LONG PANTS
(Le sue ultime mutandine, USA/1927) R.: Frank Capra. Int.:Harry Langdon. D.: 60'. Did. inglesi
Accompagnamento al piano di Antonio Coppola
Le sue ultime mutandine è un film affascinate, cupo e anticonformista che, come
scrisse il critico Leland Poague, "cercava di dimostrare a che grado di follia possa
portare l'innocenza incontrollata". Harry [Langdon] interpreta il ruolo di un giovane campagnolo, ingenuo e romantico, prossimo a indossare per la prima volta nella vita i pantaloni lunghi. La sua esperienza con le donne, basata esclusivamente sui libri che ha letto, è decisamente scarsa. Sognando a occhi aperti, immagina di essere un irresistibile conquistatore. (Diquesti sogni ne rimane soltanto uno nelle copie esistenti). Per quanto i suoi genitori insistano a proporgli la dolce e innocente Priscilla (Priscilla Bonner), lui finisce per restare ammaliato da Bebe Blair (Alma Bennett), una donna che incarna ai suoi occhi l'ideale della sofisticata e sensuale femme fatale. Senza rendersi conto che lei è una che commercia in "polveri" (eroina o cocaina), si lascia convincere a seguirla in un viaggio a San Francisco, diventando così di fatto un suo complice. Solo quando scopre la verità Harry torna a rifugiarsi in campagna, nel suo paesello d'origine, dove ritrova i genitori e Priscilla raccolti in preghiera prima di iniziare a mangiare. La misoginia sotterranea della storia riflette probabilmente il deteriorarsi dei rapporti di Capra con Helen [Howell, sua moglie negli anni Venti]. Così come la presenza della droga nella storia può avere a che fare con l'alcolismo di Helen. In ogni caso Capra non era d'accordo con l'idea di Ripley di spingere sugli elementi più cupi della storia. Secondo lui c'erano cose che Langdon non avrebbe mai potuto fare. Ben più cruciale per lui era riuscire a mantenere l'equilibrio tra commedia e dramma, tra ottimismo e pessimismo. In particolare era contrario all'idea di Ripley e di Langdon di quella anomala sequenza da commedia "nera" in cui Harry, non trovando altra via d'uscita al suo matrimonio forzato con Priscilla, la porta nei boschi e le spara. L'operazione che nel sogno a occhi aperti (peraltro mancante nelle copie esistenti del
film) filava via benissimo, nella realtà si risolve poi in un patetico disastro. Per Capra questa sequenza era del tutto incongrua rispetto al personaggio di Langdon. "Non dico che non fosse divertente. La cosa divertente era che lui diventasse all'improvviso il cattivo del film e che si mettesse in testa di portare la ragazza nel bosco per ucciderla. E lui l'ha pure recitata bene. Credo che cercasse di emulare un po' Chaplin in quel caso. Ma la cosa sbagliata era pensare che lui potesse uccidere qualcuno. Non era il tipo da uccidere. Avrebbe potuto al massimo ammazzare una mosca, mai un essere umano". Capra non l'ebbe vinta.
(Joseph McBride, Frank Capra: The Catastrophe of Success, Simon & Schuster, New York 1992)
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