THE RINK / EASY STREET / THE IMMIGRANT
Registrazione delle musiche composte da Antonio Coppola, Neil Brand e Timothy Brock, eseguite nel 2012 dall'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
THE RINK (Charlot al pattinaggio, USA/1916)
R.: Charles Chaplin. D.: 25'. Did. inglesi. Digitale
Scen.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (cameriere pattinatore), Edna Purviance (ragazza chic), James T. Kelley (padre della ragazza), Eric Campbell (signor Stout), Henry Bergman (signora Stout/cliente arrabbiato), Lloyd Bacon (ospite), Albert Austin (chef/pattinatore), Frank. J. Coleman (direttore del ristorante), John Rand (cameriere), Leota Bryan, Charlotte Mineau (amiche di Edna). Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri. pro.: 4 dicembre 1916. DCP. 2 bobine / 2 reels. Bn. Didascalie inglesi con sottotitoli italiani / English intertitles with Italian subtitles.
Da: Blackhawk Collection/Lobster Films.
Restaurato nel 2012 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2012 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associate. Altri elementi provenienti da / Other elements from Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Archives Françaises du Film (CNC) e Library of Congress. Musica registrata composta da Antonio Coppola ed eseguita dall'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Timothy Brock / Recorded score composed by Antonio Coppola, performed by Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. From the Archives of Roy Export Company Est. conducted by Timothy Brock
Ottavo titolo di Chaplin alla Mutual, The Rink fu uno dei più grandi successi di pubblico fino a quel momento come ci ricorda una lettera, divenuta celebre, inviata dal manager del Princess Theatre di Piqua, in Ohio alla direzione della Mutual Corporation: "Ieri sera abbiamo proiettato un vostro film intitolato The Rink con Charlie Chaplin. Le continue risate e grida del pubblico hanno danneggiato gran parte del locale: l'intonaco si è staccato dal soffitto e un'area del pavimento ha ceduto. Sono anni che proiettiamo film e non abbiamo mai avuto né decessi né danni alla proprietà. The Rink si è rivelato una minaccia per l'immobile e l'incasso di un giorno di proiezione ci è costato un ingente somma di denaro in riparazioni. Alleghiamo il conto dello stuccatore e del falegname. Gradiremmo ricevere un assegno in risposta". L'intreccio di The Rink si sviluppa attorno a due set ben distinti, quello del ristorante e quello della pista da pattinaggio, permettendo a Chaplin di sfoggiare un'ampia gamma di punti di forza. Nella prima parte la comicità scaturisce, come spesso accade nei suoi film, quando Charlot ricopre un ruolo di responsabilità o di 'autorità'. Come osserva Bazin: "La società mantiene mille buone regole che non sono altro che una sorta di Ufficio permanente che essa dà a se stessa. È così in particolare della maniera di mangiare della Società. Charlot non riesce mai a servirsi come si deve del coperto. Mette regolarmente il gomito nei piatti, versa la minestra nei pantaloni ecc. Il colmo è certamente quando è lui stesso cameriere". Nella seconda sono la leggerezza e la grazia del 'ballo sui pattini' e l'insuperata destrezza fisica a lasciare a bocca aperta. Lo 'shimmy' da fermo con lo shaker vale da solo il film.
The Rink was Chaplin's eighth film at Mutual, and was one of the greatest public successes thus far, demonstrated by the now famous letter sent by the manager of the Princess Theatre in Piqua, Ohio to the offices of the Mutual Corporation: "We presented your picture entitled The Rink, featuring Charles Chaplin last night. Persistent laughter and shouting on the part of the audience brought down most of the house. We have been showing pictures many years without loss of life or damage to property: chunks of plaster fell off the ceiling and part of the floor collapsed. The Rink has proved a menace to real estate improvement, and the result of one day's run has cost us considerable outlay in repairs. We enclose plasterer's and carpenter's bills. We would appreciate a check by return".The story in The Rink takes place in two distinct settings: a restaurant and a skating rink, allowing Chaplin to show off a wide range of his strengths. In the first part the comedy flows, as in many of his films, when Chaplin assumes a role of responsibility or authority. As Bazin observed: "Society has a thousand good rules that are nothing more than a system eternally feeding off itself. That's how it is, particularly when it comes to how society deals with how we eat. Chaplin could never behave appropriately in this context. He'll always put his elbows in the plates, pour the soup in his lap, etc. The ultimate expression of this is surely when he himself is the waiter". In the second part his ease, grace and amazing physical agility in the ice skating 'dance' leave audiences speechless. His static 'shimmy' with the cocktail shaker alone makes the film a gem.
