Area stampa

In Piazza Maggiore i grandi film comici italiani

13 luglio 2011
Il grande cinema comico italiano, fatto di attori e attrici da leggenda, di sceneggiatori dalla penna magica, insomma, un cinema figlio in tutto e per tutto del nostro genius loci.
Sotto le stelle del cinema inaugura il ciclo Non ci resta che ridere, irresistibile carrellata tra le nostre commedie, che inizierà domani, giovedì 14 luglio (sempre alle ore 22 in Piazza Maggiore) con lo Scarpetta di Misera e nobiltà, il Principe Totò, l’immancabile spalla Carlo Croccolo, una Sofia Loren nel fiore della sua bellezza. Introdurrà la serata un critico che ben conosce l’Avventurosa storia del cinema italiano: Goffredo Fofi.
Sulle ali di Totò di vola poi verso il cult Totò, Peppino e la Malafemmina (venerdì 15 luglio), per proseguire domenica 17 luglio con Il vedovo di Dino Risi e la coppia Alberto Sordi / Franca Valeri, e poi di nuovo Sordi (Un americano a Roma, lunedì 18 luglio), forse il Dino Risi più grande, quello di I mostri (martedì 19 luglio), per proseguire col titolo che ispira quello dell’intero ciclo, Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi (mercoledì 20 luglio), per chiudere con Un sacco bello di Carlo Verdone (giovedì 21 luglio) e Il secondo tragico Fantozzi venerdì 22 luglio.


Sotto le stelle del cinema

Giovedì 14 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Totò
MISERIA E NOBILTÀ (Italia/1954) R.: Mario Mattoli. Int.: Totò, Sofia Loren, Carlo Croccolo. D.: 95’
Introduce Goffredo Fofi
La commedia di Scarpetta, uno dei suoi maggiori successi teatrali e cavalo di battaglia per Eduardo De Filippo, era già stata portata sullo schermo nel 1941 con la regia di Corrado D’Errico e l’interpretazione di Virgilio Riento, restando però del tutto inosservata. È invece molto maggiore il successo di questa versione a colori, in cui Totò resta quasi sempre fedele al copione immettendo però alcune delle sue inconfondibili caratterizzazioni, prima tra tutte il balletto sulla tavola imbandita con gli spaghetti che chiude il primo tempo. Equivoci, scambi di persone e situazioni da pochade poggiano in questo caso sul tema unificante della fame, che appartiene alla grande tradizione di pulcinella e del teatro napoletano. Come è sua abitudine, Mattoli cura in modo particolare la composizione del cast, dimostrando una particolare cura nei personaggi di contorno. Sophia Loren, infatti, già utilizzata in piccoli ruoli dal regista umbro, viene qui per la prima volta valorizzata con una parte importante e lo stesso si può dire di Carlo Croccolo e di Valeria Moriconi, destinati a una brillante carriera tra cinema e teatro.  Scrive Arturo Lanocita su Il Corriere della Sera (20 aprile 1954): “Anche le battute del lavoro originale sono quasi sempre riportate nel film a cui Totò, come doveva, ha dato con la sua maschera grottesca i toni e le invenzioni della Commedia dell’Arte. Il vecchio canovaccio acquista così una lucentezza nuova grazie a lui e ai suoi compagni”. (Stefano Della Casa, Dizionario dei film, Istituto Enciclopedia Italiana-Treccani 2005)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precede una selezione di cortometraggi comici muti

Venerdì 15 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Totò
TOTÒ, PEPPINO E... LA MALAFEMMINA (Italia/1956) R.: Camillo Mastrocinque. Int.: Totò, Peppino De Filippo, Dorian Gray. D.: 118’
Introduce Roberto Chiesi
Totò detta a Peppino De Filippo una lettera per la soubrette Dorian Gray, che è fidanzata con il loro nipote Teddy Reno e che loro vogliono liquidare
Sei pronto? Avanti, scrivi, incomincia: "Signorina"...
Dove sta la signorina?
Ma che, è entrata una signorina? Va' avanti, animale, signorina è l'intestazione autonoma della lettera. "Signorina, veniamo noi con questa mia a dirvi una parola che scusate se sono poche, ma settecentomila lire a noi ci fanno specie quest'anno, c'è stato una grande moria delle vacche come voi ben sapete...". Punto, due punti, ma sì, fai vedere che abbondiamo, abondantis adbondandum. "Questa moneta servono a che voi vi consolate, vi consolate", scrivi, che aspetti?
Avevo capito l'insalata...
Non mi far perdere il filo... "Vi consolate dal dispiacere che avreta, che avreta, che avreta", già, è femmina e va al femminile, "perché lo dovete lasciare".
Non so... Perché che?
Che è non so? Perché è aggettivo qualificativo... "Perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giovanotto è studente che studia che si deve prendere la laura, che deve tenere la testa al suo posto e cioè sul collo...", punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola.
Troppa roba!
Lascia fare, se no dicono che siamo provinciali, siamo tirati... "Salutandovi indistintamente, salutandovi indistintamente... i fratelli Caponi"... apri una parente, "che siamo noi". Hai aperto la parente? Chiudila.
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precedono sequenze di film con Petrolini

