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Retrospettiva Kurosawa al Lumière

8 settembre 2010

Akira Kurosawa moriva proprio in questi giorni – il 6 settembre – di dodici anni fa, nel 1998. Ma sono i cent’anni dalla nascita di uno dei più grandi registi di sempre che la Cineteca di Bologna vuole ricordare con una lunga retrospettiva (11 titoli, alcuni dei quali in versione originale) che si inaugura domani, giovedì 9 settembre (ore 21, Cinema Lumière) con uno dei suoi tanti classici scolpiti nella storia del cinema, nella versione integrale che recupera tutti i 207’ del film: I sette samurai, diretto da Kurosawa nel 1954, prova magistrale d’attore di Toshiro Mifune e film capace di ispirare a pochi anni di distanza, nel 1960, un film mitico del western statunitense, I magnifici sette.
Dopo uno stacco di una settimana e la proiezione (giovedì 16 settembre) di quello splendido cortocircuito di bugie attorno a un’introvabile verità che è Rashomon (Leone d’Oro a Venezia nel 1951), il corpus più consistente della retrospettiva si svolgerà negli ultimi dieci giorni di settembre, a partire da lunedì 20 con Dersu Uzala, seguito martedì 21 dalla potente rivisitazione in chiave nipponica del Re Lear shackespeariano, Ran; mercoledì 22 è in programma Vivere, mentre giovedì 23 c’è il visionario Sogni, seguito a ruota da Dodes’ka-Den (venerdì 24), L’angelo ubriaco (sabato 25), La sfida del samurai (lunedì 27), Kagemusha, Palma d’Oro a Cannes nel 1980 (mercoledì 29), per chiudere il 30 settembre con il penultimo film del maestro, Rapsodia in agosto.

Giovedì 9 settembre, ore 21, Cinema Lumière
I SETTE SAMURAI (Schichinin no samurai, Giappone/1954) di Akira Kurosawa (207’)
XVI secolo. Mentre imperversano le guerre civili, i contadini di un villaggio riescono a convincere sette samurai a difenderli contro una banda di quaranta predoni. In realtà i samurai sono soltanto sei perché il settimo (interpretato dal prodigioso Toshiro Mifune) è un contadino che ha imparato a combattere, personaggio-chiave dell’inedita dialettica sociale del film, fra la casta nobile dei guerrieri in disarmo e il popolo umiliato e offeso. Questo aspetto essenziale del film fu quasi cancellato dai brutali tagli imposti dalla produzione (quaranta minuti per l’edizione giapponese e addirittura settanta per quella internazionale) che impoverirono la complessità di tinte e registri della versione integrale. Di questo capolavoro (uno dei più grandi successi del cinema giapponese) sono ammirevoli la scansione narrativa, la forza plastica e figurativa delle scene di battaglia e il disegno dei personaggi (Roberto Chiesi).
Versione originale integrale sottotitoli italiani

Giovedì 16 settembre, ore 20, Cinema Lumière
RASHOMON (Giappone/1950) di Akira Kurosawa (88’)
"Rashomon sarebbe stato il mio banco di prova, l’occasione in cui avrei potuto sperimentare le idee e le intenzioni che scaturivano dalle mie ricerche sul cinema muto. Per lo sfondo simbolico che m’era necessario, decisi di usare il racconto Nel bosco di Akutagawa, che scende nelle profondità del cuore umano come un chirurgo armato di bisturi, mettendone a nudo le oscure complessità e le singolari perversioni. Gli strani impulsi del cuore umano avrebbero trovato espressione in un accuratissimo gioco di luce e ombra. […] Questa sceneggiatura ritrae esseri umani che non riescono a sopravvivere senza bugie che li facciano sentire migliori di quel che sono in realtà. […] Questo film è come uno strano dipinto su rotolo che viene dispiegato e proiettato dall’ego". (Akira Kurosawa)

Lunedì 20 settembre, ore 17.30, Cinema Lumière
DERSU UZALA, IL PICCOLO UOMO DELLE GRANDI PIANURE (Dersu Uzala, Giappone-URSS/1974) di Akira Kurosawa (141’)
Dersu Uzala è un piccolo cacciatore mongolo che vive nella taiga siberiana da sempre, con un’esperienza inesauribile dei segreti della natura. L’esploratore Arseniev rimarrà profondamente colpito dalla sua saggezza e dal suo rapporto con gli elementi. Girato in Siberia e in Russia, prodotto dalla Mosfilm, è il film di un poeta che ha avvertito l’urgenza di rievocare l’armonia perduta fra l’uomo e la natura. Kurosawa si è ispirato alle memorie di Arseniev dei primi del Novecento per raccontare un viaggio che è al tempo stesso spirituale, magico e avventuroso (Roberto Chiesi).

