LA VEDOVA ALLEGRA
(The Merry Widow, USA/1925) di E. von Stroheim (130')
Regia: Eric von Stroheim. Soggetto: dal libretto di Victor Leon e Leo Stein dell'operetta omonima di Franz Lehár. Sceneggiatura: Erich von Stroheim, Benjamin Glazer. Fotografi : Ben Reynolds, William Daniels, Oliver T. Marsh. Montaggio: Frank E. Hull. Scenografi : Cedric Gibbons, Richard Day. Interpreti: Mae Murray (Sally O'Hara), John Gilbert (Danilo), Roy D'Arcy (Mirko), Tully Marshall (barone Sadoja), George Fawcett (Nikita I), Josephine Crowell (regina Milena), Dale Fuller (cameriera di Sally), Albert Conti (aiutante di Danilo), Wilhelm von Brincken (aiutante di campo di Danilo), Don Ryan (aiutante di Mirko). Produzione: MGM. 35mm. Durata: 130' a 22 f/s. Didascalie inglesi con sottotitoli italiani
Copia proveniente da Österreichisches Filmmuseum
Introduce Alexander Horwath
Musiche composte da Maud Nelissen, basate sulle musiche originali di Franz Léhar, eseguite dall'Orchestra delTeatro Comunale di Bologna diretta da StefanosTsialis
Serata promossa da Mare Termale Bolognese
La vedova allegra, grande successo di pubblico e 'miglior film realizzato a Hollywood nel 1926' secondo le critiche d'epoca, segue di due anni il colossale quanto spettacolare crollo di Greed, mutilato e smembrato da Irving Thalberg, tycoon della Metro Goldwin Mayer. Sarà sempre Thalberg a proporre a Eric von Stroheim La vedova allegra, dall'operetta omonima di Franz Lehár. Pur non apprezzando il testo, Stroheim si applica con attenzione al progetto, scrivendo una sceneggiatura molto personale, che ha il pregio di trasformare la limpida aria da operetta in una crudele e feroce satira dell'ambiente mitteleuropeo. Monteblanco è il luogo immaginario in cui si svolgono i fatti:nessuna ricostruzione in scala naturale, come era accaduto per la Montecarlo di Femmine folli (1921), piuttosto un puntuale décor che allude al Montenegro (cui rimanda pure lo stile delle uniformi, disegnate dallo stesso Stroheim). Ritroviamo in La vedova allegra il gusto eccessivo di Stroheim per la ricostruzione scenografica il film è una inesauribile rassegna di meraviglie architettoniche, pavimenti luccicanti, scalinate sontuose, colonne maestose, divise sfarzose, smodata propensione al dettaglio ornamentale.
Tale attenzione per il dettaglio non ci deve ingannare. In La vedova allegra (e sempre in Stroheim) la scenografi l'abito, non sono fi di uno sterile piacere del lusso, ma corrispondono a una vera e propria scelta di regia. L'abito, la scenografi si definiscono come vero e proprio habitus: una forma comportamentale, sociale.
Che verrà qui sbeffeggiata, trattata come materiale satirico. In La vedova allegra il dettaglio suggerisce un'alterazione, un'irregolarità, una sproporzione, che va trasformandosi in pulsione, motore di azione (il corpo di Sally, le porte monumentali, i crocefissi enormi alle pareti, un foglio di carta moschicida). La sproporzione è un ingrandimento, una dilatazione di senso - ad esempio, l'acuto senso olfattivo che emerge nell'istante in cui osserviamo il letto di Sally coperto da petali di fiori. Da questo punto di vista le scelte stilistiche di Stroheim attivano un regime contrastivo. Si pensi alla lotta tra i bianchi e i neri all'interno dell'inquadratura, al vaporoso fluo che circonda il volto di Sally in primo piano, al vapore dell'eau de toilette a contatto con la pelle sudata di uomo in divisa. Si pensi al biancore della luce emanata dal volto di Mae Murray cui fa da contrasto la nera movenza marionettistica del principe Mirko. O al salone Chez François, un delirio che oscilla tra il bianco e il nero. Stroheim non dimentica una tagliente vena ironica. Due innamorati sotto una romantica luna; l'abominio e la crudeltà sono qui mostrati insieme alla dolce brezza di una notte luminosa.
Rinaldo Censi
La partitura di The Merry Widow
Quando ho accompagnato per la prima volta La vedova allegra, anni fa, sono stata colpita dall'adattamento estremamente creativo e inventivo dell'operetta compiuto dal geniale regista Erich von Stroheim. Mi sono subito accorta che il mio 'semplice' accompagnamento per canto + pianoforte non era all'altezza di un film tanto brillante e intenso. Ho iniziato così a ragionare su una partitura adatta al film e nello stesso tempo ho avuto l'enorme fortuna di ottenere dagli eredi di Lehár il permesso di usare e rielaborare, ove necessario, la musica originale del film. Questa partitura si basa oggi in parte sull'operetta di Lehár e in parte sulla musica da me composta. Mi ha dato la possibilità di integrare nell'accompagnamento le sfumature cupe e satiriche di von Stroheim. La scelta dei punti in cui posizionare i motivi di Lehár è stata una sfida interessante e impegnativa. Considero molto importante che questo film straordinario possa essere proiettato il più possibile, ed è per me un vero onore esibirmi a Bologna!