Domenica 17 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Sordi
IL VEDOVO (Italia/1959) R.: Dino Risi. Int. Alberto Sordi, Franca Valeri, Nando Bruno. D.: 100’
Introduce Roberto Chiesi
Siamo intorno a Milano, Italia, nel 1959. I soldi sono tutto quello che conta e i soldi si fanno anche sposandoli. Ma i soldi sposati, specie quelli d’una moglie ricca, portano con sé un ménage di vessazione e umiliazione: dunque una vedovanza inattesa, causa disastro ferroviario, spalanca un ghiotto orizzonte nella vita di Alberto, dirigente d’industria sotto tutela (coniugale) e fantasioso buono a nulla. La salma però è dispersa, e Dino Risi, solidamente sorretto dalle parole di Sonego e Continenza, organizza un funerale in contumacia che s’iscrive nella storia del cinema italiano: il vedovo che arriva bardato di nero “con occhialoni neri, guanti, cilindro e bastone, così ben agghindato che sembrerebbe lui il morto” (Enrico Giacovelli), l’amante di lui fasciata di satin che serve le tagliatelle, un’orchestrina che suona valzer viennesi, Alberto Rabagliati che intona l’Ave Maria di Schubert, mentre la veglia vira all’euforia scomposta. Ma tutti sappiamo e in fondo temiamo (perché, poi? quest’uomo non è che un pavido, un ipocrita, un potenziale uxoricida, non è il che il grande Alberto Sordi del 1959) che arriverà la resa dei conti: “Cosa fai, cretinetti?”, e la tragedia della vita (che ritorna) pone fine alla commedia della morte. Quel che succede poi non ha la stessa tensione, ma a questo punto Il vedovo è già un capolavoro e Franca Valeri lo attraversa coi suoi passetti irrigiditi dal tailleur, con il suo sconcertante coraggio, con il suo talento mozzafiato. Questa moglie terribile forse è solo l’estrema deriva della signorina snob “invecchiata [...] che s’indurisce, si cementa, le sue sciocchezze diventano dogmi, le sfumature vocali si adeguano a quelle morali. La guardo e, nonostante il raccapriccio, mi diverto” (Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi 2011). (Paola Cristalli)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precede una selezione di sequenze di film intepretati da Franca Valeri e Monica Vitti

Lunedì 18 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Sordi
UN AMERICANO A ROMA (Italia/1954) R.: Steno. Int.: Alberto Sordi, Ursula Andress, Maria Pia Casilio. D.: 94’
Introduce Giacomo Manzoli
Roma postneorealista, Sordi postvitellone, e uno dei film più divertenti della nostra tradizione nazionale. Destrutturato o sgangherato, si dica come si vuole, allegramente godibile a tagli, a pezzi, a morsi, con la sua immortale battuta-civetta (maccaroni m’hai provocato e io te distruggo), le sue fischiettate yankee, il suo spiccio ed esilarante riuso di classici del cinema americano (c’è chi si merita Michel Poiccard e chi Nando Moriconi), la sua allegra satira d’un moto dello spirito, l’imitazione americana, che sembrava uno strascico di dopoguerra e sarebbe diventato un costume culturale globale. “L’americano apparve nello sketch di Un giorno in pretura, quando fece il ragazzo che andava a fare il bagno alla marana e parlava americano. Tutto lo sketch lo aveva pensato Sordi. Era però stato Lucio Fulci, almeno per quanto ricordo io, a dargli questa specificità di romano che parlava una specie di americano, ispirandosi e portandogli ad esempio un capogruppo che si faceva chiamare Blacky Norton, il quale parlava appunto in quel modo e faceva ridere tutti. Questo lo dico, nonostante Sordi lo neghi. Invece successe proprio così” (Steno). “Prima c’erano stati gli scatenamenti dei ragazzi che imitavano gli americani e che avevo proposto in Un americano a Roma. Poi avevo abbordato i personaggi borghesi, andando al passo con il sistema di vita di quel momento: il boom, l’euforia, l’ostentazione, la moda... Io ho aperto la strada, poi gli altri si sono immersi in questo tipo di cinema. Però le proposte e le innovazioni sono sempre partite da me” (Alberto Sordi)  (L’avventurosa storia del cinema italiano. Da Ladri di biciclette a La grande guerra, a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Edizioni Cineteca di Bologna 2011).(Paola Cristalli)
Copia proveniente da Ripley’s Film
Precede una selezione di sequenze di film interpretati da Vittorio De Sica

