FIFTEEN MAIDEN LANE / WHILE PARIS SLEEPS
FIFTEEN MAIDEN LANE (L'ultima partita, USA/1936) R.: Allan Dwan. D.: 65'
Sog.: dal racconto omonimo di Paul Burger. Scen.: Lou Breslow, John Patrick, David Silverstein. F.: John F . Seitz. M.: Alex Troffey. Scgf.:Duncan Cramer. Int.: Claire Trevor (Jane Martin), Cesar Romero (Frank Peyton), Douglas Fowley (Nick Shelby), Lloyd Nolan (detective Walsh), Lester Matthews (Gilbert Lockhart), Robert McWade (John Graves), Ralf Harolde (Tony), Russell Hicks (giudice Graham), Holmes Herbert (Harold Anderson). Prod.: Sol M. Wurtzel per Twentieth Century Fox Film Corporation. Pri. pro.: 30 ottobre 1936. 35mm. D.: 65'. Bn . Versione inglese / English version
Da: Twentieth Century Fox
Perla misconosciuta del periodo più oscuro di Dwan - i tre anni trascorsi con Sol Wurtzel, responsabile della produzione di serie B alla Fox, alla metà degli anni Trenta - Fifteen Maiden Lane è uno dei sei film da lui girati con Claire Trevor, vistosa bionda di Brooklyn che lo studio stava avviando alla carriera di diva (finalmente coronata da una nomination all'Oscar per Dead End nel 1937). Il titolo si riferisce all'indirizzo di un palazzo di Manhattan (oggi scomparso) che prima del 1950 era una nota sede di gioiellieri. Dwan lo anima facendo circolare l'azione (e lo sguardo della macchina da presa) da un piano all'altro dell'edificio. Quando sorprende un affascinante ladro gentiluomo (Cesar Romero) a rubare un gioiello sostituendolo con un falso, Trevor s'improvvisa sua complice nascondendo il bottino nella borsetta per permettere a Romero di sfuggire al detective Walsh, un ometto ostinato il cui nome è un probabile omaggio a un vecchio amico e collega del regista. È solo il primo di una serie di maliziosi doppi giochi e inaspettati rovesciamenti, tutti perfettamente incorporati da Dwan in un intreccio che procede sbandando e spiazzando deliziosamente lo spettatore. Trevor interpreta una di quelle eroine risolute e indipendenti che Dwan adorava: anche lei potrebbe proclamare, come Shirley Temple in Rebecca of Sunnybrook Farm (1938), "Sono molto autonoma". Paul Fix è un agitatore socialista che si ritrova tra le mani una fortuna inaspettata.
Dave Kehr
An overlooked gem from Dwan's most obscure period - the three years he spent with Sol Wurtzel's B unit at Fox in the mid- 30s - Fifteen Maiden Lane is one of the six films he made with Claire Trevor, an appealing brassy Brooklyn blonde whom the studio was grooming for stardom (which Trevor would ultimately achieve with an Academy Award nomination for Dead End in 1937). The title refers to the address of the now vanished downtown Manhattan building where New York's diamond business was centered before 1950, a setting Dwan brings to life by keeping the action (and his camera) moving up and down between floors. Present in a dealer's office when a suave jewel thief (Cesar Romero) swaps a phony for a precious jewel, Trevor impulsively plays along by allowing him to slip the booty in her purse, which allows Romero to get past the building's chief security officer - a tough little detective (Lloyd Nolan), whose name, Walsh, is a likely reference to a certain old friend and colleague of the filmmaker. But this is only the first in a series of sly double-crosses, impersonations and unexpected reversals - all smoothly assembled by Dwan into a careening narrative that keeps the viewer delightfully off-balance. Trevor provides a perfect example of the strong-willed, autonomous heroines Dwan favored; one can imagine her proclaiming, as Shirley Temple does throughout Dwan's Rebecca of Sunnybrook Farm (1938), "I'm very self- reliant". With Paul Fix as a socialist agitator who receives an unexpected windfall.
Dave Kehr
WHILE PARIS SLEEPS (USA/1932) R.: Allan Dwan. D.: 62'
Scen.: Basil Woon. F.: Glen McWilliams. M.: Jack Murray, Paul Weatherwax. Scgf.: William Darling. Int.: Victor McLaglen (Jacques Costaud), Helen Mack (Manon Costaud), William Bakewell (Paul Renoir), Jack La Rue (Julot), Rita La Roy (Fifi), Maurice Black (Roca), Lucille La Verne (Madame Golden Bonnet), Paul Porcasi (Kapas). Prod.: Fox Film Corporation. Pri. pro.: 8 maggio 1932. 35mm. D.: 62'. Bn. Versione inglese / English version
Un galeotto, eroe della Prima guerra mondiale, evade per raggiungere a Parigi la figlia che lo crede morto. Non ha il coraggio di rivelarle la sua vera identità e si finge un amico del padre. Nel poco tempo che trascorreranno insieme, avrà l'occasione di favorire una storia d'amore fra lei e un giovane fisarmonicista. Ma soprattutto le permetterà di sfuggire dalle grinfie di una banda di protettori e lestofanti, sacrificando la sua stessa vita. Sin dai suoi primi film sonori, Dwan padroneggia completamente il nuovo mezzo espressivo, come dimostra l'uso sapiente e misurato che fa qui del dialogo, in un susseguirsi di brevi sequenze efficaci e poetiche. Il dialogo non rallenta né appesantisce mai l'azione. La storia, costruita con consumata abilità, sa essere serrata, densa e agile nello stesso tempo, permettendo agli interpreti di esprimere tutte le sfumature e la complessità dei loro personaggi. La fotografia, spesso assai cupa, possiede anch'essa una grande varietà di sfumature che nulla ha a che vedere con il pittoresco dei ‘film francesi d'atmosfera'. C'è qualcosa di Victor Hugo nella storia: nella natura dell'intrigo (vicino per certi aspetti ai Miserabili), ma anche nel bilanciamento di forza e di dolcezza nella caratterizzazione dei personaggi. Dwan si dimostra come sua abitudine particolarmente sensibile a ciò che di patetico c'è nel loro destino. Il film è anche il primo esempio nell'opera sonora di Dwan di quella fusione fra elegia e tragedia che si ritroverà vent'anni più tardi nelle ultime opere del grande regista.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Robert Laffont, Paris 1992
A convict, once a hero of World War I, escapes and flees to Paris to find his daughter, who believes him dead. He doesn't have the courage to reveal his true identity and pretends to be a friend of her father. In the short time they spend together he comes to encourage her in a love story that blossoms between her and a young accordionist. But most notably he helps her escape from the clutches of a band of pimps and con-men, sacrificing his own life in the process. From his earliest sound films, Dwan completely masters this new mode of expression, using dialogue sparingly and wisely, in a succession of short sequences that are both effective and poetic. The dialogue never slows, nor weighs down the action. The story, structured with consummate skill, manages to be tight, dense and agile at the same time, allowing the actors to express all the nuances and unspoken complexities of their characters. The cinematography, often rather gloomy, nonetheless conveys a wide range of shades entirely unlike the picturesque quality of French ‘atmosphere films'. There's something of Victor Hugo in the story: the quality of intrigue (recalling certain aspects of Les Miserables), but also the balance between power and sweetness in the depiction of the characters. Dwan demonstrates, as always, a particular sensitivity to the individuals with something tragic or pitiable in their destiny. The movie is also the first sound film by Dwan that blended elegy and tragedy, an approach that would be reprised twenty years later in the last works of the great director.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Robert Laffont, Paris 1992
Tariffe:
Aria condizionata
Info: 051224605