La Grande illusion
26 febbraio 2014
Il capolavoro pacifista che i nazisti avrebbero voluto distruggere
“Nemico cinematografico N° 1”: ma qual era il pericolo paventato da Joseph Goebbels? La grande illusione di Jean Renoir!
“Ho realizzato La grande illusione perché sono pacifista”. Era 1937 quando Jean Renoir riuniva icone del cinema come Jean Gabin, Erich von Stroheim e Dita Parlo, per il capolavoro pacifista che i nazisti avrebbero voluto distruggere e che sarebbe stato martoriato e boicottato per decenni.
Il nuovo restauro e il ritorno in sala
Restituito alla sua forma primigenia grazie al nuovo restauro basato sul rocambolesco ritrovamento del negativo originale, ora La grande illusione arriva in 70 sale cinematografiche italiane, a partire da lunedì 3 marzo, nell’ambito del progetto di distribuzione dei classici restaurati Il Cinema Ritrovato. Al cinema, promosso dalla Cineteca di Bologna e Circuito Cinema.
Un secolo fa: la Grande Guerra
1914-2014: La grande illusione torna in sala nel Centenario della Prima Guerra Mondiale. Un film che raccontando la Grande Guerra ne ha svelato La grande illusione, un film capace di presagire la catastrofe incombente del secondo conflitto, già alle porte.
Un’esperienza, quella della Prima Guerra Mondiale, vissuta dallo stesso Renoir e che avrebbe scavato solchi nella sua memoria fino a determinarne il dichiarato pacifismo: “Per lungo tempo si è rappresentato il pacifista come un uomo dai capelli lunghi, dai pantaloni sgualciti, il quale, appollaiato su una cassa di sapone, profetizzava senza tregua le calamità che sarebbero sopraggiunte e cadeva nell’angoscia alla vista di un’uniforme. I personaggi della Grande illusione non appartengono a questa categoria. Essi sono l’esatta replica di quel che noi eravamo, noi, la Classe 1914. Perché ero ufficiale durante la guerra e ho conservato un vivo ricordo dei miei compagni. Non eravamo animati da alcun odio contro i nostri avversari. Erano dei buoni tedeschi come noi eravamo dei buoni francesi... Sono convinto di lavorare a un ideale di progresso umano presentando sullo schermo la verità non mascherata. Attraverso il ritratto di uomini che compiono il loro dovere, secondo le leggi della società, nel quadro delle istituzioni stabilite, credo di aver portato il mio umile contributo alla pace del mondo”.
Un film vietato e censurato
Una vicenda, quella della Grande illusione, piena di traversie, fino all’attuale restauro, nato da una collaborazione tra Studio Canal e la Cinémathèque de Toulouse, e realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.
Parte dal castello di Haut-Kœnigsbourg (magnifica location alsaziana) per giungere dopo trent’anni a Tolosa. Tra le due tappe francesi, quante vicissitudini ha dovuto subire il film di Jean Renoir!
La grande illusione venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1937; e Renoir vinse il Premio per il miglior complesso artistico.
Uscì quindi subito in Francia, subendo diversi tagli: in particolare vennero eliminati i riferimenti alle malattie veneree dei militari, mentre il film verrà vietato del tutto nella Francia occupata.
Vietato nella Germania nazista, in Italia Mussolini non lo volle e sarebbe uscito solo nel 1947 (con tre passaggi di censura, l’ultimo dei quali firmato da Giulio Andreotti).
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, La grande illusione tornò in sala in Francia, ma il personaggio della contadina tedesca interpretato da Dita Parlo venne decisamente ridimensionato. Nel 1958 La grande illusione uscì nuovamente con un montaggio dello stesso Renoir il più possibile fedele all’originale, ma sarà solo dopo il ritrovamento del negativo originale che il film potrà essere rimontato esattamente com’era: il negativo originale era infatti sparito da Parigi durante l’occupazione nazista e portato a Berlino, da dove venne prelevato dai sovietici che lo portarono a Mosca. Grazie ai buoni rapporti instaurati tra la Cineteca di Tolosa e quella di Mosca è stato possibile (cosa non così scontata in piena Guerra Fredda) riportare il negativo in Europa Occidentale (in cambio di un film della serie 007 dato invece a Mosca).
