Alla ricerca del colore dei film

Programmazione

Programma a cura di Gian Luca Farinelli e Peter von Bagh

Alla ricerca del colore dei film è, come spiega il titolo, una rassegna impossibile. Impossibile trattenere il colore di un film; lo sanno bene i laboratori di stampa, ogni copia della stessa opera è diversa dall’altra; lo sanno bene i proiezionisti, ogni proiezione tradisce la precedente e la successiva, troppe le variabili, sale, proiettori, lanterne, lampade, obiettivi e oggi, il digitale. Resta solo la nostra memoria che, oggi lo sappiamo, è in movimento, non ci restituisce mai una fotocopia, ma una fotografia aggiornata di quello che abbiamo vissuto.
Sono convinto che il colore è, tra tutti gli elementi di un film, quello che percepiamo più fisicamente, che ci dà le emozioni più profonde, fisiche ed inconsce, che viviamo come indelebili. I colori dei film muti, la sconcertante irrealtà verista del pochoir, la bicromia del Kinemacolor, le labbra di Ava Gardner, le sete indossate dalla Valli, le facce cotte dei film di Leone, le magliette di Anna Karina, non sono forse delle informazioni primarie, delle bussole cromatiche che ci accompagnano per tutta la vita?
Immersi come siamo nella confusione, mentre – ottusamente – l’universo dei media spinge i grandi formati della visione dentro al display di un cellulare, la memoria dei colori che abbiamo visto ci consente di datare in quale decennio un film o una fotografia sono stati prodotti, ma anche di percepire il livello del tradimento, troppi colori non corrispondono alla nostra bussola primaria. Eppure se questa è la grande epoca dei tradimenti, oggi, per la prima volta, possiamo vedere, in pochi giorni, copie perfette non solo di film dell’epoca muta, ma anche di autentiche chimere, di film che abbiamo creduto non avremmo mai visto nell’integra complessità, nella lucentezza dei loro sistemi cromatici. Red Shoes, Senso, Pierrot le fou, da soli costituiscono un festival dei desideri compiuti. Eppure, benché usciremo ebbri di colori da questa settimana ritrovata, in un angolo perduto del nostro cervello, o in un punto segreto della nostra pancia, qualcosa ci dirà che i colori che vedemmo erano diversi, più puri, più vicini al sogno dei loro realizzatori. Saremo così pronti per affrontare, l’anno prossimo, la seconda parte della nostra ricerca.
(Gian Luca Farinelli)