Il buono, il brutto, il cattivo
16 luglio 2014Un urlo che ha squarciato la storia del cinema, agganciato a quel leit motiv che Ennio Morricone ha trasformato nel simbolo stesso del cinema western: “Ehi Biondo, lo sai di chi sei figlio tu?”. È l’urlo di Eli Wallach, Tuco, il Brutto: l’urlo che suggella la Trilogia del dollaro di Sergio Leone, tornata in sala grazie alla Cineteca di Bologna che ne ha curato i restauri e la distribuzione (nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema).
E proprio Il buono, il brutto, il cattivo sarà nelle sale italiane da domani, giovedì 17 luglio, ultimo capitolo della Trilogia del dollaro, racconto epico della Guerra di secessione americana attraverso le vicende le vicende del Biondo (Clint Eastwood, il Buono), Tuco (Eli Wallach, il Brutto), Sentenza (Lee Van Cleef, il Cattivo), che ruotano attorno a un nome, Bill Carson, metafora stessa della brama per il denaro che scorre lungo tutto il film, fino alla spaesante distesa di tombe dove avrà luogo il “triello” più famoso della storia del cinema. Ma, come ha ricordato Eli Wallach a Christopher Frayling, uno dei maggiori esperti internazionali del cinema di Sergio Leone: “Nei film western non si vede mai cosa i personaggi se ne fanno dei soldi. Rapinano una banca, fermano il treno, ammazzano lo sceriffo, ma non spendono mai i soldi”.
Ai margini, solo apparentemente, sembrano muoversi le figure struggenti, interpretate da grandi attori italiani come Luigi Pistilli e Aldo Giuffrè, amaramente consapevoli dell’illusione del mondo: l’uno, frate perduto nella solitudine del deserto, l’altro, ufficiale nordista senza speranza e troppo consapevole della pantomima della guerra.
Un film nel quale Sergio Leone trova una magnifica congiuntura tra registri, affidando alle azioni e ai pensieri dei suoi diversi personaggi e alle loro sfaccettature il ritmo di una narrazione inarrestabile, avvincente, sorretta da una sceneggiatura costellata di battute fulminanti – divenute lessico famigliare per generazioni e generazioni –, capace di saltare dall’epico al tragico, dal comico al grottesco. Come non riconoscere, allora, a Eli Wallach – scomparso solo qualche settimana fa, il 24 giugno – l’immenso merito di aver concentrato nella maschera di Tuco, il Brutto, quella vastità di espressioni, di facce, di parole, quell’energia che si infonderà poi in tutto il film?
Basti a rendere l’idea, questo episodio, narrato sempre a Christopher Frayling: “Quando vengo impiccato per la terza volta, c’erano le comparse che assistevano alla sentenza: «Tuco viene condannato per incendio, stupro, incesto...», per circa sedici crimini. Mentre me ne stavo a cavallo con le mani legate sulla schiena pensavo: «Che ci faccio a cavallo qui, nella Spagna meridionale? Potrei essere a recitare Cechov in qualche posto». E sotto il sole una piccola signora di pelle bianca mi guarda e io la guardo, e faccio: «Grrr». Leone non riusciva a trattenersi dalla gioia perché avevo reagito in modo umano. Lo ha messo nel film ed è uno dei miei momenti preferiti”.
Dopo l’anteprima mondiale al Festival di Cannes, Il buono, il brutto, il cattivo arriva nei cinema da giovedì 17 luglio nel restauro promosso dalla Cineteca di Bologna, Leone Film Group e Metro Goldwyn Mayer e realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, a conclusione del progetto di distribuzione in sala dei classici restaurati Il Cinema Ritrovato. Al cinema, inaugurato nella stagione 2013-2014 dalla Cineteca di Bologna, che si appresta a lanciare, da settembre 2014, un nuovo ciclo di restauri da portare nei cinema italiani.
Il buono, il brutto, il cattivo
(Italia-USA/1966)
Regia: Sergio Leone. Soggetto: Sergio Leone, Luciano Vincenzoni. Sceneggiatura: Sergio Leone, Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli. Fotografia: Tonino Delli Colli. Musica: Ennio Morricone. Montaggio: Nino Baragli, Eugenio Alabiso. Scenografia e costumi: Carlo Simi. Interpreti: Clint Eastwood (il ‘Biondo’), Eli Wallach (Tuco), Lee Van Cleef (‘Sentenza’), Luigi Pistilli (padre Ramirez), Aldo Giuffré (ufficiale nordista), Rada Rassimov (Maria, la prostituta), Mario Brega (caporale Wallace). Produzione: Alberto Grimaldi per PEA (Roma). Durata: 161’
Restauro promosso da Cineteca di Bologna, Leone Film Group, Metro Goldwyn Mayer al laboratorio L’Immagine Ritrovata. Si ringraziano Alberto Grimaldi e CSC – Cineteca Nazionale
Lo spirito di Il buono, il brutto, il cattivo era particolarmente eretico. Non esiste alcun riferimento morale nel film di Leone – solo un sacco di polvere. La guerra civile è qualcosa di veramente orribile che avviene sullo sfondo, ed è la scena in cui si svolgono – e in una certa misura si possono giudicare – le avventure surreali dei personaggi principali. È la guerra di qualcun altro, come doveva essere sembrata la seconda guerra mondiale al Leone che, adolescente, cresceva a Roma. La si vede riflessa in un gruppo di antieroi che guardano l’idealismo con lo stesso sospetto che riservano alla retorica; anche qui, come Leone durante i compromessi politici dell’Italia nell’immediato dopoguerra.