EASY STREET (La strada della paura, USA/1917)
R.: Charles Chaplin. D.: 26'. Did. inglesi. Digitale
Scen.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (un vagabondo), Edna Purviance (ragazza dell'Esercito della Salvezza), Eric Campbell (il terrore del quartiere), Albert Austin (pastore/poliziotto), Henry Bergman (l'anarchico), Loyal Underwood (padre prolifico/secondo poliziotto), Janet Miller Sully (moglie dell'uomo prolifico/ visitatrice alla Missione), Charlotte Mineau (la donna ingrata), Tom Wood (capo della polizia), Lloyd Bacon (drogato), Frank J. Coleman (terzo poliziotto), John Rand (visitatore alla Missione/quarto poliziotto). Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri. pro.: 22 gennaio 1917. DCP. 2 bobine/ 2 reels. Bn. Didascalie inglesi / English intertitles.
Da: Blackhawk Collection/Lobster Films.
Restaurato nel 2012 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2012 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associates.Altri elementi provenienti da / Other elements from: Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Archives Françaises du Film (CNC), BFI National Archive. Musica registrata composta da Neil Brand, eseguita dall'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Timothy Brock / Recorded score composed by Neil Brand, performed by Orchestra del Teatro Comunale di Bologna and conducted by Timothy Brock
Per Easy Street Chaplin si fece costruire, al prezzo esorbitante di 10.000 dollari, il suo primo grande set a 'T', di cui David Robinson ha rintracciato le origini londinesi in Methley Street, dove Hannah Chaplin visse con i suoi due figli. La configurazione a 'T' verrà ricreata anche ai Chaplin Studios, diventando lo spazio per eccellenza della commedia chapliniana, da A Dog's Life a Monsieur Verdoux. Come osserva Francis Bordat, il suo trattamento varierà da un titolo all'altro: "più naturalista in A Dog's Life, più poetico in The Kid, più funzionale in City Lights, più lirico in Modern Times, più teatrale in The Great Dictator, più cupo in Monsieur Verdoux". È anche grazie a questo set, oltre che a un soggetto decisamente più elaborato rispetto ai film precedenti, che Easy Street riesce a rappresentare in maniera convincente e con potente realismo la vita violenta di un quartiere di città. Violenza inedita per Chaplin, come lo è il ruolo che fa vestire al suo protagonista, per una volta parte dell'ordine costituito, rappresentante delle autorità. Da questo elemento inatteso e contraddittorio, scaturiscono le situazioni più comiche del film."L'ironia sublime è nell'epilogo - scrive Jean Mitry - le istituzioni, le leggi, i principi morali, i catechisti non erano mai stati derisi con tale sarcastica virulenza. Vengono irrisi con voluttà coloro che credono di mantenere l'umanità nella retta via con i versetti della Bibbia e la paura della polizia. E anche i 'buoni sentimenti' improvvisamente sbocciati sotto il roseto benefico di un sorriso o di una benedizione".
For Easy Street Chaplin decided to have - at the exorbitant price of 10,000 - his first large 'T' shaped set built, reminiscent, as David Robinson pointed out, of Methley Street, in London, where Hannah Chaplin lived with her two children. A few years later Chaplin will replicate the 'T' configuration at Chaplin Studios, where it become the standard model for much of Chaplin's comedy, from A Dog's Life to Monsieur Verdoux. As Francis Bordat observed, its use would change from film to film: "more naturalistic in A Dog's Life, more poetic in The Kid, more functional in City Lights, more lyrical in Modern Times, more theatrical in The Great Dictator, and more gloomy in Monsieur Verdoux".Thanks to this set, as well as to a more elaborate story than in his previous films, Easy Street manages to convincingly represent, with powerful realism, the violent life of an urban neighborhood. This violence was something new for Chaplin, as was the leading role he plays, in the shoes of a figure of authority. The most hilarious comic moments arise from this unexpected and contradictory set up."The sublime irony comes in the epilogue", writes Jean Mitry. "The institutions, the laws, the moral principles, and the church had never been so virulently satirized. Those who believe they can keep people on the straight and narrow with verses from the Bible and fear of the police are scorned with utter delight. Even 'good intentions' blossoming suddenly in the rose garden are victims of a laugh or a blessing".
THE IMMIGRANT (L'emigrante, USA/1917)
R.: Charles Chaplin. D.: 24'. Did. inglesi. Digitale
Scen.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (un emigrante), Edna Purviance (un'emigrante), Kitty Bradbury (madre della ragazza), Albert Austin (emigrante slavo/cliente al ristorante), Henry Bergman (donna slava/pittore), Loyal The Cure From the Archives of Roy Export Company Est. Underwood (l'emigrante piccolo piccolo), Eric Campbell (capocameriere), Stanley Sanford (giocatore d'azzardo sulla nave), James T. Kelley (uomo al ristorante), John Rand (ubriaco senza soldi), Frank J. Coleman (ufficiale di bordo/proprietario del ristorante), Tom Harrington (impiegato addetto alle licenze di matrimonio). Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri. pro.: 17 giugno 1917. DCP. 2 bobine/ 2 reels. Bn. Didascalie inglesi / English intertitles.
