Omaggio a Robin Williams
5 settembre 2014
Una maratona al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna (Piazzetta Pasolini, 2/b), in ricordo di Robin Williams: sabato 6 settembre, tre film tra i più significativi e amati tra quelli interpretati dall’attore scomparso lo scorso 11 agosto: Good Morning Vietnam (ore 17.30), L’attimo fuggente (ore 20) e La leggenda del Re pescatore (ore 22.30).
Sabato 6 settembre, Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b)
Ore 17.30
GOOD MORNING, VIETNAM (USA/1987) di Barry Levinson (120’)
Versione originale con sottotitoli italiani
Ormai fuori dalla popolarissima e felice esistenza come Mork che veniva da Hork, è qui che Robin Williams fonda il proprio mito istrionico. “Un Viet-film quasi comico” (il Mereghetti), che celebra la libertà d’espressione e il suo scatenamento, ricostruendo interni di guerra con qualche omaggio a M.A.S.H. (dove la guerra era quella di Corea, e dunque il décalage temporale più o meno lo stesso). La storia è quella vera di Adrian Cronauer, dj radiofonico che nella Saigon del 1965 tiene alto l’umore e incalza le coscienze critiche delle truppe americane. Williams mitraglia parole, energia, talento, promesse.
Ore 20
L’ATTIMO FUGGENTE (Dead Poet Society, USA/1989) di Peter Weir (128’)
Versione originale con sottotitoli italiani
Alla morte di Robin Williams le bacheche dei social network si sono riempite di una sola frase, “Capitano, mio capitano”. Il professor Keating, quello che tutti avremmo voluto nel nostro liceo, è di gran lunga il personaggio più amato nella galleria dell’attore americano. Eppure, dietro una sceneggiatura di ferro e un impianto melodrammatico di prim’ordine, c’è sempre la straordinaria tensione che Peter Weir suggerisce allo spettatore. Tra classico e moderno, tra stile e recitazione, tra scrittura e messa in scena, tra norma e ribellione. Professor Keating c’est moi, sembrano dire, per motivi diversi, sia Williams sia Weir.
Ore 20.30
LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE (The Fisher King, USA/1991) di Terry Gilliam (137’)
Un altro professore nella vita di Robin Williams, dopo il capitano mio capitano di L’attimo fuggente: ma questa volta è il ricordo sdrucito dell’uomo che fu, diventato un homeless che vaga, allucina, strepita e cerca il sacro graal per le strade notturne e trasfigurate di Manhattan. L’esuberanza si tinge di nero, questo ruolo scortica più di ogni altro l’angoscia che preme sotto ogni smorfia e sorriso di Williams. Quello tra lui e Gilliam, entrambi artisti votati all’eccesso, era un incontro che si prendeva i suoi rischi: il risultato è un film traboccante e imperfetto che ha saputo seminare visioni e cerebrali invenzioni metropolitane (un notevole romanzo newyorkese come Chronic City di Jonathan Lethem gli è in vari modi debitore).
Andrea Ravagnan
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