MAN ON THE MOON
(USA/1999) di Miloš Forman (118')
Sceneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski. Fotografia: Anastas Michos. Montaggio: Adam Boome, Lynzee Klingman, Christopher Tellefsen. Scenografia: Patrizia Von Brandenstein. Musica: R.E.M. Interpreti: Jim Carrey (Andy Kaufman), Danny DeVito (George Shapiro), Courtney Love (Lynne Margulies), Paul Giamatti (Bob Zmuda), Vincent Schiavelli (Maynard Smith), Gerry Becker (Stanley Kaufman), Michael Kelly (Michael Kaufman). Produzione: Danny DeVito, Michael Shamberg, Stacey Sher per Jersey Films, Cinehaus.
Versione originale con sottotitoli italiani
Copia proveniente da Universal Studios
‘Man on the moon’ è un’espressione che si ritrova già al tempo di Shakespeare e indica un matto, un suonato. Anche Andy Kaufman c’era già al tempo di Shakespeare: con sfrontatezza e con una maschera, fissata all’estremità di un bastone che si alzava sul viso, intratteneva la corte in un modo insolente che a chiunque altro sarebbe costata la vita, od almeno il favore del protettore. Si chiamava ‘fool’ ed era il buffone. Solo che il termine ‘fool’ non gli rende giustizia: intanto perché ci vuole molta intelligenza per far ridere (soprattutto chi si crede superiore, e magari socialmente lo è davvero), e poi perché l’umorismo del ‘fool’ è spesso di marca sofisticatissima, come dimostra King Lear. E come dimostra Andy Kaufman, che peraltro ne è la versione aggiornata ai nostri tempi senza corti e protettori (ma ne siamo sicuri?) e senza alcun senso del limite. L’apertura del film di Forman non poteva essere più aderente al suo personaggio, e Jim Carrey più calato nella parte: vi sono momenti in cui l’attore assomiglia davvero a Kaufman […]. Nel caso di Kaufman il rapporto fra le aspettative del pubblico e l’opera del performer salta in aria, ché Andy spiazza continuamente chi lo vede e ascolta rifiutando ogni ritmo e frustrando ogni aspettativa […]. Kaufman opera fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, la sua concezione dello spettacolo non tiene minimamente in considerazione mentalità e comportamenti sociali del suo pubblico […] e ogni preoccupazione sia psicologica che morale gli è estranea. L’unico suo interesse è la ricostruzione della realtà non in termini parodistici o ironici, ma iperreali. La cosa più strana è che il film di Forman sceglie proprio la strada dell’iperrealismo. Non in termini figurativi, certo, ma come impostazione della ricostruzione. (Franco La Polla)
Questo progetto non è nato per caso, ho pensato a Andy Kaufman dalla prima volta in cui l’ho visto, all’inizio degli anni Settanta, quando cominciava a fare i suoi spettacoli. Da allora ho seguito la sua carriera, perché aveva qualcosa di magnetico senza che sapessi esattamente cosa. Di volta in volta era un’esperienza eccitante e irritante, cosa che mi lasciava sempre perplesso. Dopo aver sentito un sacco di storie su di lui, mi sono reso conto che adoravo raccontarle agli amici. Dopo qualche tempo mi sono chiesto perché non fare un film su di lui visto che mi interessava tanto. […] L’arte e la vita sono senza soluzioni di continuità per Andy Kaufman. Non smette mai di recitare, è sempre il suo personaggio. […] Mi sono reso conto che era totalmente inutile cercare di decifrare Andy Kaufman, sapere chi era veramente. Per me, ancora oggi, resta un mistero. (Miloš Forman)
Tariffe:
Ingresso libero
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