'Jules e Jim' e 'Barry Lyndon', 'Tempi moderni' e 'Dogville': le 'coppie di fatto' del cinema
30 gennaio 2009
Torna in marcia il treno di Fronte del Pubblico, il progetto coordinato dalla Cineteca di Bologna con il sostegno di Gruppo Hera per portare in tutto il circuito della regione Emilia-Romagna il programma di ‘Coppie di fatto. Relazioni tra i film della storia del cinema’, che prosegue il suo percorso con l’analisi dei Linguaggi (dopo aver affrontato i Mestieri e i Generi del cinema nelle scorse stagioni).
Sempre a cura di Franco La Polla, ‘Coppie di fatto’ si articola quest’anno in otto tappe, otto coppie di film, emblematici per alcune categorie: ‘La luce’ (per cui è stato scelto un confronto tra Jules e Jim di François Truffaut e Barry Lyndon di Stanley Kubrick); ‘La rottura della linearità’ (L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais e Gomorra di Matteo Garrone); ‘Rivolte’ (Roma città aperta di Roberto Rossellini e Morgan matto da legare di Karel Reisz); ‘Animazione’ (una selezione Disney, da un lato, Principi e Principesse di Michel Ocelot, dall’altro lato); ‘Lo spazio’ (Tempi moderni di Charles Chaplin e Dogville di Lars von Trier); ‘Avanguardie’ (gli storici Un chien andalou, Entr’acte e Ballet mécanique vs. La verifica incerta di Alberto Grifi); ‘Hollywood’ (Sangue e arena di Fred Niblo e Le iene di Quentin Tarantino); ‘Influenza o remake?’ (Funny Games, nelle due versioni firmate dallo stesso Michael Haneke nel 1997 e nel 2007).
Si parte lunedì 2 febbraio a Rimini con la coppia Jules e Jim e Barry Lyndon per ‘La luce’, giungendo a Bologna il 4 e il 6 febbraio (con i primi due programmi ‘La rottura della linearità’ e ‘La luce’), per poi toccare Modena, Reggio Emilia, Cattolica, Parma, Forlì e Imola.
Presentazione di Franco La Polla:
"Ogni ambito di operazione creativa si distanzia e nel contempo si identifica con qualunque altro. Sappiamo tutti quanto il cinema si differenzi dalla letteratura a causa del diverso mezzo d'espressione che presiede all'uno e all'altra. Ma dovremmo anche sapere che lo sviluppo, le tendenze, le fughe, i miti in progress di una cultura sono gli stessi nell'una e nell'altra area. Ad esempio, esiste un'avanguardia (anzi, più d'una) di carattere letterario che, almeno a partire dall'inizio del Novecento si è posta come fondamento di non poca produzione letteraria a venire; ed esiste un'avanguardia cinematografica (anche qui, in realtà, parecchie) che ha tentato di spezzare la linea tradizionale del racconto per immagini. Ovviamente, come si diceva, ambedue lo hanno fatto nei termini, nei modi e negli ambiti di loro competenza: rispettivamente, la parola e l'immagine.
Compito della critica così come della storia del mezzo espressivo, ma anche dello spettatore colto, informato, culturalmente interessato e vigile, è discernere qual è il minimo comun denominatore delle due, che cosa, cioè, esse hanno in comune indipendentemente dalla diversità dei modi d'espressione. Talché, ad esempio, è possibile leggere nel fenomeno stesso del montaggio una sorta di figura della frammentazione per come essa si era venuta formando e imponendo nella pratica letteraria protonovecentesca, sino a svilupparsi in modi clamorosi con l'avvento del postmodernismo.
Certo, parlare di luce in letteratura è infinitamente più arduo, se non impossibile, che farlo in ambito cinematografico (per non dire dell'animazione, che ovviamente in letteratura non esiste). Si tratta infatti di qualcosa che fa parte del mezzo specifico e non di un altro, e dunque non vi è in questo caso spazio per comparazioni e confronti.
Ma comparazioni e confronti possono essere fatti anche all'interno di un singolo ambito operativo. Ad esempio, esiste un concetto di remake (molto controverso) che coinvolge sia letteratura che cinema, e ne esiste un altro (anche più controverso) che appartiene a uno solo di questi ambiti.
Spetta alla critica fare ordine all'interno di un campo così intricato nel quale si intersecano linguaggi e mezzi e forme adeguati a dar loro corpo e senso. E spetta alla critica un ulteriore compito: quello di rintracciare – appunto attraverso la comparazione – l'evoluzione non solo dello stato dell'arte per quel che riguarda quella particolare area d'operazione, ma anche per quel che riguarda il senso che bisogna attribuire a quella evoluzione. In altre parole, il linguaggio non si limita mai a essere un fatto relativo a modi d'espressione, ma è sempre un fatto culturale, un marker che segna l'evoluzione (o la nascita) di modi diversi di percepire e rendere immaginativamente il mondo".
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