, 1917)

 

Racconta Andre Malraux di aver visto in Persia un film che non esiste dal titolo Vita di Charlot: “I cinema persiani sono all’aperto, sui muri che circondavano gli spettatori, dei gatti neri, acciambellati, guardavano lo schermo. Gli esercenti armeni avevano, con grande astuzia, realizzato un montaggio di tanti piccoli Charlot, e il risultato, un ‘lunghissimo-metraggio’, era sorprendente: il mito allo stato puro”.
Con ottantuno titoli al suo attivo, di cui sessantadue comiche (includendo cioe anche Her Friend The Bandit e Triple Trouble), Chaplin e forse l’autore piu ‘tagliato e rimontato’ della storia del cinema, fenomeno che prende le mosse proprio dal Mito di cui riferisce Malraux (nonche dal grande mito chapliniano di cui nessuno, meglio di Bazin, ha tracciato il DNA), e che sembra raccontare perfettamente la modernità.
All’inizio degli anni Ottanta, quando Kevin Brownlow e David Gill illuminarono l’opera di Chaplin con lo straordinario Unknown Chaplin, era pressoche impossibile vedere le comiche di Chaplin in una versione accurata, ad una velocità giusta e con una musica adeguata: il Mito assumeva molteplici sembianze, ma le intenzioni artistiche di Chaplin sembravano essere state smarrite nella notte dei tempi, così come il suo pubblico, il pubblico delle risate collettive e contagiose, il pubblico da grande sala e non da televisione (e non da YouTube).
In questi trent’anni, i film di Chaplin sono tornati sul grande schermo, restaurati. Prima è toccato ai grandi classici, medi e lungometraggi, poi è stata la volta dei primi trentaquattro titoli della Keystone (ovvero la Genesi, l’archeologia del mito). Le dodici comiche girate e interpretate da Chaplin per la Mutual Film Corporation tracciano una traiettoria artistica riconoscibile ma sono, a tutti gli effetti, dodici film distinti, memorabili nella loro unicità e lucentezza.
Nell’anno in cui si assiste alla fine della pellicola e ci si esorta a continuare a conservarla, maneggiarla, rispettarla e tramandare i saperi legati al supporto che ha dato i natali al cinema e grazie a cui il cinema ha illuminato un secolo intero, il restauro delle comiche Mutual appare significativo quanto paradigmatico della possibile convivenza tra rivoluzione digitale e tradizione. Un vero progetto di restauro, frutto di ore di riparazione e comparazione di elementi di diverse generazioni, provenienti da oltre trenta archivi internazionali che hanno generosamente condiviso le loro conoscenze e ci hanno consentito l’accesso ai loro materiali.
Infine, ci preme una volta ancora dichiarare il nostro debito nei confronti di un’altra opera che negli anni Ottanta rivoluzionò le nostre conoscenze. Chaplin, la vita e l’arte di David Robinson, una potente biografia tracciata attraverso la scoperta di un monumentale, inesauribile archivio.
Oltre ad averci insegnato tanto su Chaplin, questi lavori hanno indicato un metodo, un approccio, che in questi anni abbiamo cercato di fare nostro. Ci piace pensare che il nostro lavoro sulle carte e sulle fotografie dell’archivio Chaplin, una volta concluso, riparta e prosegua seguendo quella stessa traiettoria.

Cecilia Cenciarelli