Rapaccini e Farinelli alla Libreria Coop Ambasciatori
20 ottobre 2011Una carriera artistica dedicata alle illustrazioni per ragazzi e una vita personale che l’ha vista legata, fino all’ultimo giorno del regista, a Mario Monicelli.
Chiara Rapaccini sarà domani, venerdì 21 ottobre, alle ore 18 alla Libreria Coop Ambasciatori (via Orefici, 19), per presentare il suo ultimo libro, un romanzo, questa volta, La bambina buona (edito da Sonzogno), e ne parlerà assieme a Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, istituzione legatissima alla memoria di Mario Monicelli.
Scheda del libro La bambina buona a cura di Sonzogno editore:
«Questo è il libro coraggioso di una donna di Firenze che ha avuto una vita bella, fortunata e dolorosa, difficile e gioiosa. Che è stata bambina, figlia di poeta ipocondriaco e di madre austroungarica, sorella di Carlo ragazzo complicato, innamorata sempre, da sola mai. Che a 20 anni è andata a Roma per amore e non è più tornata. Che ora è madre, artista e vedova insieme. Che ama la vita, e non si vergogna a spogliarsi degli strati vecchi e nuovi della sua esistenza. Come quando si sbucciano le cipolle: bagnano gli occhi di lacrime, ma li fanno più vivi e più belli. La bambina buona è cresciuta, ha riaperto la sua fabbrica di ricordi chiusa da tanto e ha ricominciato a produrre. Merce fantastica davvero, per ricreare quel mondo lì che non c'è più. Santificati dalla polvere del tempo, i personaggi e gli interpreti di questo straordinario teatro mettono in scena una commedia molto dolce e molto amara, fatta di lunghe estati calde e altrettanti inverni freddi, di primi giorni di scuola, di pensieri segreti e amori, di amicizie vere e fratellanze tradite. Di abbracci e di baci, di antenate folli come la Marchesa Casati Stampa e Olga, aspirante zia suicida. Con pudore, ironia e delicatezza, il passato entra nel presente e diventa nitido, a portata di mano. Ecco la borghesia fiorentina a metà anni Cinquanta, severa, altezzosa e molto finta. I vestiti di Pucci e le borse di Hermès. I vestiti a punto smock e i loden verdi e i cappottini rossi per le bambine. Il bon ton praticato all'estremo con risultati spesso disastrosi ed esilaranti. La perdita della verginità da tacere, e poi la ribellione, i pantaloni a zampa di elefante e le prime manifestazioni femministe. Come un raffinato prestigiatore, Chiara Rapaccini tira fuori dal suo cilindro frammenti di vita intensa, come Pattume, il racconto inedito di Mario Monicelli che chiude il romanzo. Li pesca uno a uno, ce li offre e li racconta, e infine li ricuce in un grande, serio folle puzzle dove ogni tassello ha un cuore e un'anima. E parla. Monicelli, che è stato per lunghi anni, fino alla sua morte, compagno di Chiara Rapaccini, diceva che La bambina buona è lo spaccato irriverente della borghesia italiana negli anni Sessanta. Mentre scriveva, lei non era molto d'accordo. Alla fine, ha dovuto dargli ragione».
Venerdì 21 ottobre, ore 18, Libreria Coop Ambasciatori (via Orefici, 19)
Chiara Rapaccini presenta il volume La bambina buona
Conversa con l’autrice il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli
Chiara Rapaccini sarà domani, venerdì 21 ottobre, alle ore 18 alla Libreria Coop Ambasciatori (via Orefici, 19), per presentare il suo ultimo libro, un romanzo, questa volta, La bambina buona (edito da Sonzogno), e ne parlerà assieme a Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, istituzione legatissima alla memoria di Mario Monicelli.
Scheda del libro La bambina buona a cura di Sonzogno editore:
«Questo è il libro coraggioso di una donna di Firenze che ha avuto una vita bella, fortunata e dolorosa, difficile e gioiosa. Che è stata bambina, figlia di poeta ipocondriaco e di madre austroungarica, sorella di Carlo ragazzo complicato, innamorata sempre, da sola mai. Che a 20 anni è andata a Roma per amore e non è più tornata. Che ora è madre, artista e vedova insieme. Che ama la vita, e non si vergogna a spogliarsi degli strati vecchi e nuovi della sua esistenza. Come quando si sbucciano le cipolle: bagnano gli occhi di lacrime, ma li fanno più vivi e più belli. La bambina buona è cresciuta, ha riaperto la sua fabbrica di ricordi chiusa da tanto e ha ricominciato a produrre. Merce fantastica davvero, per ricreare quel mondo lì che non c'è più. Santificati dalla polvere del tempo, i personaggi e gli interpreti di questo straordinario teatro mettono in scena una commedia molto dolce e molto amara, fatta di lunghe estati calde e altrettanti inverni freddi, di primi giorni di scuola, di pensieri segreti e amori, di amicizie vere e fratellanze tradite. Di abbracci e di baci, di antenate folli come la Marchesa Casati Stampa e Olga, aspirante zia suicida. Con pudore, ironia e delicatezza, il passato entra nel presente e diventa nitido, a portata di mano. Ecco la borghesia fiorentina a metà anni Cinquanta, severa, altezzosa e molto finta. I vestiti di Pucci e le borse di Hermès. I vestiti a punto smock e i loden verdi e i cappottini rossi per le bambine. Il bon ton praticato all'estremo con risultati spesso disastrosi ed esilaranti. La perdita della verginità da tacere, e poi la ribellione, i pantaloni a zampa di elefante e le prime manifestazioni femministe. Come un raffinato prestigiatore, Chiara Rapaccini tira fuori dal suo cilindro frammenti di vita intensa, come Pattume, il racconto inedito di Mario Monicelli che chiude il romanzo. Li pesca uno a uno, ce li offre e li racconta, e infine li ricuce in un grande, serio folle puzzle dove ogni tassello ha un cuore e un'anima. E parla. Monicelli, che è stato per lunghi anni, fino alla sua morte, compagno di Chiara Rapaccini, diceva che La bambina buona è lo spaccato irriverente della borghesia italiana negli anni Sessanta. Mentre scriveva, lei non era molto d'accordo. Alla fine, ha dovuto dargli ragione».
Venerdì 21 ottobre, ore 18, Libreria Coop Ambasciatori (via Orefici, 19)
Chiara Rapaccini presenta il volume La bambina buona
Conversa con l’autrice il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli
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