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'Footlights' in traduzione italiana

10 dicembre 2014

Chaplin romanziere? Sì, una sola volta. Al catalogo d’invenzioni di un genio dell’arte totale, mancava quella letteraria, nella sua forma compiuta del romanzo breve.
Ora Footlights, questo il titolo del libro che Charles Chaplin scrisse nel 1948, il suo primo e unico romanzo, esce per la prima volta in traduzione italiana, per le Edizioni Cineteca di Bologna.

Un romanzo rimasto inedito per oltre 60 anni, emerso dal suo archivio privato e dato per la prima volta alla luce in edizione internazionale inglese, dopo l’approvazione della famiglia, grazie alla Cineteca di Bologna lo scorso febbraio, in occasione del Centenario di Charlot (il Vagabondo venne “inventato” da Chaplin infatti il 7 febbraio 1914) e ora pubblicata, sempre per le Edizioni Cineteca di Bologna, nella traduzione italiana di Marisa Sestito, specialista di Charles Dickens, autore al quale Chaplin sembra richiamarsi proprio in questo suo esercizio letterario.
Footlights è il primo e unico caso in cui un suo film prenda inizialmente la forma di un vero e proprio testo letterario: il film di cui parliamo è Limelight – Luci della ribalta, che vedrà la luce solo quattro anni dopo, nel 1952.

Prima di essere uno dei grandi film della maturità di Chaplin, prima ancora di essere una sceneggiatura, Limelight nacque quindi in forma squisitamente letteraria: un racconto lungo, custodito dall’Archivio Chaplin, di cui la Cineteca di Bologna ha curato l’intera catalogazione e digitalizzazione.
Questa prova letteraria rappresenta un caso unico nella carriera di Chaplin e colpisce per la vividezza dello stile, l’equilibrio narrativo.

Ecco l’incipit del racconto che già rende il senso della libertà con cui si muova la scrittura chapliniana, tra la vivacità colloquiale (che confluirà inalterata nel film) e il respiro dickensiano di descrizioni e caratteri:

All’imbrunire, mentre le luci di Londra si accendevano contro il cielo color zafferano, Thereza Ambrose, una ragazza di diciannove anni, sprofondava fuori dalla vita; sprofondava nel crepuscolo di una povera piccola stanza in un vicolo di Soho.
La stanza prendeva luce da una finestra e i suoi pallidi lineamenti ne erano messi in risalto, mentre giaceva supina sporgendo appena dal bordo di un vecchio letto di ferro. Sul cuscino si allargava una cascata di capelli castani incorniciando il volto ascetico, calmo infine, tranne che per un tremito della bocca di tanto in tanto. Nella stanza vi erano i segni tipici della tragedia; una boccetta di sonniferi vuota sul pavimento e il sibilo del bruciatore a gas.
In strada un gaio organetto faceva da contrappunto alla scena, intonando a tempo di valzer il motivetto del giorno:
Perché mai la modesta stanzetta di Bloomsbury
Ho la… scia… to…
Dove con una sterlina a settimana vivevo
Sazio e appa… ga… to…
Accompagnata da quello strepito, la solitaria tor-mentata vita di Thereza Ambrose si andava spegnendo.


David Robinson, biografo e più eminente studioso chapliniano, conduce il lettore con il capitolo introduttivo, Evoluzione di una storia, alla piena comprensione di questo tesoro d’archivio, “storia di una ballerina e di un clown” che affonda le radici in un lontano, breve ma decisivo incontro nel 1916 tra Chaplin e Nijinsky, uno scambio che colpì Chaplin al punto da riaffiorare vent’anni dopo, con l’abbozzo di un soggetto ispirato al grande ballerino russo e ritrovato nel 2012 grazie alle ricerche compiute dal Progetto Chaplin della Cineteca di Bologna, che ha ora recuperato le pagine del 1948 intitolate Footlights nelle quali la storia del vecchio clown, Calvero, e della ballerina, Thereza, diverrà un racconto dalle caratteristiche uniche nell’intera produzione artistica chaplinana.
Affranto dall’insuccesso di Monsieur Verdoux (film del 1947), Chaplin torna quindi l’anno seguente, con la stesura di Footlights, a riflettere sulla sua vita, sul senso dell’arte comica, sul rapporto con un pubblico che teme lo abbia abbandonato:

«Lo odio».
«Il teatro?».
«Sì».
«Perché?».
«È un modo artificioso di vedere la vita… No… è una faccenda malinconica… far finta di essere diverten-ti quando non c’è nessun motivo di divertirsi».
«Strano, con tutto il suo successo, sentirle dire una cosa del genere», osservò.
«Forse non è tanto il teatro che odio, quanto il pub-blico».
«Il pubblico?… e perché lo odia?».
Sorrise malinconico. «Perché sono vecchio e amareg-giato, immagino. Ecco cosa odio dell’invecchiare – il disprezzo e l’indifferenza di cui ti fanno segno. Pensano che io non serva più a niente… un sopravvissuto. È per questo che una rentrée sarebbe fantastica!… davvero sensazionale. Farli squassare dalle risate, come una volta… sentire quel rombo che sale… le ondate di riso che ti arrivano addosso, ti sollevano in alto… che tonico! Ti andrebbe di ridere con loro, ma ti trattieni e ridi dentro… mio Dio, un’emozione unica!». Fece una pausa. «Con tutto che li odio quei pidocchiosi – quanto amo sentirli ridere!».


Una sorta di percorso a ritroso autobiografico che lo porta alle origini stesse della sua carriera, nella sua città natale, Londra, e lasciando intravedere tracce riconoscibilissime della propria esperienza in un Calvero che raffigura un po’ il padre (se pensiamo alla dipendenza dall’alcol) e un po’ se stesso e le proprie insicurezze legate al passar degli anni:

«Là fuori non devi esser altro che il vecchio te stesso, e li farai sembrare dei dilettanti».
«Siamo tutti dilettanti», rispose Calvero. «Nessuno di noi vive abbastanza a lungo per essere qualcos’altro».


David Robinson torna a pubblicare un suo scritto dopo anni di riflessione, con il ricco e affascinante Il mondo di Limelight, edito assieme a Footlights in un unico elegante volume, che ricostruisce la realizzazione di Limelight e ci fa ripercorrere la Londra degli anni Dieci che il racconto e il film fanno rivivere: la Soho dei teatri, il mondo degli impresari, il music-hall, i balletti di Leicester Square... Il libro è illustrato da documenti e fotografie provenienti dall’Archivio Chaplin e da rarissime testimonianze iconografiche di Londra così com’era negli anni della giovinezza e formazione chapliniana.

A conclusione di un 2014 in cui l’Association Chaplin e la Cineteca di Bologna festeggiano il Centenario di Charlot, arriva quindi la pubblicazione in italiano di Footlights, accompagnata dalla distribuzione nel mese di dicembre nelle sale italiane del restauro realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata di Modern Times – Tempi moderni, pubblicato contemporaneamente in DVD, assieme alle Comiche Essanay, ultimo tassello delle comiche realizzate da Charles Chaplin nella metà degli anni Dieci e pubblicate dalle Edizioni Cineteca di Bologna.

 

Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
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