Un film da salvare nell’Arca di Noè
Un salvataggio, un restauro, un ritorno nelle sale cinematografiche che risuona ora più che mai nelle parole di Orson Welles: “Se dovessi scegliere un solo film da portare sulla mia Arca di Noè, da salvare per la posterità, sarebbe sicuramente La grande illusione”.
Il Cinema Ritrovato. Al cinema
Classici restaurati in prima visione
Dal 3 al 25 marzo nelle sale italiane, ogni lunedì e martedì
LA GRANDE ILLUSIONE (La Grande illusion, Francia/1937) di Jean Renoir (114’)
Prima guerra mondiale. Il capitano Boëldieu è catturato dal comandante Rauffenstein. Fra i due nemici nasce un rapporto fatto di rispetto e di senso dell’onore. La Grande guerra e le sue illusioni spezzate nel capolavoro pacifista di Jean Renoir.
“È il realismo ad aver mantenuto La grande illusione eternamente giovane. Realismo ulteriormente sottolineato dall’uso di lingue differenti. Ben prima del neorealismo, Renoir fonda il suo film sull’autenticità dei rapporti umani attraverso il linguaggio”. (André Bazin)
“Con Les Enfants du Paradis è il film più celebre del cinema francese. Fu anche il più grande trionfo commerciale di Renoir. Il film, girato da Renoir a partire dalle memorie di alcuni suoi compagni d’armi del ’14-’18, si fonda su una costruzione superba e superbamente efficace. Renoir sottolinea il tema a lui caro della solidarietà sovranazionale fra le classi attraverso l’amicizia di due aristocratici e ufficiali in carriera. Fra i rappresentanti delle diverse classi sociali, come fra i due popoli in guerra, mai un sentimento basso, un’azione vile, una traccia di odio o di ferocia; ovunque a ogni livello, amicizia, nobiltà, grandezza d’animo e sacrificio. Questa idealizzazione dei personaggi, pressoché unica nell’opera di Renoir, trae la sua origine e la sua giustificazione da un certo carattere cavalleresco della prima guerra mondiale. Il ruolo di questa idealizzazione, nell’economia generale dell’opera, è di consentire al cineasta di esprimere un aspetto particolare della sua visione del mondo. L’individuo per lui deve sempre essere salvato, e nella società ciò che deve essere salvato passa inevitabilmente per l’individuo. Il Male (le frontiere, la guerra) derivano dalle strutture della società umana, nate anch’esse dalla diversità umana. Fino ad ora questa diversità (di classe, razza, lingua, religione, cultura) non ha portato che conflitti sanguinosi e interminabili. Un giorno forse essa genererà l’armonia e la pace universali. Ma nulla è meno certo; ed è questo uno dei significati molteplici del titolo del film che, senza ottimismo o pessimismo, invita lo spettatore alla discussione, alle ipotesi, alla generosità, a un sogno concreto sulla struttura e il divenire della società”. (Jacques Lourcelles)
Soggetto e sceneggiatura Jean Renoir, Charles Spaak
Fotografia Christian Matras
Montaggio Marguerite Renoir
Scenografia Eugène Lourié
Musiche Joseph Kosma
Suono Joseph De Bretagne
Interpreti Jean Gabin (tenente Maréchal), Dita Parlo (Elsa), Pierre Fresnay (capitano Boeldieu), Erich von Stroheim (capitano von Rauffenstein), Marcel Dalio (tenente Rosenthal), Julien Carette (Cartier), Jacques Becker (ufficiale inglese), Georges Péclet (il fabbro), Werner Florian (sergente Arthur), Jean Dasté (il maestro), Sylvain Itkine (tenente Demolder), Gaston Modot (l’ingegnere)
Restaurato in 4K da Studiocanal e Cinémathèque de Toulouse al laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna nel 2011
Ufficio stampa Cineteca di Bologna
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