Venerdì 5 luglio 201309.00
Cinema Arlecchino

LA POINTE COURTE

(Francia/1955) R.: Agnès Varda. D.: 80'

Scen.: Agnès Varda. F.: Paul Soulignac, Louis Stein. M.: Henri Colpi, Alain Resnais. Mus.: Pierre Barbaud. Su.: Georges Mardiguian. Int.: Silvia Monfort (lei), Philippe Noiret (lui). Prod.: Ciné Tamaris. Pri. pro.: 10 maggio 1955 DCP. D.: 80'. Bn. Versione francese / French version
Da: Ciné-Tamaris
Restaurato nel 2013 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Ciné-Tamaris presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata / Restored by Cineteca di Bologna in collaboration with Ciné-Tamaris at L'Immagine Ritrovata film laboratory in 2013  

La Pointe courte è un film miracoloso. Per il fatto che esiste e per il suo stile. Per la sua esistenza, perché bisognerebbe forse risalire al Sang d'un poète per trovare un film così libero nella sua concezione da ogni contingenza commerciale. Jean Cocteau aveva semplicemente beneficiato di un sontuoso mecenate. Quei tempi, purtroppo, sono finiti. Un film sonoro costa troppo caro, anche per la fantasia di un miliardario! Ora, Agnès Varda è una giovane  donna,  di  cui  si  conosceva  il grande talento come fotografa del T.N.P. e che semplicemente provava il bisogno di realizzare questo film. Ha convinto alcuni compagni a lavorare con lei in cooperativa ed ecco come ha visto la luce La Pointe courte, con poco denaro ma molto coraggio, immaginazione e talento. Questo primo miracolo
condiziona il secondo. Intendo dire che la totale libertà di stile ci dona il sentimento così raro al cinema di trovarci alla presenza di un'opera che obbedisce soltanto alla volontà del suo autore senza dipendere da vincoli esterni. Se La Pointe courte è un film d''avanguardia', non lo è propriamente nel senso tradizionale della parola, sempre più o meno confusa con gli epigoni del surrealismo o quantomeno con la dissoluzione dell'aneddoto e del racconto. La storia che ci racconta Agnès Varda è la più semplice del mondo, ed è una storia d'amore. [...] Non si può evitare di pensare naturalmente al Viaggio in Italia di Rossellini (che d'altra parte non ha potuto, per evidenti ragioni cronologiche, influenzare Agnès Varda), dove si ritrovava un analogo contrappunto  fra  i  sentimenti  degli  eroi  e l'ambiente geografico e umano. Questa affinità onora l'uno e l'altro film. Tuttavia, quello di Agnès Varda è ben diverso per il tono e la tecnica. Innanzitutto è il film di una donna, intendo dire come esistono romanzi femminili, il che costituisce un fenomeno quasi unico al cinema. Poi l'autrice ha adottato un partito preso per quanto concerne le immagini. Sotto questo aspetto Agnès Varda non ha forse dimenticato abbastanza il proprio talento di fotografa. Ma di contro il dialogo è ammirevole. I suoi eroi dicono solo cose inutili ed essenziali, come le parole che ci sfuggono in sogno.


André Bazin, Un film libre et pur, "Le Parisien libéré", 7 gennaio 1956



La Pointe Courte is a miracolous film. For the fact that it exists and for its style. For its existence, because maybe we need to go back to Sang d'un poète to find a film that is so free, in its conception, from every commercial contingency. Jean Cocteau had simply benefited from a rich benefactor. Those times, unfortunately, are gone. A sound film is too expensive to make, even for the ambitions of a billionaire! Agnès Varda is a young woman, whose talent as a photographer for T.N.P. was renowned and who simply felt the need to make this film. She convinced some friends to work with her, and this is how La Pointe Courte came to be: with not much money but a lot of courage, imagination and talent. This first miracle influenced the second. By this I mean that the complete freedom in style gives us such a rare feeling, to be at the cinema watching a film that only obeys the will of the director without relying on external factors. If La Pointe Courte is an avant-garde film, it is not in the real sense of the word, which is always confused with the followers of surrealism, or to say the least, with the decomposition of anecdotes or storytelling. Agnès Varda's story is the most simple in the world, and it is a love story. [...] It naturally brings to mind Rossellini's Journey to Italy (which obviously could not have influenced Agnès Varda for chronological reasons), where there is a similar counterpoint between the heroes' feelings and the human and geographical environment. This affinity honours both films. However, Agnès Varda's film is quite different in terms of tone and technique. First and foremost it is a film by a woman, in the same way you recognize a book is written by a woman, and this creates something rather unique in film. Then the director takes something relating to the images for granted. In this respect, maybe Agnès Varda has not quite forgotten her talent as a photographer. On the other hand, the dialogue is admirable. Her heroes only say the essential things, like the words that come out in dreams.

André Bazin, Un film libre et pur, "Le Parisien libéré", January 7, 1956

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
L'evento è parte di:
Il Cinema Ritrovato 2013
  Cinemalibero
Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285