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Omaggio a David Lynch

24 settembre 2014

David Lynch può forse essere considerato l’ultimo grande creatore di forme cinematografiche. Autore di un cinema sperimentale e surreale, che svela i risvolti più inquietanti della realtà, riplasmando i generi e le logiche narrative.
In occasione della mostra David Lynch: The Factory Photographs che il MAST dedica alla fotografia industriale di Lynch – uno dei tanti linguaggi artistici da lui praticati, accanto alla pittura, alla musica e al cinema – la Cineteca di Bologna ripercorre al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b) da giovedì 25 a sabato 27 settembre alcuni dei titoli più significativi della sua filmografia, da Eraserhead a Cuore selvaggio, da Strade perdute a Inland Empire, fino all’ultimo docu-film musicale dedicato ai Duran Duran.



Omaggio a David Lynch

Cineteca di Bologna – Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b)


Giovedì 25 settembre

Ore 17.15
STRADE PERDUTE (Lost Highway, USA/1996) di David Lynch (134’)
Nuova resurrezione lynchana, quando veniva ormai dato per spacciato. Lost Highway si presenta come un film scintillante e dark, impaginato come un catalogo di moda ma attraversato da ogni tipo di paradosso: parlare con una persona che si trova contemporane­amente al telefono con voi, suonare al campanello e dialogare al citofono con se stessi, cambiare perso­nalità a metà film e vedere un mondo che possiede lo stesso lessico ma un’altra sintassi.

Ore 19.45
THE ELEPHANT MAN (GB/1980) di David Lynch (125’)
La storia di John Merrick, l’uomo elefante, il freak della Londra proto-industriale, serve a Lynch per due motivi: mostrare il lato intimamente mélo del suo cinema e trovare una via d’entrata a Hollywood. Elephant Man è ibrido e tragicomico come il suo protagonista, da una parte trascina al pianto il grande pubblico e dall’altra fa saettare schegge di orrido e memorie di Tod Browning. Non meno ancestrale e traumatico di Eraserhead, The Elephant Man si nasconde dietro il film di malattia anni Ottanta per costruire una nuova riflessione sul visibile e sull’orrore.

Ore 22.15
DURAN DURAN: UNSTAGED (USA/2011) di David Lynch (121’)
L’unica regia firmata da Lynch dal 2006 di Inland Empire è questo docufilm, inizialmente pensato come evento web e incluso nella American Express Unstage, una serie di concerti la cui regia è affidata a famosi registi cinematografici. L’esibizione di uno dei gruppi simbolo anni Ottanta, svoltasi nel 2011 al Mayan Theater di Los Angeles, è filtrata attraverso lo sguardo surreale del cineasta americano. Lynch va oltre l’evento che si svolge sul palco e sperimenta un dialogo inedito tra le immagini delle riprese live e un secondo livello visivo sovrapposto fatto di figure e animazioni.


Venerdì 26 settembre

Ore 18
CUORE SELVAGGIO (Wild at Heart, USA/1990) di David Lynch (125’)
Cuore selvaggio, che vince Cannes tra le polemiche, è Velluto blu con il piede sull’acceleratore. Incredibile e miracoloso catalogo di eccessi virulenti, è un road movie attraverso un’America disperata, violenta, pornografica. L’amore di Sailor e Lula, purissimo e distillato, si accende di immagini maestose e improvvise catastrofi. Per alcuni, un tour de force per épater le bourgeois; per gli altri, uno dei pochi film contemporanei ad aver scosso dalle fondamenta l’immaginario Usa.

Ore 20.45
INLAND EMPIRE (USA-Polonia-Francia/2006) di David Lynch (180’)
Affascinato dalle meraviglie della camera digitale, Lynch gira in DV un film del tutto aperto: sceneggiatura in costruzione sequenza dopo sequenza, set sparsi tra America ed Europa, attori feticcio (Laura Dern) disposti a tutto per lui, e riflessione tenebrosa sulla settima arte. Se possibile, un film ancora più imprendibile e illogico degli altri, anche se – a ben vedere – un’opera esplicitamente sul cinema e sulla creazione, forse la più diretta che il cineasta abbia mai girato: un Effetto notte del delirio?


Sabato 27 settembre

Ore 18
VELLUTO BLU (Blue Velvet, USA/1986) di David Lynch (120’)
Più che universi paralleli, quelli di Lynch fanno pensare a mondi che sprofondano in altri mondi. Scatole che contengono altre scatole (e “cosa c’è nella scatola?”, ci si chiede in Dune. “Dolore”). Entrando (e uscendo) da un orecchio, Velluto blu ci porta a spasso in una scatola cranica. “È un mondo strano”, ci dicono. Sì, ma anche molto familiare, a guardarlo onestamente. È così strano che un delizioso pettirosso stritoli uno scarafaggio nel becco?

Ore 20.15
ERASERHEAD – LA MENTE CHE CANCELLA (Eraserhead, USA/1977) di David Lynch (89’)
Nato in un contesto indipendente e underground, il primo lungometraggio di David Lynch passa in pochi mesi dalle gallerie d'arte di New York alle sale di tutto il mondo. Primo incunabolo (ma per alcuni il più radicale e ipnotico) delle visioni lynchane: b/n avanguardistico, narrazione apocalittica, vicende inspiegabili e orrore ovunque. Fantascienza e occulto stravolti per sempre, secondo una logica decisamente surrealista. “Come Shining, Eraserhead stupisce per la capacità di tener fede alla forma linguistica dell’inconscio” (Enrico Ghezzi).

Ore 22
MULHOLLAND DRIVE (USA-Francia/2001) di David Lynch (147’)
Ancora oggi si discute: che diavolo succede in Mulholland Drive? Eppure la spiegazione c’è, a patto di stare molto, molto attenti. E tutto sommato la storia conta più di quanto non si creda, per Lynch. È nelle sue pieghe, nelle circonvoluzioni narrative e nelle sterzate oniriche del racconto, che poi i misteri gemmano, le paure si materializzano, il comico e l’orrore si fondono. Per di più, Lynch dimostra di sviluppare un apprezzabile sguardo erotico sulle protagoniste, entrambe magnifiche. Un film su Hollywood, ma non di Hollywood.

 

Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
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