Riapre il Lumière
27 agosto 2014
Il Cinema Lumière inaugura la sua nuova stagione nel segno di Sergio Leone. Il genio del western all’italiana, da anni al centro del lavoro di restauro della Cineteca di Bologna, sarà il grande protagonista del cartellone di settembre del Cinema Lumière con la versione restaurata dei tre titoli della Trilogia del dollaro, presentati in anteprima all’ultimo Festival di Cannes (dove Per un pugno di dollari ebbe l’onore di suggellare la cerimonia di premiazione) e ora nelle sale della Cineteca a partire da domani, giovedì 28 agosto, proprio con il primo capitolo della Trilogia, Per un pugno di dollari, in programma sia nella versione italiana, sia nella versione internazionale inglese.
E se a settembre Per un pugno di dollari passerà il testimone a Per qualche dollaro in più e poi a Il buono il brutto il cattivo, già da domani, giovedì 28 agosto, il Cinema Lumière inaugura anche il cartellone delle prime visioni, con la Napoli raccontata da Agostino Ferrente e Giovanni Piperno in Le cose belle: nel 1999 Ferrente e Piperno avevano realizzato per Rai3 un documentario che voleva raccontare alcuni frammenti di adolescenza a Napoli. Ai loro quattro protagonisti chiesero come immaginassero il proprio futuro: loro risposero con gli occhi pieni di quella luce speciale che solo a quell’età possiede chi ancora sogna “le cose belle”. Dieci anni dopo, passando dalla Napoli del rinascimento culturale a quella sommersa dall’immondizia, i registi sono tornati a filmare i loro quattro protagonisti per un arco di quattro anni.
Agostino Ferrente incontrerà il pubblico del Cinema Lumière sabato 30 agosto, al termine della proiezione delle ore 20.30.
A settembre vedremo poi i restauri che la Cineteca presenterà nei prossimi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia: La Cina è vicina (in programma al Cinema Lumière giovedì 4 settembre, alle ore 20, seguito dall’incontro con Marco Bellocchio), L’udienza di Marco Ferreri (mercoledì 17 settembre, ore 20) e Todo modo (domenica 21 settembre, ore 20).
E sabato 6 settembre, il ricordo di Robin Williams, con tre film tra i più significativi e amati tra quelli interpretati dall’attore scomparso lo scorso 11 agosto: Good Morning Vietnam, L’attimo fuggente e La leggenda del Re pescatore.
Da giovedì 28 agosto al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b)
PER UN PUGNO DI DOLLARI (Italia/RFT/Spagna 1964) di Sergio Leone (100’)
Restauro promosso da Fondazione Cineteca di Bologna, Unidis Jolly Film, The Film Foundation, Hollywood Foreign Press Association e realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata.
In un certo senso, Sergio Leone sentiva che Hollywood non sapeva più creare la magia che lo aveva incantato da giovane. I western erano diventati troppo convenzionali e verbosi. Leone intuiva che le vecchie favole stavano svanendo e sentiva che “non sarebbe stato possibile rimpiazzarle”. Si poteva far rivivere l’incanto concentrandosi su dettagli convincenti, facendo uno sforzo per mantenere la favola il più possibile realistica, sottolineando l’imprevedibilità, accentuando “lo spettacolo” e creando un eroe in sintonia con i tempi. Ed era affascinato dal meccanismo che permette al cinema di proporsi come moderna forma di mito. Da Per un pugno di dollari in poi, Leone vuole farci credere alle sue favole e fa di tutto perché ciò avvenga, ma nel contempo non vuole che ci crediamo. Per prendere le distanze usa l’ironia, l’umorismo e la voce di un personaggio che dice: “Mi sembra di giocare agli indiani”. Insomma, vuole avere tutto. Sergio Leone faceva film western ambientati in un’altra epoca e in un altro paese, in un passato insieme storicamente accurato e simile a un sogno. Invece di raccontarci le sue storie alla maniera hollywoodiana (come aveva imparato a fare), le abbelliva, trasformava la grammatica del film in una sorta di retorica e generalmente aveva nei confronti del western l’atteggiamento di un manierista alle prese con un soggetto biblico. Una delle caratteristiche salienti del western era il paesaggio, e Leone usò i paesaggi in maniera spiazzante, ora riempiendoli di faccioni ora distanziandosi per lasciarli sorprendentemente vuoti. Piuttosto che invocare i valori morali tradizionali del western, trasformò il genere in un muscoloso carnevale mediterraneo popolato da canaglie e da imbroglioni.
Christopher Frayling
LE COSE BELLE (Italia/2013) di Agostino Ferrente, Giovanni Piperno (88’)
La fatica e la bellezza di crescere al Sud in un film dal vero che narra tredici anni di vita. Quella di Adele, Enzo, Fabio e Silvana, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza e l’inizio dell’età adulta. Nel 1999 Agostino Ferrente e Giovanni Piperno avevano realizzato per Rai3 un documentario che voleva raccontare alcuni frammenti di adolescenza a Napoli. Ai loro quattro protagonisti chiesero come immaginassero il proprio futuro: loro risposero con gli occhi pieni di quella luce speciale che solo a quell’età possiede chi ancora sogna “le cose belle”. Dieci anni dopo, passando dalla Napoli del rinascimento culturale a quella sommersa dall’immondizia, i registi sono tornati a filmare i loro quattro protagonisti per un arco di quattro anni. Alle “cose belle” non credono più. O forse hanno imparato a non cercarle nel futuro o nel passato, ma nell’incerto vivere della loro giornata, nella lotta per un’esistenza, o sarebbe meglio dire resistenza, difficile ma dignitosa.
Andrea Ravagnan
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