Martedì 19 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Gassman e Tognazzi
I MOSTRI (Italia-Francia/1963) R.: Dino Risi. Int.: Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Lando Buzzanca. D.: 87’
Introduce Roberto Chiesi
Realizzato in una delle stagioni più felici della sua filmografia, fra Il sorpasso (1962) e Il giovedì (1964), I mostri è un capolavoro di Dino Risi, che ereditò il progetto da Elio Petri, autore, con Age e Scarpelli, di una sceneggiatura scritta per un unico mattatore, Alberto Sordi. A interpretare i venti episodi (di durata variabile), da cui è composto il film, furono invece Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, con l'ulteriore apporto di Ettore Scola e Ruggero Maccari alla sceneggiatura. Scandito da un ritmo perfetto e da un'incisività feroce e fulminante, I mostri è un affresco dell'italianità nelle sue declinazioni di furbizia criminaloide, ipocrisia, cinismo, untuosità, opportunismo, sfruttamento e inganno sistematico del prossimo. I vizi capitali di un'umanità ingorda di benessere (siamo negli anni del boom) sono descritti senza indulgenze e compiacimento, con la misura perfetta di un umorismo nero e amaro. Tognazzi e Gassman, ora vittime ora carnefici, sono straordinari sia nell'istrionismo che nelle sfumature con cui cesellano i personaggi. Fra gli episodi più memorabili, La nobile arte, con Gassman pugile suonato e Tognazzi scimmiesco manager-avvoltoio, L'oppio dei popoli, sugli effetti già devastanti della Tv, La giornata dell'onorevole, dove Tognazzi, ministro democristiano, riesce a neutralizzare un vecchio galantuomo venuto a denunciare un malaffare, con una strategia di estenuanti e kafkiane anticamere. (Roberto Chiesi)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precede una selezione di sequenze interpretate da Nino Manfredi

Mercoledì 20 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Benigni/Troisi
NON CI RESTA CHE PIANGERE (Italia/1984) R.: Massimo Troisi e Roberto Benigni. Int.: Massimo Troisi, Roberto Benigni, Amanda Sandrelli. D.: 111’
Introduce Andrea Meneghelli
Il viaggio nel passato, per effetto di un sogno o di un cortocircuito temporale, costituisce un canovaccio classico del cinema comico, da Chaplin (His Prehistoric Past, 1914) e Keaton (L'amore attraverso i secoli, 1923) a Totò (Totò all'inferno, 1955). Quasi a metà degli anni '80, reduci rispettivamente dal primo e dal secondo film come attori-registi, Roberto Benigni e Massimo Troisi si misurano senza complessi con questa tradizione, aiutati da Giuseppe Bertolucci sceneggiatore. Scelgono l'ambientazione degli ultimi anni del Quattrocento e una Toscana luminosa e verdeggiante, rendono omaggio a Totò e Peppino (la dettatura della lettera di Totò, Peppino e la... malafemmina), senza altre pretese che divertire e divertirsi. La complicità fra Benigni e Troisi appare evidente fin dalle prime sequenze, con una sorpresa: a differenza delle più ovvie aspettative, non è il napoletano a subire l'irruenza del toscano ma è quest'ultimo a dover sopportare il candido egoismo del primo e a fargli perfino da spalla in un intermezzo buffonesco-sentimentale. La regia latita, la narrazione è allegramente sconclusionata perché in buona parte frutto di improvvisazioni del momento ma proprio l'estemporaneità giova alla leggerezza di un film goliardico senza grevità, tenuto insieme dal perfetto affiatamento delle due maschere e dalla loro complementare diversità.
(Roberto Chiesi)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
A seguire montaggio di sequenze tagliate del film