Martedì 21 settembre, ore 22.15, Cinema Lumière
RAN (Giappone-Francia/1985) di Akira Kurosawa (162’)
Liberamente ispirato al Re Lear di Shakespeare, Ran "è un disegno privo di ombre ed essenziale. La storia è ridotta alla monomania dei personaggi. Il re, in tutti i sensi della parola, è nudo. Ognuno diventa subito ‘quello che è’, poi la caricatura di quello che è, poi un cadavere. […] Non c'è più nulla di ambiguo – dunque di umano – nel comportamento degli esseri umani. […] Ci si muove terribilmente nei film di Kurosawa […], salvo che si tratta di uno strano movimento, convulsivo e, per dirla tutta, macabro. Il mondo non diviene, si rompe. Gli uomini non cambiano, passano. Le società non progrediscono, si corrompono. È il movimento insito ‘nelle cose’ che interessa Kurosawa. L'energia immagazzinata nei corpi feriti mortalmente o nella terra che trema". (Serge Daney)

Mercoledì 22 settembre, ore 17.30, Cinema Lumière
VIVERE (Ikiru, Giappone/1952) di Akira Kurosawa (166’)
Trent’anni di lavoro in un ufficio municipale hanno reso Watanabe un burocrate indifferente che trascina inutili giornate. Ma quando scopre di avere un cancro che gli lascia pochi mesi di vita, prima sprofonda nella disperazione, poi tenta di abbandonarsi a una notte di piaceri, infine si consacra a una causa civile, riscattando la sua esistenza. Aperto e chiuso da un’impietosa raffigurazione dell’abbruttimento impiegatizio, Vivere descrive una discesa agli inferi che si converte in un racconto morale senza moralismi. Kurosawa conferisce alla narrazione il respiro di un grande romanzo metropolitano con audaci ellissi temporali, inattesi flasback e squarci visionari. Memorabili, per l'asciutta crudeltà, le sequenze della sala d'aspetto e del falso responso medico (Roberto Chiesi).
Versione originale integrale sottotitoli italiani

Giovedì 23 settembre, ore 19.45, Cinema Lumière
SOGNI (Yume, Giappone-USA/1990) di Akira Kurosawa (120’)
"Parlando dei sogni, Dostoievskij sostiene che sono l’espressione visiva dei nostri desideri e delle nostre angosce sepolte nel profondo di noi stessi. Incuriosito da questa osservazione, ho voluto saperne di più sull’argomento e ho cominciato a prendere nota dei miei sogni. […] Così quello che doveva essere un oggetto di studio personale – cos’è un sogno? Perché i sogni assumono delle forme così diverse? – è diventato un film, che si intitola appunto Sogni. Non è una sorta di Amarcord personale, non intendevo cioè parlare di me, del mio passato in questo film, ma del ‘sogno’ in quanto forma di espressione originale: nel quarto episodio ad esempio l'angoscia del capitano, unico sopravvissuto del suo plotone, prende la forma di un cane feroce che sbuca ringhiando da un tunnel. I sogni traducono desideri e paure in maniera fantastica, in una forma totalmente libera. […] Nel mio film, ho cercato di accogliere la sfida dei sogni che avevo visto...". (Akira Kurosawa)

Venerdì 24 settembre, ore 17.30, Cinema Lumière
DODES’KA-DEN (Giappone/1970) di Akira Kurosawa (140’)
Ispirato a otto racconti di Shugoro Yamamoto, il primo film a colori di Kurosawa è calato fra gli emarginati che vivono in una bidonville, come nel precedente I bassifondi. Ma il quadro è diventato più cupo e apocalittico, come il paesaggio, sommerso dai rifiuti e attraversato dalle folli corse di un minorato che immagina di guidare un tram. Si intrecciano otto storie dominate da follia, fame e violenza, non senza un filo di ironia. I cromatismi allucinati e fantastici sono stati scelti accuratamente da Kurosawa che ha dipinto il set, adottando fusioni di verde e ocra o contrasti fra rossi, neri e gialli. Fu prodotto dall’autore stesso con altri grandi registi giapponesi, in un tentativo sfortunato di contrapporsi all’arroganza delle major nipponiche. (Roberto Chiesi)

