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Russ Meyer: al di là delle colline

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“Insomma, esiste o meno un vero autore cinematografico americano?” si è chiesto un giorno William Goldman, sceneggiatore premio Oscar di Butch Cassidy e Tutti gli uomini del presidente. E si è risposto: “Probabilmente ne esiste uno. Uno che pensa le sue storie e produce i suoi film e pure li dirige. E che ne è anche il direttore della fotografia. Per non parlare del fatto che è anche il montatore di tutti i suoi film. E tutto ciò è connesso con una visione unica e intensamente personale del mondo. Quell'uomo è Russ Meyer”.

Se Goldman è impazzito, lo è anche l'esimio critico Roger Ebert: “Anche se lavora in un ambito dalla cattiva reputazione, come quello del soft-core, credo che un giorno gli storici del cinema più seri discuteranno delle opere di Meyer assieme a quelle di altri strutturalisti radicali come Mark Rappaport, Chantal Ackerman, Sergej Ejzenstein e Jean-Luc Godard. Se riusciranno a guardare oltre le grosse tette”.

Ci pare dunque un dato su cui esistono opinioni condivise: Russ Meyer non è solo un cantore dell'ipertrofia mammaria. Al di là delle colline, c'è una America profonda, e Meyer scava nella psiche per fare della “perversione” uno specchio del mondo, con uno stile cinematografico inconfondibilmente esatto.

La Cineteca di Bologna, fino a poche settimane fa, non aveva neanche una copia 35mm dei film di Meyer. La lacuna è recentemente stata colmata, con l'acquisizione di 8 pellicole.