I VAMPIRI
(Italia/1956) R.: Riccardo Freda. D.: 85'. V. italiana
T. int.: Lust of the Vampire. Sog.: Piero Regnoli, Rijk Sijstrom. Scen.: Riccardo Freda, Piero Regnoli, Rijk Sijstrom. F.: Mario Bava. M.: Roberto Cinquini. Scgf.: Beni Montresor. Mus.: Roman Vlad. Int.: Gianna Maria Canale (Giselle Du Grand e la duchessa Marguerite Du Grand), Carlo D'Angelo (l'ispettore Santel), Dario Michaelis (Pierre Valentin), Wandisa Guida (Laurette Robert), Antoine Belpêtré (dottor Julien De Grand), Riccardo Freda (un medico). Prod.: Ermanno Donati, Luigi Carpentieri per Athena Cinematografica, Titanus
35mm. D.: 85'. Bn. Versione italiana / Italian version. Da: Fondazione Cineteca di Bologna
Il primo vero film dell'orrore italiano, che precede anche il filone di film horror della Hammer, ricostruisce negli studi della Titanus a Roma una Parigi contemporanea fantastica, grazie al geniale scenografo Beni Montresor. In conflitto con i produttori, Freda abbandonò la lavorazione, che fu ultimata da Mario Bava, direttore della fotografia del film (a quanto pare a lui si devono gli intermezzi polizieschi). I vampiri mostra gli elementi chiave dell'approccio all'horror di entrambi i registi in una forma sorprendentemente efficace: l'ossessione di Freda per il conflitto tra la cosiddetta normalità fatta di conformismo-progresso-scienza e l'attrazione irresistibile della devianza e della sensualità; la sua visione della natura fugace, della forza, della bellezza e dell'integrità fisica, e il desiderio disperato di preservarle; e, dall'altro lato, la creazione di Bava di universi fantastici, fatti di dettagli e di un'intensità visiva impareggiabili, paesaggi in chiaroscuro che emergono non tanto dalla psicologia dei personaggi quanto dal magnifico controllo dell'inquadratura dell'autore.
Gary Morris, Universi in collisione: gli horror di Freda, in Riccardo Freda, a cura di Stefano Della Casa ed Emanuela Martini, Bergamo Film Meeting
A me è sempre piaciuto fare i film per primo. I vampiri è nato in un modo abbastanza curioso. Eravamo nello studio di Donati e Carpentieri, stavamo pensando qualche soggetto da realizzare, e io buttai lì l'idea di fare un film dell'orrore. Mi chiesero se avevo già qualcosa di pronto. Io dissi di no, ma che potevo farlo in un giorno. E così arrivai con il soggetto, non lo avevo portato scritto ma inciso su magnetofono. Facevo anche i rumori, tipo lo scricchiolio della porta, era molto divertente. Telefonarono a Lombardo che accettò subito. Forse era uno dei suoi momenti di maggiore disponibilità, aiutata anche dal fatto che non volevo nessun attore (tranne la Canale), che ero disponibile a girarlo in una decina di giorni purché l'operatore fosse Bava e lo scenografo Beni Montresor. Commisi però un errore: lo firmai con un nome italiano. Invece gli italiani, dai loro connazionali, accettano solo le fettuccine. In seguito non ho più ripetuto questo errore, e tutti gli altri mi hanno imitato.
Intervista di Stefano Della Casa, in Riccardo Freda, a cura di Stefano Della Casa ed Emanuela Martini, Bergamo Film Meeting 1993
The first real Italian horror film, which even predates Hammer's horror series, takes place in an imaginary contemporary Paris created at Titanus's studios in Rome by the brilliant set designer Beni Montresor. In disagreement with the producers, Freda abandoned the production, which was finished by Mario Bava, the film's director of photography (who is apparently responsible for the 'thriller' interludes). I vampiri shows the key elements of both directors' approach to horror in a surprisingly effective way: Freda's obsession with the conflict between so-called normality made of conformism-progress-science and the irresistible attraction of transgression and sensuality; his vision of fleeting nature, beauty and physical integrity, and the desperate desire to maintain them; and, on the other, Bava's creation of fantastic worlds made of unrivaled visual intensity and details, chiaroscuro landscapes that emerge more from the director's magnificent control of the shot than from the psychology of the characters.
Gary Morris, Universi in collisione: gli horror di Freda, in Riccardo Freda, edited by Stefano Della Casa and Emanuela Martini, Bergamo Film Meeting 1993
I've always liked being the first to make a film. I vampiri came about in an odd way. We were at Donati and Carpentieri's studio thinking of a story to film, and I threw out the idea of making a horror film. They asked me if I had something ready. I said no but that I could in a day's time. And so I showed up with the story; I didn't have it written but recorded on tape. I even made sounds, like a door creaking; it was a lot of fun. They called Lombardo who immediately accepted it. Perhaps it was one of his more generous moments, helped by the fact that I didn't want any particular actor (except Canale), I was willing to do it in about ten days as long as the cameraman was Bava and the set designer Beni Montresor. I made one mistake: I made it under my Italian name, and Italians only accept fettuccine from their countrymen. Thereafter, I never made the same mistake, and everyone else copied me.
Interview by Stefano Della Casa, in Riccardo Freda, edited by Stefano Della Casa and Emanuela Martini, Bergamo Film Meeting 1993
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