La sequenza mancante di 'Salò'
27 maggio 2009Una sequenza di Salò tagliata dalle versioni italiana e francese: l’Associazione Fondo Pasolini, che cura il ciclo Salò e altri inferni: matrici e filiazioni del capolavoro ‘maledetto’ di Pasolini, offre l’occasione di scoprire quel minuto sparito, grazie alla proiezione della copia integrale dell’ultimo film di Pasolini, in programma al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna giovedì 28 maggio alle ore 20. Introdurrà la proiezione Roberto Chiesi del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna.
Presentazione di Roberto Chiesi, Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna:
"Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini, uscito postumo, fu definito dall'autore "un mistero medioevale". Pasolini intendeva dire che ogni sequenza, ogni atto, ogni momento del film alludeva ad altro, proprio come nei Misteri medioevali ogni "quadro" rappresentato, evoca altro, una storia sacra o profana. La grande complessità – e la violenza narrativa, quasi intollerabile – di Salò nascondono numerosi segreti, situazioni cifrate, allusioni, appunto, a ciò che Pasolini si rifiutava di raffigurare e mettere in scena direttamente: il Presente, il degrado dell’Italia, ammorbata dalla televisione e dallo sviluppo senza progresso.
Ma esiste un mistero supplementare che si cela in Salò, un piccolo mistero non ancora chiarito: nelle copie del film distribuite in Gran Bretagna, intorno al ’42, subito dopo la sequenza dello sposalizio "coatto" di due vittime, un ragazzo e una ragazza, quando il Duca (Paolo Bonacelli) caccia via gli astanti per procedere, con i suoi complici, allo stupro dei due poveri sposini, ecco che in quel punto preciso c’è una sequenza mancante nella versione italiana del film che conosciamo, così come in quella francese (il film è una coproduzione italo-francese).
In questa breve sequenza, che dura meno di un minuto, il duca, prima di chiudere la porta, recita con tono sarcastico e compiaciuto alcuni versi di una poesia in tedesco e fa menzione anche del nome dell’autore: Gottfried Benn. Il nome di Benn risuona sinistramente sul dettaglio degli abiti nuziali che giacciono a terra, dopo che la "sposina" è stata costretta a toglierseli.
Pasolini non amava Benn (lo definì un "sedicente mistificatore schizofrenico nazista" che in realtà celava "un grande borghese irreprensibile, homme de monde, reazionario"). Ma nell’aprile del 1973, due anni prima di girare Salò, dedicò un’affilata recensione alle Poesie statiche di Benn, che inizia con queste parole: "Gottfried Benn è stato giustamente odiato da tutti. I soli ad odiarlo ingiustamente sono stati i nazisti".
Non è quindi difficile intuire perché Pasolini abbia messo in bocca ad uno degli abietti protagonisti del suo film i versi di un poeta che odiava. Ma il mistero risiede nell’esistenza di questa sequenza esclusivamente nelle copie anglosassoni, laddove manca anche nella prima copia (e nella relativa lista dialoghi) presentata alla commissione di censura italiana nel novembre 1975, appena uscita dalla moviola".
Salò e altri inferni: matrici e filiazioni del capolavoro ‘maledetto’ di Pasolini
A cura dell’Associazione Fondo Pasolini di Bologna
Giovedì 28 maggio, ore 20, Cinema Lumière
SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA (Italia/1975) di Pier Paolo Pasolini
L'ultimo e postumo film di Pasolini è un ‘mistero medioevale’ di raffinata crudeltà sul presente dell'omologazione, nascosto sotto le maschere del fascismo repubblichino e del romanzo incompiuto di Sade. Versione integrale, senza i tagli inflitti dalla censura nel 1977. A seguire, una breve sequenza inedita contenente una citazione dal poeta Gottfried Benn, "giustamente odiato da tutti. I soli ad odiarlo ingiustamente sono stati i nazisti" (Pasolini).
Copia proveniente da CSC-Cineteca Nazionale
Introduce Roberto Chiesi
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