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Una penna da cinema: nuova collana dedicata a Simenon

4 dicembre 2012
Uno scrittore e un personaggio di culto, a cavallo tra letteratura e cinema: Georges Simenon e il suo Maigret. Ma non c’è solo Maigret nella penna di uno degli scrittori più amati del Novecento, quel Simenon che ha regalato al cinema (e alla televisione, quand’era grande) le sue storie e i suoi personaggi, e che dal cinema ha saputo raccogliere tutta la modernità del suo linguaggio.
La Cineteca di Bologna lancia allora la sua nuova collana, dedicata proprio al cinema da Georges Simenon, e lo fa con un Jean Gabin d’annata, ma non nei panni del commissario Maigret: La verità su Bébé Donge, diretto nel 1952 da Henri Decoin, al quale questa nuova edizione restituisce otto minuti tagliati all’epoca in Italia, per ragioni di distribuzione (cfr. sotto: Nota sulla nuova edizione del film La verità su Bébé Donge).
Occasione per la presentazione del cofanetto La verità su Bébé Donge sarà la proiezione al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna (via Azzo Gardino, 65) del film di Henri Decoin giovedì 6 dicembre, alle ore 20. A introdurre la serata, lo studioso Roberto Chiesi, autore di uno dei saggi contenuti nel booklet, curato da Claudio G. Fava.


Nota sulla nuova edizione del film La verità su Bébé Donge:
La versione del film La verità su Bébé Donge che qui presentiamo ripristina gli otto minuti che furono tagliati dall'edizione italiana d'epoca. I documenti ministeriali italiani relativi al film (ribattezzato La follia di Roberta Donge), firmati dall'allora sottosegretario con delega allo spettacolo Giulio Andreotti,  non riportano in realtà tracce di interventi della censura. Gli otto minuti di tagli sono probabilmente imputabili alla decisione della società distributrice (ENIC) di abbreviare la lunghezza del film, riducendola a poco più di un'ora e mezza (96' contro i 104' della versione originale). Si tratta, in ogni caso, di una buona prova di come molto spesso funzionò la censura nel cinema italiano: non tanto con diretti interventi repressivi (che pure, in alcuni casi eclatanti, ci furono), quanto attraverso una pratica diffusa di autovalutazione o autocensura preventiva, che consigliava alle produzioni – talora a seguito di consultazioni 'informali' con  funzionari preposti all'incarico – di sottoporre alla richiesta di visto versioni già ripulite e adattate all'aria dei tempi.  
In dettaglio, fu tagliata una parte del dialogo fra François Donge (Jean Gabin) e la signora Françoise (Jacqueline Porel) alla stazione, mentre vengono osservati a distanza da Elisabeth 'Bébé' Donge (Danielle Darrieux), così come il breve dialogo scambiato dal protagonista con altri viaggiatori coi quali condivide lo scompartimento. Più significativo è il taglio dell'intera sequenza in cui i due fratelli François e Georges Donge (Daniel Lecourtois) incontrano la marchesa madame d'Ortement (Gabrielle Dorziat), personaggio complesso e ambiguo del film, che in questa scena rivela essenzialmente il proprio cinismo e la propensione a combinare i matrimoni altrui sulla base di strategie mercantili o d'interesse. Senza questa scena, la figura di madame d'Ortement e soprattutto il suo influsso sulla vita mondana dei fratelli Donge risultano incompleti e impoveriti. Infine fu tagliato il dialogo fra Elisabeth e François durante la cerimonia nuziale. È probabile che soprattutto in questo caso l'intervento sia stato di natura strettamente censoria, perché alla domanda se creda in Dio, François Donge risponde: “Beh, in principio sì. Ma non ho molto tempo”.
In alcune sequenze, inoltre, come era consuetudine nelle edizioni italiane, il doppiaggio tradisce il senso dei dialoghi originali, edulcorando o attenuando il senso di alcune frasi. Per la prima volta, quindi, il capolavoro di Henri Decoin viene restituito alla sua integralità non solo delle sequenze ma anche dei dialoghi di Maurice Aubergé, che vengono fedelmente tradotti dai sottotitoli.
Un'ultima nota: per questa nuova edizione abbiamo deciso di abbandonare il titolo della distribuzione italiana anni Cinquanta, La follia di Roberta Donge, oggi dimenticato e in ogni caso assai fuorviante, e di optare per una traduzione letterale del titolo tanto del film di Decoin quanto del romanzo di Simenon, che appunto come La verità su Bébé Donge è conosciuto ai lettori italiani e attualmente appare nel catalogo Adelphi.