Maud Nelissen
The Merry Widow, a huge public success and the "best film made in Hollywood in 1926" according to the critics at the time, came two years after the enormous and spectacular flop of Greed, which had been disfigured and mutilated by the Metro Goldwin Mayer Tycoon, Irving Thalberg. It would always be Thalberg who put forward The Merry Widow (from the Franz Lehár's opera of the same name) to Eric von Stroheim. Although he had not appreciated the text, Stroheim gave the project his full attention, writing a very personal screen- play, which made it possible to transform the project's limpid air into a cruel, savage satire, set in Central Europe. Monteblanco is the imaginary place where the story unfolds: there would be no full scale reconstruction, as had been the case for Monte Carlo in Foolish Wives (1921), but rather the accurate decor which alluded to Montenegro (as did the style of the uniforms, also designed by Stroheim). The Merry Widow also contains his excessive tastes in set reconstruction: the film is a limitless showcase of wonderful architecture, shiny floors, sumptuous stairways, majestic columns, ostentatious uniforms and an unrestrained appetite for decorative detail. We must not let these details deceive us. In The Merry Widow (as always with Stroheim) the set design and wardrobe are not born out of a sterile love of luxury, but are the result of the director's own choice. The costume and set design can be defined as a real habitus: a behavioural and social form; which was being mocked and treated as material for satire. The details in The Merry Widow suggest an alteration, an irregularity, a disproportion be- coming an impulse or driving force for the action (Sally's body, the monumental doors, the huge crosses on the walls, a piece of flypaper). The disproportion is an enlargement and an expansion of the senses - for example, the acute olfactory sensation that emerges in the instant we see Sally's bed covered in flower petals. From this point of view, Stroheim's stylistic choices trigger a contrast: the struggle between black and white in the frame, the blurry focus on Sally's face in the foreground, the smell of perfume from the contact with the sweaty skin of a man in uniform. Think of the whiteness of light emanating from Mae Murray's face, which is contrasted with the black puppet-like movement of Prince Mirko; or the Chez François salon, the chaos that oscillates between black and white. Stroheim did not forget to include a sharp, ironic vein. Two lovers beneath a romantic moon: the abomination and cruelty are shown here together with the gentle breeze in the moonlight.
Rinaldo Censi
The Musicscore for The Merry Widow
When I first accompanied The Merry Widow years ago, I was totally struck by this highly creative and inventive film adaptation of the operetta, directed by the genius Erich von Stroheim. Immediately I realized that my 'one' piano + singer accompaniment wasn't at all enough to serve this brilliant and intense film. I started a serious quest to develop a suitable score for the film, and at the same time had the great good luck to get official permission from the Lehár Estate to use and rearrange, where necessary, the original operetta music for the film. This musicscore is now partly based on the captivating lyrical music of Lehár and partly on my own music. It gave me the opportunity to bring a bit more Stroheimian darkness and satire into the accompaniment. The decision of exactly where to place the Lehár motifs in the film was a very interesting and challenging puzzle to solve. For me it's very important that this unique film can be shown more and more in the future and it's wonderful and a true honor to perform in Bologna!
Maud Nelissen
L'ORCHESTRA DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Violini di spalla Willem Johannes Blokbergen
Violini primi Marco Ferri *, Giuseppe Bertoni, Federico Braga, Alessandro Di Marco, Paolo Mora, StelaThaci, Laura Zagato, Anton Berovski, Federico Grandi
Violini secondi Fabio Cocchi *, Franco Parisini **, Giorgio Bovina, Emanuela Campara, Pietro David Caramia,Anna Carlotti,Valentino Corvino, Mauro Drago, Liuba Fontana, Elena Maury
Viole Enrico Celestino *,Alessandro Savio **, Corrado Carnevali, Stefano Cristani, Sandro Di Paolo, Stefano Zanolli
Violoncelli Eva Zahn *, Giorgio Cristani **, Mattia Cipolli, Sara Nanni,Vittorio Piombo
Contrabbassi Fabio Quaranta *, Roberto Pallotti, Alessandro Giachi
Clarinetti Alessandro Falco *
Trombe Gabriele Buffi *
Timpani Valentino Marré *
Percussioni Mirko Natalizi, Barbara Tomasin
Fisarmonica Davide Vendramin
Legenda:
* prima parte
** concertino
In corsivo, professori d'orchestra aggiunti
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Arlecchino)
Tariffe:
Ingresso libero
Documenti
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