Sabato 25 settembre, ore 18, Cinema Lumière
L’ANGELO UBRIACO (Yoidore tenshi, Giappone/1948) di Akira Kurosawa (98’)
"Che tipo di persone sono [gli yakuza], esattamente? Qual è il codice d’onore che sostiene la loro organizzazione? Qual è la psicologia individuale dei membri delle bande, e come funziona la violenza di cui vanno tanto orgogliosi? Per approfondire questi interrogativi, decisi di ambientare il mio film in una zona dove si svolge il mercato nero, e di prendere come protagonista il gangster responsabile di quel territorio. Per scolpire a tutto tondo la sua personalità, decisi di opporgli un antagonista. […] Come sfondo alla vita di questi personaggi immaginammo un fetido scarico a cielo aperto in cui la gente del vicinato gettava le immondizie. Diventò il simbolo della malattia che si mangiava l'intero circondario". (Akira Kurosawa)
Versione originale sottotitoli italiani

Lunedì 27 luglio, ore 18, Cinema Lumière
LA SFIDA DEL SAMURAI (Yojimbo, Giappone/1961) di Akira Kurosawa (110’)
Primo dei due film che Kurosawa ha dedicato al ronin (samurai senza padrone) Sanjuro, Yojimbo (lett. La guardia del corpo) si svolge nell’era Tokugawa (XVII secolo), nel crepuscolo degli ideali e nel caos dei conflitti fra potentati. Sanjuro finge di mettersi al servizio di un mercante nella guerra che si protrae contro il suo rivale, ma sotterraneamente ordisce una strategia che conduce al reciproco massacro di entrambi. Narrato con un impeccabile dosaggio di effetti, colpi di scena, un'ironia acuminata e riusciti momenti grotteschi, è un western che riecheggia l'amore di Kurosawa per il cinema di Ford. Ispirò involontariamente il western all’italiana: infatti Leone ne plagiò la trama per Per un pugno di dollari. (Roberto Chiesi)
Versione originale sottotitoli italiani

Mercoledì 29 settembre, ore 17, Cinema Lumière
KAGEMUSHA – L'OMBRA DEL GUERRIERO (Kagemusha, Giappone/1980) di Akira Kurosawa (179’)
Nel Cinquecento, il potente clan dei Takeda riuscì a mantenere nascosta per due anni la morte del loro patriarca, il generale Shingen, grazie ad un sosia, ma finirono per essere annientati nella battaglia di Shidaragahara, che ha molte zone d’ombra. In questo sontuoso affresco, Kurosawa rievoca un secolo che lo affascinava per le sue contraddizioni e il crollo di una casata che riflette la fine di un’epoca. Due scene si contrappongono: il crudele teatro cui è costretto il sosia, dietro le quinte del potere, e la stupenda, infernale messinscena della battaglia. (Roberto Chiesi)

Giovedì 30 settembre, ore 22.30, Cinema Lumière
RAPSODIA IN AGOSTO (Hachigatsu no kyoshikyoku, Giappone/1991) di Akira Kurosawa (92’)
Sulla stessa linea d’ispirazione degli ultimi episodi di Sogni (sull’incubo del nucleare che grava nella memoria del Giappone), Kurosawa realizza un toccante film intimista, di ambientazione familiare, incentrato sul dialogo e la complicità che si stringe fra una vecchia sopravvissuta alla tragedia di Nagasaki e quattro nipoti, durante un'estate che trascorrono insieme. Permeato da una volontà di riconciliazione (l’episodio della visita di un cugino hawaiano), il film ha i suoi momenti più intensi nelle sequenze allucinate che rievocano l’esplosione del fungo atomico – un enorme Occhio spalancato – e nell'attacco di follia della vecchia, riposseduta dai suoi traumi ma soccorsa dai nipoti. (Roberto Chiesi)

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