SEDMIKRÁSKY
(Daisies / Le margheritine, Cecoslovacchia/1966) R.: Vera Chytilová. D.: 75'
Sog.: Věra Chytilová, Pavel Juráček. Scen.: Věra Chytilová, Ester Krumbachová. F.: Jaroslav Kučera. M.: Miroslav Hájek. Scgf.: Karel Lier. Mus.: Jiří Šust, Jiří Šlitr. Int.: Jitka Cerhová (Marie I), Ivana Karbanová (Marie II), Julius Albert (l'uomo di mondo più anziano), Jan Klusák (l'uomo di mondo giovane), Marie Češková, Jiřina Myšková, Marcela Březinová, Oldřich Hora, Václav Chochola, Josef Koníček, Jaromír Vomáčka. Prod.: Filmové studio Barrandov. Pri. pro.: 30 dicembre 1966. 35mm. D.: 75'. Col. Versione ceca con sottotitoli inglesi / Czech version with English subtitles.
Da: Národní filmový archiv
Storia di due ragazze di nome Maria, Le margheritine è una metafora della distruttività della natura umana applicata alla civiltà moderna in generale e al sistema comunista in particolare. Le ragazze, piccole demolitrici irriverenti e imbronciate capaci di esercitare una forza devastatrice, rappresentano in chiave satirica la crisi contemporanea dei valori e una visione grottescamente deformata del futuro. Una bruna e l'altra bionda, nelle loro apparizioni pubbliche le due sono intercambiabili. Il subbuglio maniacale che causano è presentato con un'estetica giocosa e un gusto sofisticato mettendo in contrasto le immagini documentarie e le manifestazioni più incivili del mondo moderno. La totale distruzione perseguita dalle ragazze è provocata dalla noia e dal desiderio di cambiamento: le due Marie ambiscono a un mondo di assoluta libertà e fantasia e del tutto privo di scrupoli.
La regista Vera Chytilová si rifiuta di risparmiare le sue protagoniste e fa letteralmente a pezzi le loro controparti maschili. L'autrice rispetta solo i sentimenti autentici, il vero lavoro, e usa creativamente una forma di ironia aggressiva per giungere a un finale moralizzante. La sua visione drammatica non poteva funzionare senza il contributo di collaboratori di talento: Pavel Jurácek, che partecipò alla sceneggiatura, Ester Krumbachová, cosceneggiatrice, costumista e scenografa, e Jaroslav Kucera, direttore della fotografia. Kucera alterna bianco e nero, immagini a colori e virate, mentre il montaggio si ispira ai principi del montaggio intellettuale, del montaggio delle attrazioni e del collage visivo. La musica d'accompagnamento ironizza e in parte patetizza l'azione.
La critica degli anni Sessanta non vide nel pessimismo di Chytilová una profonda esigenza morale, e nel 1966, in seguito all'intervento di 21 parlamentari, il film fu ritirato dalle sale a causa del suo presunto messaggio nichilista, anche se fu nuovamente distribuito l'anno successivo. Con la sua follia Le margheritine offrì al pubblico una straordinaria protesta artistica e una sensazione di disagio morale, com'era negli intenti della regista. Circolò nei cinema d'essai anche dopo la 'normalizzazione' come un raro esempio di libero pensiero.
Briana Cechová
The story of two Marys is a metaphor about destructive human nature, universally applied to modern civilisation, specifically to the Communist system. The girls, cheerful, sad-faced little demolishers exerting a pillaging force, carry a satirical testimony about the contemporary crisis of values and a grotesquely deformed view of the future. One brunette, one blonde, they are interchangeable in their public appearances. The maniacal havoc they cause is presented with sophisticated taste and playful aesthetics to set up a contrast between documentary images and truly uncivilized manifestations of the modern world. Their agenda of total destruction results from boredom and the desire for change. The girls exclusively value a world of absolute freedom and imagination, with no scruples attached. Director Vera Chytilová deliberately refuses to spare her protagonists, and literally tears to pieces their male counterparts. The author respects only true feelings, true work. Chytilová, as an intellectually creative person, uses aggressive irony with a moralizing punch line. Her dramatic vision would not work without talented collaborators: Pavel Jurácek, co-creator of the story, Ester Krumbachová, co-screenwriter, costume designer and art director, and Jaroslav Kucˇera, director of photography. Kucˇera's vision alternates black-and-white, color and toned images, while the editing draws on the principles of intellectual montage, the montage of attractions and visual collage. The accompanying music ironizes and partially patheticizes the action.1960s critics failed to discover a passionate desire to make things right in Chytilová's pessimism, and in 1966, after an intervention of 21 parliamentary deputies, the film was withdrawn from theatrical release for its so-called nihilistic message, although it was re-released the following year. The insane story provided the public with both an extraordinary artistic experience as well as an intentional moral hangover, and the film surprisingly remained in art houses even during the 'normalization' period as a rare island of free thinking.
Briana Cechová
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