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Dalla Basilicata al Belgio per andare in miniera

3 dicembre 2008

Una nostra storia recente, che abbiamo già dimenticato: è quella dei tanti italiani emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere.
Parte dalla Basilicata dei primi anni Sessanta Fulvio Wetzl per il suo Mineurs e segue i protagonisti fino al tentativo di una nuova vita nelle terre lontanissime del Nord Europa.
Il nuovo appuntamento per il ciclo Incontri con il cinema italiano, promosso dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Fice Emilia-Romagna, è giovedì 4 dicembre, ore 20, Cinema Lumière, con Mineurs, coproduzione italo-belga diretta da Fulvio Wetzl e interpretata da Franco Nero e Valeria Vaiano.
Al termine della proiezione, incontro con l’attrice Valeria Vaiano e il regista Fulvio Wetzl, che così parla del suo lavoro: "Il film Mineurs è il coronamento di un percorso. Nasce in Basilicata, dopo un’attenta ricognizione socio-antropologica, da noi condotta per oltre un anno. Il doppio significato della parola in francese mineurs (minori – minatori) è forse il punto di partenza da cui è scaturita l’idea di raccontare la storia dell’emigrazione italiana nelle miniere in Belgio, per una volta prescindendo da Marcinelle, ma privilegiando l’ottica dei bambini protagonisti. Quattro bambini nel passaggio delicato da creature a guaglioni, visti nella vita di tutti i giorni in Lucania nel 1961, in una sorta di paese ideale nato scenograficamente unendo insieme strade, piazze, scorci, chiese, monumenti".

Incontri con il cinema italiano. In collaborazione con Fice Emilia-Romagna
Giovedì 4 dicembre, ore 20, Cinema Lumière
MINEURS (Italia-Belgio/2007) di Fulvio Wetzl
Al termine, incontro con Fulvio Wetzl e l’attrice Valeria Vaiano
Quattro bambini in Lucania nel 1961. Armando ed Egidio sono di estrazione popolare, Mario è invece il figlio del medico del paese, mentre Vito è figlio di Giovanni, scultore e restauratore. La classe a scuola è il punto dove tutti si ritrovano e il maestro Fernando è un vero buon maestro che educa alla coscienza etica, alla consapevolezza critica e storica. Molti in paese sono gli uomini emigrati per lavorare nelle miniere in Belgio e alcuni sono tornati minati dalla silicosi. Anche Armando ed Egidio sono destinati a partire. Armando, con la madre Vitina, va a ricongiungersi ai fratelli e al padre. Egidio parte con l’intera famiglia. In Belgio mentre gli adulti faranno i conti con lo sfruttamento e le difficili condizioni di vita, i ragazzi dovranno trovare il modo di integrarsi nella nuova scuola.

Fulvio Wetzl è nato a Padova il 12 marzo 1953. Ha vissuto a Milano e compiuto i suoi studi a Roma: Architettura, Scuola di formazione per direttori della fotografia, Scuola di recitazione Alessandro Fersen. Dal 1976 al 1980 a Roma fonda e cura la programmazione dei cineclub Tevere, l’Officina Filmclub, Montesacro Alto, Piccolo Offcine. In seguito cura ed organizza due grandi rassegne itineranti: Filmopera, sul cinema operistico e Shakescreen, sul cinema da e intorno a Shakespeare. Nel 1977 esordisce con il suo primo super8 L’amore è un salto di qualità, cui fa seguito Guardarsi nello specchio degli altri (premio Filmmaker a Milano). Nel 1980 esordisce alla Rai con uno sceneggiato in costume (sceneggiatura e regia della seconda unità) All’ombra dei Savoia, per la regia di Giorgio Treves. Dal 1980 al 1985 realizza per la Rai e l’Istituto Luce più di venti documentari sull’archeologia e l’architettura. Nel 1985 fonda, con Gabriella Rebeggiani la società di produzione Nuova Dimensione con cui realizza, in coproduzione con la Rai, il suo primo lungometraggio Rorret (con Lou Castel e Anna Galiena) presentato al Forum del Festival di Berlino e ad Annecy (dove vince il Prix CICAE) nel 1988. Produce La sposa di San Paolo di Gabriella Rosaleva (in concorso a Locarno nel 1990) e, in associazione con la Filmalpha, il suo secondo lungometraggio Quattro figli unici (con Roberto Citran, Mariella Valentini, Ivano Marescotti), presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e ad Annecy (dove vince la Mention de la Jury e il Prix du Public) nel 1992. Trasferitosi in Toscana, a Monte San Savino ha fondato e diretto per cinque edizioni dal 1993 al 1999, il Festival Arezzo Cittadella del Cinema Indipendente. Ha scritto, per la LeonardoArte-Mondadori, la biografia di Roberto Benigni Roberto di Remigio fu Luigi. Ha realizzato quindi il suo terzo lungometraggio Prima la musica, poi le parole, che ha partecipato a trentacinque festival tra nazionali e internazionali (tra i quali Il Cairo, Shanghai, Toronto, Mosca, Annecy, Bruxelles, Giffoni, Bellinzona, Messina, San Diego, New York, San Francisco) vincendo sette premi. È socio fondatore della Fondazione Cinema nel Presente con cui ha realizzato, insieme a Maselli, Monicelli, Scola e altri, i film collettivi Un mondo diverso è possibile, La primavera del 2002, Lettere dalla Palestina, Firenze – Il nostro domani, e i lavori individuali Faces – Facce, Fame di diritti.

Ufficio Stampa:
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