La guerra civile non è un’aberrazione, un ostacolo alla lunga marcia del progresso: al contrario, nel film di Leone essa contiene i germi della “legge del taglione” che l’avrebbe seguita nel selvaggio West.
Christopher Frayling
E proprio Il buono, il brutto, il cattivo sarà nelle sale italiane da domani, giovedì 17 luglio, ultimo capitolo della Trilogia del dollaro, racconto epico della Guerra di secessione americana attraverso le vicende le vicende del Biondo (Clint Eastwood, il Buono), Tuco (Eli Wallach, il Brutto), Sentenza (Lee Van Cleef, il Cattivo), che ruotano attorno a un nome, Bill Carson, metafora stessa della brama per il denaro che scorre lungo tutto il film, fino alla spaesante distesa di tombe dove avrà luogo il “triello” più famoso della storia del cinema. Ma, come ha ricordato Eli Wallach a Christopher Frayling, uno dei maggiori esperti internazionali del cinema di Sergio Leone: “Nei film western non si vede mai cosa i personaggi se ne fanno dei soldi. Rapinano una banca, fermano il treno, ammazzano lo sceriffo, ma non spendono mai i soldi”.
Ai margini, solo apparentemente, sembrano muoversi le figure struggenti, interpretate da grandi attori italiani come Luigi Pistilli e Aldo Giuffrè, amaramente consapevoli dell’illusione del mondo: l’uno, frate perduto nella solitudine del deserto, l’altro, ufficiale nordista senza speranza e troppo consapevole della pantomima della guerra.
Un film nel quale Sergio Leone trova una magnifica congiuntura tra registri, affidando alle azioni e ai pensieri dei suoi diversi personaggi e alle loro sfaccettature il ritmo di una narrazione inarrestabile, avvincente, sorretta da una sceneggiatura costellata di battute fulminanti – divenute lessico famigliare per generazioni e generazioni –, capace di saltare dall’epico al tragico, dal comico al grottesco. Come non riconoscere, allora, a Eli Wallach – scomparso solo qualche settimana fa, il 24 giugno – l’immenso merito di aver concentrato nella maschera di Tuco, il Brutto, quella vastità di espressioni, di facce, di parole, quell’energia che si infonderà poi in tutto il film?
Basti a rendere l’idea, questo episodio, narrato sempre a Christopher Frayling: “Quando vengo impiccato per la terza volta, c’erano le comparse che assistevano alla sentenza: «Tuco viene condannato per incendio, stupro, incesto...», per circa sedici crimini. Mentre me ne stavo a cavallo con le mani legate sulla schiena pensavo: «Che ci faccio a cavallo qui, nella Spagna meridionale? Potrei essere a recitare Cechov in qualche posto». E sotto il sole una piccola signora di pelle bianca mi guarda e io la guardo, e faccio: «Grrr». Leone non riusciva a trattenersi dalla gioia perché avevo reagito in modo umano. Lo ha messo nel film ed è uno dei miei momenti preferiti”.
Dopo l’anteprima mondiale al Festival di Cannes, Il buono, il brutto, il cattivo arriva nei cinema da giovedì 17 luglio nel restauro promosso dalla Cineteca di Bologna, Leone Film Group e Metro Goldwyn Mayer e realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, a conclusione del progetto di distribuzione in sala dei classici restaurati Il Cinema Ritrovato. Al cinema, inaugurato nella stagione 2013-2014 dalla Cineteca di Bologna, che si appresta a lanciare, da settembre 2014, un nuovo ciclo di restauri da portare nei cinema italiani.
Il buono, il brutto, il cattivo
(Italia-USA/1966)
Regia: Sergio Leone. Soggetto: Sergio Leone, Luciano Vincenzoni. Sceneggiatura: Sergio Leone, Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli. Fotografia: Tonino Delli Colli. Musica: Ennio Morricone. Montaggio: Nino Baragli, Eugenio Alabiso. Scenografia e costumi: Carlo Simi. Interpreti: Clint Eastwood (il ‘Biondo’), Eli Wallach (Tuco), Lee Van Cleef (‘Sentenza’), Luigi Pistilli (padre Ramirez), Aldo Giuffré (ufficiale nordista), Rada Rassimov (Maria, la prostituta), Mario Brega (caporale Wallace). Produzione: Alberto Grimaldi per PEA (Roma). Durata: 161’
Restauro promosso da Cineteca di Bologna, Leone Film Group, Metro Goldwyn Mayer al laboratorio L’Immagine Ritrovata. Si ringraziano Alberto Grimaldi e CSC – Cineteca Nazionale
Lo spirito di Il buono, il brutto, il cattivo era particolarmente eretico. Non esiste alcun riferimento morale nel film di Leone – solo un sacco di polvere. La guerra civile è qualcosa di veramente orribile che avviene sullo sfondo, ed è la scena in cui si svolgono – e in una certa misura si possono giudicare – le avventure surreali dei personaggi principali. È la guerra di qualcun altro, come doveva essere sembrata la seconda guerra mondiale al Leone che, adolescente, cresceva a Roma. La si vede riflessa in un gruppo di antieroi che guardano l’idealismo con lo stesso sospetto che riservano alla retorica; anche qui, come Leone durante i compromessi politici dell’Italia nell’immediato dopoguerra.
La guerra civile non è un’aberrazione, un ostacolo alla lunga marcia del progresso: al contrario, nel film di Leone essa contiene i germi della “legge del taglione” che l’avrebbe seguita nel selvaggio West.
Christopher Frayling
Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
(+39) 0512194833
(+39) 3358300839
cinetecaufficiostampa@cineteca.bologna.it
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