Dalla quarta di copertina del cofanetto La verità su Bébé Donge:
Georges Simenon, belga, autore di romanzi polizieschi e romanzi psicologici, padre dell'ispettore Maigret, è uno degli scrittori più tradotti e più amati del mondo. Generazioni di lettori continuano ad appassionarsi ai suoi personaggi quotidiani e maledetti, alle sue trame esigue, alle sue dense atmosfere parigine o provinciali. Un aggettivo si associa immancabile al suo nome, ed è 'prolifico': aggettivo ben motivato da una produzione che, tra romanzi e racconti, sfiora i 450 titoli. Generosa è anche la serie dei film e delle serie televisive che, in molti paesi, si sono ispirati alle pagine di Simenon. Tra gli oltre cento titoli della filmografia simenoniana, tuttavia, non sono molti i film davvero belli o memorabili, davvero all'altezza della fonte letteraria.
La collana Simenon al cinema, che si apre con La verità su Bébé Donge (1952, di Henri Deçoin con Danielle Darrieux e Jean Gabin) propone un'accurata selezione dei film che segnano gli incontri più felici di Simenon con lo stile e il talento di grandi cineasti e attori di epoche diverse: il film più antico della serie è La notte dell'incrocio di Jean Renoir (1932), il più recente The Man from London di Béla Tarr (2007).
La verità su Bebé Donge (abbiamo preferito recuperare il titolo italiano del romanzo, pubblicato in Italia da Adelphi e con molte edizioni all'attivo, lasciando cadere il titolo di distribuzione italiana La follia di Roberta Donge), film ormai raro e indisponibile sul mercato homevideo, è uno dei più intensi e riusciti della serie: la storia d'un matrimonio rivissuta nel lungo flash-back d'un uomo che sta per morire avvelenato, e s'interroga sugli incontri fatali, le colpe, gli atti mancati, gli impegni non mantenuti e l'infelicità che s'annidava invisibile nelle pieghe della sua vita coniugale. Illuminato dalla straordinaria interpretazione di Danielle Darrieux nel ruolo della moglie, Elizabeth ‘Bébé’ Donge, il film “spinge all'estremo la cupa riflessione sui rapporti tra uomo e donna presente nel romanzo” (Paolo Mereghetti), e dà vita perfetto incrocio tra vicenda delittuosa e densità psicologica.
Il Dvd è accompagnato da un booklet con saggi di critici e studiosi simenoniani sul romanzo d'origine, sulla ‘vita cinematografica’ di Simenon e sul film presentato.
Tra i prossimi titoli della serie: La notte dell’incrocio (1932) di Jean Renoir, Panico (1946) di Julien Duvivier , La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara, Maigret e l’affare Saint-Fiacre (1959) di Jean Delannoy, L’orologiaio di Saint-Paul (1974) di Bertrand Tavernier.


Giovedì 6 dicembre, ore 20, Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65)
LA VERITÀ SU BÉBÉ DONGE (La Verité sur Bébé Donge, Francia/1952) di Henri Decoin (111’)
Tratto con risoluta infedeltà dal romanzo omonimo di Georges Simenon, il film di Henri Decoin è uno dei più intensi e riusciti dell’intera filmografia simenoniana: la storia d’un matrimonio rivissuto nel flusso di coscienza d’un uomo che sta per morire avvelenato, e si interroga sugli incontri fatali, le colpe, gli atti mancati, l'infelicità che si annidavano nelle pieghe della sua vita coniugale. Cupa riflessione sui rapporti tra uomo e donna nella gabbia del matrimonio borghese, è il film di cui Noël Burch, non proprio generoso con lo scrittore belga ma critico finissimo del film, ha scritto: “Di una Madame Bovary dei poveri, Decoin ha fatto un film degno dei romanzi di Virginia Woolf”. Il film circolò all’epoca con il titolo italiano La follia di Roberta Donge.
Versione originale con sottotitoli italiani
La proiezione sarà preceduta dalla presentazione del DVD La verità su Bébé Donge, prima uscita della collana Simenon al cinema, Edizioni Cineteca di Bologna 2012
Introduce Roberto Chiesi


Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
(+39) 0512194833
cinetecaufficiostampa@cineteca.bologna.it

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