Giovedì 21 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Carlo Verdone
UN SACCO BELLO (Italia/1980) R.: Carlo Verdone. Int.: Carlo Verdone, Veronica Miriel, Mario Brega. D.: 99’
Introduce Lorenzo Buccella
La stagione 1979-80 segnò il consolidarsi di una formula poi diventata consuetudine nel cinema italiano: l'esordio da protagonista di un attore comico che ricopriva anche il ruolo di regista. Dopo il successo a inizio autunno di Ratataplan, diretto e interpretato da Maurizio Nichetti, fu quindi la volta, a gennaio, di Un sacco bello di Carlo Verdone. Il film nasceva da due suoi spettacoli teatrali del 1977, Tali e quali e Rimanga fra noi..., dove Verdone si era fatto le ossa recitando dodici ruoli umoristici, e dalla fortunata trasmissione televisiva Non stop (1978-1979). Realizzato a basso costo, dopo un 'corso intensivo' di regia impartito dallo stesso produttore Sergio Leone (che aveva messo il debuttante Verdone sotto le ali di esperti sceneggiatori quali Leo Benvenuti e Piero De Bernardi), Un sacco bello racconta tre storie che si intersecano nel Ferragosto romano, con protagonisti Enzo, un bullo che vorrebbe partire per Cracovia alla ricerca di facili avventure sessuali, Ruggero, un hippy dalla lunga chioma bionda, della comunità “Bambini di Dio”, e infine Leo, mammone goffo e impacciato, che ospita una disinibita ragazza spagnola. Attento ai dettagli che disegnano le fisionomie dei suoi caratteri, Verdone dimostra un efficace camaleontismo e inquadra, non senza cattiveria, un'Italia sul finire degli anni Settanta, caratterizzata da velleitarismo e immaturità. Una curiosità: i primi due giorni di riprese del film sono stati diretti dallo stesso Leone. (Roberto Chiesi)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precede una selezione di sequenze di film interpretati da Aldo Fabrizi

Venerdì 22 luglio, ore 22, Piazza Maggiore
Non ci resta che ridere: Paolo Villaggio
IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI (Italia/1976) R.: Luciano Salce. Int.: Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder. D.: 110’
Introduce Giacomo Manzoli
Fantozzi è un curiosissimo combattente. È il più “grande perditore” di tutti i tempi. Ha perso sempre e tutto implacabilmente: due guerre mondiali, un impero coloniale, otto campionati del mondo di calcio consecutivi, supremazie industriali nel campo degli elettrodomestici, capacità d'acquisto della lira, fiducia in chi lo governa e la testa per una donna forse mostruosa. Ha passato gli anni più belli della sua vita in week-end terrificanti, in ingorghi osceni, in settimane bianche agghiaccianti e rientri ripugnanti. […] Si è adattato a tutto e ha incassato tutto continuando a galleggiare e a sorridere. È stata vittima ma non ne è uscito sconfitto […].  E domani, i suoi avversari lo sanno, è a lui che si dovranno rivolgere per guadagnare voti e chiedere aiuto, perché sarà solo lui paradossalmente il costruttore del piedistallo sul quale poggerà il loro potere e quindi la sua abiezione: ma sarà sempre e solo lui, Fantozzi rag. Ugo, a lavorare, a vomitare, ad essere chiamato stronzo e a farsi un culo così per questo Paese. Perché, piaccia o no, lui è questo paese! (Paolo Villaggio)
Copia proveniente da CSC – Cineteca Nazionale
Precede una selezione di sequenze di film interpretati da Tina Pica


Sotto le stelle del cinema
Bologna, 20 giugno – 30 luglio 2011

Spettacoli:
Piazza Maggiore
ore 22
ingresso gratuito


Sotto le stelle del cinema è una manifestazione promossa da: Cineteca del Comune di Bologna, Comune di Bologna, Ente Mostra Internazionale del Cinema Libero.
Con il contributo di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema; Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura; Bologna Estate; Fondazione CaRiSbo;
Main Sponsor: Hera.
Sponsor: Aeroporto ‘G.Marconi’ di Bologna, Confcommercio Ascom di Bologna, Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, EmilianAuto.
E con la partecipazione di  Mel BookStore, Bologna Welcome, CO.TA.BO.


Ufficio stampa Cineteca di Bologna:
Andrea Ravagnan
tel (+39) 0512194833
cinetecaufficiostampa2@comune.bologna.it

Documenti

Scarica il comunicato in formato word

Tipo di File: DOC Dimensione: 47.50 Kb

Scarica alcune foto dei film in programma

Tipo di File: ZIP Dimensione: 1.10 Mb