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Hiroshima mon amour

23 aprile 2014

Un tuffo in piena Nouvelle Vague, con il primo lungometraggio di finzione di Alain Resnais, che firmò un film destinato a segnare l’immaginario cinematografico mondiale, affidandosi alla penna della scrittrice Marguerite Duras (candidata all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale). Diretto nel 1959 tra la Francia e il Giappone, Hiroshima mon amour è il film che lancia Emmanuelle Riva, ora riscoperta dal grande pubblico grazie al successo internazionale di Amour di Michael Haneke.
E mentre il cinema piange ancora il maestro 91enne, scomparso solo poche settimane fa, il 1° marzo, l’arrivo nelle sale italiane – da lunedì 28 aprile, grazie al progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema – del restauro di Hiroshima mon amour, realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata, si trasforma in una doppia occasione per ricordare Alain Resnais e Marguerite Duras, della quale si celebrano nel 2014 i cento anni dalla nascita (avvenuta il 4 aprile 1914).

Proprio Marguerite Duras, che con Resnais ha costruito passo dopo passo ogni tassello del film, ha raccontato così il lavoro tra lei e il regista: “Prima di girare, Resnais ha voluto conoscere tutto, sia della storia che stava per raccontare, sia della storia che non avrebbe raccontato, quella dei nostri personaggi. Ha voluto sapere tutto della loro giovinezza, della loro esistenza prima del film e anche, in una certa misura, il loro avvenire dopo la storia raccontata nel film. Ho quindi inventato delle biografie dei nostri personaggi. E Resnais, a partire da queste biografie, vi si è approcciato attraverso l’immagine, come se integrasse un film già esistente nella vita anteriore dei personaggi. Una volta fatto questo, una volta stabilite le coordinate sociali e psicologiche dei personaggi, sia attraverso il loro passato, sia attraverso il loro avvenire, Resnais ha voluto che fosse chiaramente stabilito perché ci interessavamo a loro. Solitamente, i cineasti si domandano se la storia che vogliono raccontare sia d’interesse per il pubblico. Invece Resanis si è domandato se la storia che stava per raccontare avesse interesse per lui. Mai una sola volta l’ho sentito parlare di quello che sarebbe dovuto piacere al pubblico. Resnais sa straordinariamente bene quello che vuole fare, come e perché lo vuole. Prima di conoscerlo e di lavorare con lui, non potevo immaginare che – come cineasta – potesse essere così solo. Resnais lavora come uno scrittore”.

Un restauro realizzato attraverso un lungo e complesso lavoro, a partire dal negativo-camera e da un controtipo positivo di prima generazione. Particolare attenzione è stata riservata al rispetto della grana originale del film, che ha caratteristiche diverse soprattutto tra le parti giapponesi e quelle francesi ma anche nei molti e diversi stock di pellicola montati nel negativo. Il restauro ha rispettato pienamente l’estetica originale del film e il grading, curato da Renato Berta, è stato portato avanti grazie alla sua grande esperienza di direttore della fotografia e al costante riferimento a una copia d’epoca. Il restauro del suono è stato fatto, seguendo le indicazioni di Resnais, nel modo più trasparente possibile e nel pieno rispetto delle sonorità della copia d’epoca che anche in questo ambito ha costituito un importante riferimento.
Renato Berta, che di Alain Resnais è stato collaboratore a partire da Smoking/No Smoking del 1993, ha così descritto il proprio lavoro di supervisione a questo nuovo restauro di Hiroshima mon amour: “Non ci troviamo di fronte a un film classico in cui la fotografia è invariata dall’inizio alla fine. La narrazione del film è perfettamente lineare ma basata sulla discontinuità del montaggio fotografico, temporale e geografico. Il lavoro che ho fatto su questo restauro ha rappresentato un viaggio inusuale e affascinante nel cuore del film. Spesso mi è sembrato di avere accesso alle dinamiche più profonde dei diversi creatori: i due direttori della fotografia, gli attori e, naturalmente, il regista. Spero di non aver tradito le loro intenzioni”.

Un film la cui portata di modernità venne colta immediatamente da un critico come Jean Douchet, che già nel 1959 scriveva: “Moderno, Hiroshima mon amour lo è anche per il suo soggetto. È la tragedia dell’impossibilità dell’unione e della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario. È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell’istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi. È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere. Questa cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, ossia come quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell’istante: nello stesso tempo in cui questi individui si incendiano l’uno per l’altro (come viene detto ad un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell’oblio”.
Ma quei corpi incendiati, nel 1959, il pubblico italiano non li vide: troppo moderni, forse, per la nostra censura, che tagliò così una delle sequenze più emblematiche di Hiroshima mon amour. Finalmente, ora, quei corpi incendiati vedono la luce nelle sale cinematografiche italiane.


Il Cinema Ritrovato. Al Cinema
Classici restaurati in prima visione


Dal 28 aprile nelle sale italiane
HIROSHIMA MON AMOUR (Francia-Giappone/1959) di Alain Resnais (92’)
Versione originale francese con sottotitoli italiani
Restaurato da Argos Films, Fondation Groupama Gan pour le Cinéma, Fondation Technicolor pour le Patrimoine du Cinéma, Fondazione Cineteca di Bologna, con il sostegno di Centre National du Cinéma et de l’Image Animée al laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2013.
Color grading supervisionato da Renato Berta.

 

Ufficio stampa Cineteca di Bologna
Andrea Ravagnan
(+39) 0512194833
(+39) 3358300839
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