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I vincitori di Visioni Italiane

2 aprile 2015

Un giovanissimo autore (classe 1982) realizza il Miglior documentario in concorso alla 21ª edizione di Visioni Italiane: Bartolomeo Pampaloni, con un progetto svincolato da sceneggiatura, ci ha portato nel mondo dei clochard di Roma Termini. Così si intitola il suo film, scelto dalla giuria composta da Simone Catania (produttore e regista), Gianfranco Giagni (regista), Dagmawi Yimer (regista) “per la capacità e la sensibilità dell’autore di aver costruito un rapporto empatico e di fiducia con i propri personaggi. Questo film racconta con talento la dignità di persone apparentemente invisibili. La struttura narrativa riesce a emozionare, rendendo non scontato quello che sarebbe potuto essere scontato”.

La giuria del concorso dedicato invece ai corti e mediometraggi di fiction, composta da Roberto Cimatti (direttore della fotografia), Ugo Cornia (scrittore), Ivan Cotroneo (sceneggiatore e regista), Wilma Labate (regista) e Francesco Munzi (regista), ha assegnato invece due premi ex aequo, pur dichiarandosi “una giuria contraria per principio agli ex aequo: ma ci siamo dovuti ricredere di fronte a due film molto diversi tra loro ma ugualmente belli”.
I vincitori sono infatti due lavori giocati su registri opposti: da un lato, quello comico di How I Didn’t Become a Piano Player di Tommaso Pitta, “per la sapienza della costruzione in un continuo crescendo, la conoscenza precisa di ritmo e tempi comici e per la brillante direzione degli attori che rendono il lavoro compatto come un film”; dall’altro lato, quello drammatico di Recuiem di Valentina Carnelutti, “ per l’originalità dell’idea, la sensibilità della messa in scena e per l’intensità e la consapevolezza stilistica dimostrata con la macchina da presa sempre addosso alla storia”.

Questi i principali vincitori della 21ª edizione di Visioni Italiane, annunciati ieri, domenica 1° marzo, al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna, nel corso di una sempre affollata e informale cerimonia di premiazione.

 

Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
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