Da: Blackhawk Collection/ Lobster Films.
Restaurato nel 2012 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2012 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associated.Musica registrata composta e diretta da Timothy Brock, eseguita dall'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna / Recorded score composed and conducted by Timothy Brock, performed by Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Evocato dai grandi cineasti migranti o figli di migranti come Kazan e Coppola così come dai maestri di continenti altri Ousmane Sembène e Satyajit Ray, The Immigrant (L'emigrante) è di fatto uno dei più potenti ritratti dell'immigrazione del secolo scorso, nonché l'opera forse più vicina alla storia personale del suo autore: "The Immigrant è, tra i miei film, quello che più mi ha toccato. Ho sempre trovato il finale piuttosto poetico", scrisse Chaplin in My Life in Pictures. Emigrato due volte, la prima, dal suo paese natio per cercare fortuna e la seconda, divenuto persona non grata, dal suo paese adottivo, la storia americana di Charlie Chaplin inizia, come per altri milioni di europei, da New York. Da quella stessa Statua della Libertà introdotta in The Immigrant dal cartello "L'arrivo nel Paese della Libertà", mentre i passeggeri vengono sospinti e legati insieme come bestiame. Di quei giorni, prima che l'euforia di una nuova vita si impossessasse di lui, come descrive in uno dei passaggi più belli di My Autobiography, Chaplin ricorda un sentimento di isolamento e alienazione: "Il primo giorno mi sentii molto fuori posto. Anche ordinare un pasto al ristorante era complicato per via del mio accento inglese e per il fatto che mi esprimevo lentamente. Attorno a me, tutti parlavano così rapidamente che mi sentivo inadeguato, temevo di balbettare e far perdere tempo agli altri. Ero estraneo a questo ritmo incalzante. [...] In strada, quel giorno, vidi gente sola e isolata come me; altri facevano gli spavaldi, come se avessero una casa". Relazioni autobiografiche a parte, The Immigrant è soprattutto l'opera che, all'interno del canone chapliniano, declina al meglio l'identità del suo personaggio: eternamente fuori posto, emarginato, escluso, colui che vede e pensa il mondo in maniera diversa ("con quali occhi Charlie Chaplin guarda la vita?" si chiedeva Ejzenštejn), l'errante, l'eterno sospetto delineato dalla Arendt: Charlot è l'Emigrante per definizione. In poco più di venti minuti, con mano ferma e un passo più trattenuto rispetto ai titoli precedenti, Chaplin trova il punto di equilibrio perfetto tra lirismo, umanesimo, polemica sociale e un'irresistibile vis comica.
Beloved by Elia Kazan and Francis Ford Coppola - the former an immigrant and the latter a first generation American - as well as directors from across the globe, including Ousmane Sembène and Satyajit Ray, The Immigrant is one of the most powerful portraits of immigration of the past century, and probably the most personal work, closest to the heart and biography of its creator: "The Immigrant touched me more than any other film I made. I thought the end had quite a poetic feeling", wrote Chaplin in My Life in Pictures. Emigrating twice, first from his native England to seek his fortune, and again, after being named a persona non grata, from his adopted United States, Chaplin's American life began, as it did for millions of other Europeans, in New York, at the Statue of Liberty, where in The Immigrant a title card reads: "Arriving in the Land of the Free", while passengers are shoved and herded together like cattle. Chaplin wrote of those early days of isolation and alienation, before the euphoria of starting a new life could take root, in one of the most lovely passages of My Autobiography: "The first day I felt quite inadequate. It was an ordeal to go into a restaurant and order something because of my English accent - and the fact that I spoke slowly. So many spoke in a rapid, clipped way that I felt uncomfortable for fear I might stutter and waste their time. I was an alien to this slick tempo. [...] On the Avenue that first day many looked as I felt, alone and isolated; others swaggered along as though they owned the place". Autobiographical issues aside, The Immigrant is most of all a film that, seen within the context of Chaplin's body of work, expresses the identity of his character best: forever displaced, marginalized, excluded, someone who experiences and sees the world differently from everyone else ("with what eyes does Charlie Chaplin view the world?" Ejzenštejn asked himself), the wanderer and the eternal suspect described by Hannah Arendt: the Tramp is, by definition, an immigrant. In just over twenty minutes, with a firm hand and a more deliberate step than in his previous films, Chaplin finds the perfect balance between lyricism, humanism, social polemics and irrepressible comedy.
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