Le sperimentazioni di Franco Brocani
27 gennaio 2011
Ha diviso la sua vita tra arte e cinema, convogliando nelle immagini in movimento la sintesi del suo percorso artistico, fatto di sperimentazione, di arditezze, di visioni.
Franco Brocani, piemontese nato a Murazzano nel 1938, ha trovato poi a Roma la sua strada, lavorando con i più grandi, tra arte e cinema, appunto, con Mario Schifano (che gli ha dedicato nel 1969 la pellicola Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani, definendolo un "outsider assoluto che viveva il cinema come malattia") e Pier Paolo Pasolini (di cui è stato aiuto regista per l’episodio La sequenza del fiore di carta dal film collettivo Amore e rabbia), per dirne due.
Franco Brocani è ora ospite della Cineteca di Bologna, invitato in occasione del programma filmico costruito in occasione di Artefiera 2011, che vedrà la partecipazione di Brocani al Cinema Lumière sabato 29 gennaio, alle ore 18.
Diversi i lavori in programma, che coprono uno spazio di tempo ampio (dal 1967 al 1984), testimonianza di quasi vent’anni di carriera artistica: A proposito di S.W. Hayter – Grafica e cinema (1968), È ormai sicuro il mio ritorno a Knossos (1967), Lo specchio a forma di gabbia (1970), La maschera del Minotauro (1971), Segnale da un pianeta in via di estinzione (1972), L’Ippogrifo (1974) e Sulla poesia (1984). Franco Brocani incontrerà il pubblico al termine delle proiezioni.
Non si esaurisce qui la serata "artistica" di sabato 29 gennaio al Cinema Lumière: alle ore 20 Renato Barilli presenterà Seven Easy Pieces (in replica domenica 30 alle ore 14), il film di Babette Mangolte che documenta sette performance realizzate da Marina Abramovic, nel novembre del 2005 al Guggenheim Museum di New York.
Alle ore 22.15, invece, secondo capitolo della Qatsi Trilogy di Godfrey Reggio, Powaqqatsi, in attesa del capitolo conclusivo Naqoyaqatsi, in programma domenica 20 gennaio, alle ore 20.15.
Sabato 29 gennaio, ore 18, Cinema Lumière
Artefiera. Cinema sperimentale italiano: Franco Brocani
A PROPOSITO DI S.W. HAYTER – GRAFICA E CINEMA (Italia/1968)
È ORMAI SICURO IL MIO RITORNO A KNOSSOS (Italia/1967)
LO SPECCHIO A FORMA DI GABBIA (Italia/1970)
LA MASCHERA DEL MINOTAURO (Italia/1971)
SEGNALE DA UN PIANETA IN VIA DI ESTINZIONE (Italia/1972)
L’IPPOGRIFO (Italia/1974)
SULLA POESIA (Italia/1984)
Franco Brocani, uno dei grandi anarchici del cinema italiano, dopo il Centro Sperimentale esordisce con una serie di densissimi e spiazzanti cortometraggi prodotti dalla Corona Cinematografica, oggi praticamente invisibili. Film che rifiutano la classificazione, portando alla deriva arte, letteratura, specchi, visioni, scimmie, labirinti, pianeti al collasso, rivoluzioni, pure provocazioni e tutto il resto che ciascuno si sente autorizzato a sognarvi dentro.
Al termine, incontro con Franco Brocani
Sabato 29 gennaio, ore 20 (replica domenica 30 gennaio, ore 14), Cinema Lumière
Artefiera. Marina Abramovic
SEVEN EASY PIECES (USA/2007) di Babette Mangolte (95’)
Proiettato per la prima volta in Italia, documenta sette performance realizzate da Marina Abramovic, esponente di spicco nella scena artistica internazionale, tra il 9 e il 15 novembre 2005 al Guggenheim Museum di New York. L’artista reinterpreta cinque performances storiche degli anni Sessanta e Settanta (di Vito Acconci, Joseph Beuys, Valie Export, Gina Pane, Bruce Nauman), più due della stessa Abramovic. Premiato in Israele, Australia, Canada, Giappone e al Festival del cinema di Berlino nel 2007.
Evento promosso da Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, in collaborazione con Artefiera, Galleria Lia Rumma, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Illy
Introduce Renato Barilli
Ingresso libero
Sabato 29 gennaio, ore 22.15, Cinema Lumière
Artefiera. Le immagini straordinarie di Godfrey Reggio
POWAQQATSI (USA/1988) di Godfrey Reggio (99’)
Nel secondo capitolo della trilogia documentario ‘Qatsi’ protagonisti sono i popoli nativi del terzo mondo, legati alla terra e in equilibrio spirituale con la natura. Registrazione della diversità e delle trasformazioni delle culture viste come le note di un'umana sinfonia globale, cui la colonna sonora di Glass, un mix di ritmi e strumenti classici, elettronici e tribali, fornisce il magistrale contrappunto.
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