Sabato 5 luglio 201418.15
Cinema Arlecchino

DOKFAH NAI MEU MAAN

(Mysterious Object at Noon, Thailandia/2000) R.: Apichatpong Weerasethakul. D.: 89'. V. tailandese


T. int.: Mysterious Objetct at Noon. F.: Prasong Klinborrom, Apichatpong Weerasethakul. M.: Mingmongkol Sonakul, Apichatpong Weerasethakul. Int.: Somsri Pinyopol, Kannikar Narong, Chakree Duangklao, To Hanudomlap, Duangjai Hiransri. Prod.: Gridthiya Gaweewong, Mingmongkol Sonakul. 35mm. D.: 89'. Bn. Versione thailandese con sottotitoli inglesi / Thai version with English subtitles. Da: Österreichisches Filmmuseum
Restaurato nel 2013 da Österreichisches Filmmuseum e The Film Foundation World Cinema Project a partire da un internegativo 35mm depositato da Apichatpong Weerasethakul e conservato presso l'Österreichisches Filmmuseum / Restored in 2013 by Österreichisches Filmmuseum and The Film Foundation World Cinema Project from the 35mm internegative on deposit from Apichatpong Weerasethakul at Österreichisches Filmmuseum

 

Introduce Alejandro Bachman (Austrian Filmmuseum)


Il regista thailandese Apichatpong Weerasethakul, vincitore della Palma d'oro a Cannes nel 2010 per Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, è oggi uno dei cineasti e artisti visivi più celebrati. Alla fine degli anni Novanta, quando realizzò il suo primo film, non poteva forse prevedere l'incredibile carriera che lo aspettava, ma la dolcezza, l'intelligenza e la stravaganza che oggi siamo abituati ad associare alla sua opera erano già al massimo del loro fulgore. Dokfah Nai Meu Maan, prodotto con pochi soldi e girato su pellicola 16mm bianco e nero, con la sua estetica 'low fi' tradisce l'influenza del cinéma vérité. L'intreccio turbinoso, tuttavia, è un misto di fantasy, road movie e cadavre exquis, il gioco amato dai surrealisti. Il regista parte da Bangkok per dirigersi verso sud; in viaggio, viene a conoscenza di una storia che ripete poi agli abitanti di un villaggio thailandese perché la elaborino. Negli incontri successivi la storia si amplia e si trasforma fino a diventare un oggetto collettivo, una sorta di fiabesca docufiction (e guarda caso il film si apre con le parole "C'era una volta..."). Il titolo può essere tradotto approssimativamente "Fiore del Paradiso nella mano del Diavolo". Dokfah è anche il nome della donna che appare nella storia all'interno del film nel ruolo di insegnante di un ragazzo paraplegico. Il titolo richiama gli intricati melodrammi che affollavano gli schermi thailandesi durante la giovinezza del regista. Nelle mani di Weerasethakul assume però un nuovo significato, trasformandosi in una meta-narrazione epica: "È un film a sé stante, con un titolo che attraversa la nostra percezione come un'astronave aliena. Alla fine, quando un gruppo di scolari ridacchianti inventa la storia di una strega che si trasforma in tigre, si finisce per restare profondamente incantati da questo genere atipico di intrattenimento che potrebbe segnare la nascita di una nuova forma d'arte, il surrealismo rurale. Il film di Weerasethakul è come un pezzo di musica da camera che lentamente e sapientemente si dilata in un movimento sinfonico"

Elvis Mitchell, "The New York Times"

 

Le modeste circostanze produttive del film hanno reso il restauro particolarmente urgente. La pellicola invertibile 16mm originale è andata perduta e si è dovuto ricorrere all'internegativo per ingrandimento a 35mm contenente sottotitoli inglesi permanenti. Questa fonte è stata sottoposta a scansione e a restauro digitale: la polvere, i graffi e altri segni visibili sono stati rimossi mantenendo intatti l'aspetto (e i difetti) del materiale di partenza. La correzione digitale del colore si è svolta nel laboratorio LISTO di Vienna. Il negativo 35mm della colonna sonora ottica è stato trasferito al laboratorio L'Immagine Ritrovata di Bologna e sottoposto a restauro digitale alla Technicolor Ltd di Bangkok. L'intero processo si è svolto in stretta collaborazione con Apichatpong Weerasethakul e completato nel giugno 2013. I risultati sono un nuovo internegativo 35mm e un negativo di conservazione della colonna sonora ottica, un DCP per le proiezioni digitali e una nuova copia di proiezione 35mm.

Oliver Hanley, Alexander Horwath


Thai director Apichatpong Weerasethakul, winner of the 2010 Golden Palm for Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives, is one of the most acclaimed filmmakers and visual artists today. When cobbling together his first feature during the late 1990s, he may not have foreseen the incredible arc his career would take, but the sweetness, intelligence and extravagance that we now associate with his oeuvre was already in full bloom. Mysterious Object at Noon was produced on a shoestring, shot on 16mm black and white stock, and its 'low fi' visuals betray the influence of cinéma vérité. The whirlwind narrative, however, is a mix between Road movie, Fantasy and corps exquis - a game played by the French surrealists. Starting in Bangkok, the filmmaker journeys south; along the way, he hears a story which he later repeats to a group of Thai villagers so they may flesh it out. With each further meeting, the story expands and mutates, until it becomes a collective object - a kind of docu-fiction fairytale (appropriately, the film opens with the words, "Once upon a time..."). The original title, Dokfah Nai Meu Maan, roughly translates as "Heavenly Flower in Devil's Hand". 'Dokfah' is also the name of the woman who appears in the story-within-the-film as a teacher to a young paraplegic boy. The title is reminiscent of the overwrought melodramas that populated Thai cinema screens during the filmmaker's youth. In Weerasethakul's hands, however, it gains a new meaning, inaugurating a new kind of epic - and of meta-narrative: "It's a film unlike any other, complete with a title that sounds like a remark that would result from a U.F.O. sighting. By the end, when a group of giggling schoolchildren start a new anecdote about a witch who becomes a tiger, you're likely to be utterly enchanted by this unique dish of entertainment that may be the beginning of a new art form: Village Surrealism. Mr. Weerasethakul's film is like a piece of chamber music slowly, deftly expanding into a full symphonic movement"

Elvis Mitchell, "The New York Times"


The
film's modest production circumstances accelerated the need for its restoration. The original 16mm camera reversal element is lost, so the next best element was used as a source: the 35mm "blow up" internegative containing burned-in English subtitles. It was scanned and digitally restored, with dust, scratches and other visible marks removed while keeping the specific look (and defects) of the source material intact. Digital colour grading took place at the LISTO laboratory in Vienna. The 35mm optical soundtrack negative was transferred at L'Immagine Ritrovata laboratory in Bologna and digitally restored at Technicolor Ltd in Bangkok. The entire process was conducted in close collaboration with Apichatpong Weerasethakul and completed in June 2013. The results are a new 35mm internegative and optical soundtrack negative for preservation, a DCP for digital cinema screenings, and a new 35mm projection print.

Oliver Hanley, Alexander Horwath

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285