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Giorgio Diritti presenta 'Un giorno devi andare'

1° agosto 2014

Ci eravamo lasciati nell’estate 2013 con Giorgio Diritti che, presentando l’impresa herzoghiana di Fitzcarraldo, raccontava la propria esperienza in Amazzonia.
Ora è la volta di vedere sul grande schermo di Piazza Maggiore il film dello stesso Giorgio Diritti girato nella foresta brasiliana, Un giorno devi andare, lunedì 4 agosto, alle ore 21.45, naturalmente alla presenza del regista.


Sotto le stelle del cinema

Lunedì 4 agosto, ore 21.45, Piazza Maggiore
UN GIORNO DEVI ANDARE (Italia/2013) di Giorgio Diritti (110’)
Introduce Giorgio Diritti

Giorgio Diritti, al terzo lungometraggio, si pone senza più alcun dubbio ai vertici del nostro cinema. Un giorno devi andare prosegue la ricerca iniziata con Il vento fa il suo giro e continuata con L’uomo che verrà. Certo, il passaggio da un film ‘sulla Resistenza’ come L’uomo che verrà a una via crucis tutta intima e personale come Un giorno devi andare farà storcere il naso a qualcuno. Ma speriamo tanto di non essere più nell’Italia degli anni Cinquanta, dove Rossellini veniva lapidato per aver ‘tradito’ gli ideali resistenziali di Roma città aperta in film come Viaggio in Italia e Europa 51. Speriamo tanto sia vero il contrario: proprio Europa 51, dramma di una donna (Ingrid Bergman, in quel caso) che si spoglia francescanamente della propria ricchezza borghese per andare fra i diseredati, sembra essere un film-guida di tanti cineasti italiani di oggi. Lo è stato sicuramente per Alice Rohrwacher in Corpo celeste e sembra esserlo per Diritti in questo film: tra l’altro Rossellini si ispirò anche alla figura di Simone Weil, e proprio un libro della filosofa francese compare non tanto all’improvviso in mano alla protagonista mentre naviga su un piroscafo nel cuore dell’Amazzonia. Come molti grandi film, Un giorno devi andare racchiude dentro di sé un documentario: lo sguardo di Diritti sulle piccole comunità amazzoniche e sui quartieri degradati di Manaus è partecipe e potente, così come la ricostruzione scrupolosa degli usi contadini dell’Appennino bolognese era essenziale in L’uomo che verrà. Ma il film è soprattutto un viaggio spirituale - non bigotto, né religioso in senso istituzionale - dentro se stessi, compiuto con quello stile ellittico e quella magnificenza visiva che ci hanno portato, in passato, a paragonare Diritti a Terrence Malick. Confermiamo.

Alberto Crespi

Anni fa ho realizzato alcuni servizi televisivi e un documentario in Amazzonia. L’esperienza è stata molto coinvolgente: per la spettacolare bellezza della natura, per il dilatarsi di tempi, per la semplicità e la gentilezza delle popolazioni, in uno scenario che naturalmente porta a percepire la forza primordiale della vita, a interrogarsi sul ruolo dell’uomo e a indagare il senso di un “oltre” l’esistenza stessa, pervasi da qualcosa che è “altro”, trascendente, tanto presente quanto impalpabile. Nell’occasione di quel viaggio, sono stati molti gli incontri con europei che hanno deciso di vivere la loro esistenza in quel territorio. In quell’ambiente dove si dilatano i tempi, dove la natura richiama forte il senso di precarietà della condizione umana rispetto alla vastità dell’universo, il pensiero sul chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo sulla terra, diventa naturalmente parte del quotidiano, soprattutto nei lunghi spostamenti sul fiume dove la sospensione sull’acqua diventa affine alla sospensione del pensiero. La crisi economico - sociale di oggi ci costringe a prendere atto che molti schemi sono saltati, che molte certezze si sono rivelate effimere. Mi interessava indagare anche quell’ambito in cui la storia di una singola persona - nel momento in cui affronta una crisi intima - può in realtà diventare un’occasione di messa in discussione e di ricerca, seppur dolorosa, per una nuova possibilità di vita, più affine, che le assomiglia di più, dunque più autentica. E in questo senso, la storia di uno è in realtà la vicenda umana di tutti, universale. Ho scelto un film al femminile perché alle donne appartengono innumerevoli risorse, e una naturale propensione a proteggere la vita, a reagire e agire. Nelle donne c’è un senso istintivo verso lo sviluppo della relazione, la condivisione, i legami affettivi.

Giorgio Diritti

 

Sotto le stelle del Cinema
20 giugno – 14 agosto
Piazza Maggiore

Sotto le stelle del Cinema è promosso dalla Cineteca di Bologna nell’ambito di bè bolognaestate 2014


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