GLI AMORI DI UNA BIONDA
(Lásky jedné plavovlásky, Cecoslovacchia/1965) di Milos Forman (90')
Sceneggiatura: Miloš Forman, Jaroslav Papoušek, Ivan Passer. Fotografia: Miroslav Ondrícek. Montaggio: Miroslav Hájek. Scenografia: Karel Cerný. Musica: Evžen Illín. Interpreti: Hana Brejchová (Andula), Vladimír Pucholt (Milda), Vladimír Menšík (Vacovský), Ivan Kheil (Manas), Jírí Hrubý (Burda), Milada Ježková (madre di Milda), Josef Šebánek (padre di Milda), Zdena Lorencová (amica di Andula), Josef Kolb (vicedirettore della fabbrica). Produzione: Rudolf Hajek per Filmove Studio Barrandov.
Versione originale con sottotitoli italiani e inglesi
Un giorno mentre tornavo a casa in auto dopo la mezzanotte in via Vsehrdova, improvvisamente ho visto camminare sul ponte una ragazza con una valigia. Mi sono fermato e ho chiesto se le servisse aiuto. Così mi ha raccontato che era venuta a trovare un ragazzo che aveva conosciuto poco tempo prima da lei a Varnsdorf. A Praga però capì che l'indirizzo che le era stato dato, era falso. Fu lei a raccontarmi della situazione a Varnsdorf, che poi ho utilizzato per il film. Una cittadina vuota dopo la deportazione dei tedeschi, un'enorme fabbrica tessile, molte più ragazze che ragazzi.
(Miloš Forman)
La commedia triste di Miloš Forman, prima affermazione internazionale del futuro regista di trionfi hollywoodiani come Hair, Qualcuno volò sul nido del cuculo e Amadeus, inaugura ufficialmente la nová vlna, la nouvelle vague praghese. Le disillusioni amorose d'una giovane operaia, in fuga dal torpore della provincia, si stagliano nel ritratto d'una generazione nuova e indecisa a tutto, ma risolutamente (e comicamente) fuori dal linguaggio e dalle retoriche ufficiali della ‘programmazione socialista'. Circola un'aria da dolci inganni che rischia di spegnersi nel grigiore d'un contesto desolante, ma Forman ha già chiaro che è necessario non deflettere dall'ironia: "Una piccola nazione come la Cecoslovacchia, minacciata per tutto il corso della sua storia da potenti vicini, non ha altri mezzi di sopravvivenza che mantenere il sense of humour". Un impareggiabile documento sul paese subito prima delle rivolte di metà anni Sessanta, della breve stagione delle riforme, e dei carrarmati sovietici: tutto sembra stagnare in un'atmosfera allarmata, in trasparenza sembra d'intravvedere tutto quel che poi accadrà. Ma su questo sfondo carico di Storia, Forman racconta la storia di un'educazione sentimentale - in senso molto fisico - e lo fa con grazia incantevole, che davvero faceva presagire un'imminente Primavera.
(Paola Cristalli)
Alla prima americana al New York Film Festival del 1966 Gli amori di una bionda apparve fin da subito come un evento eccezionale. Non si vedeva nulla di tanto innovativo e spontaneo da I quattrocento colpi di Truffaut sette anni prima. Di solito quando un film raccoglie tanti consensi, significa che qualcosa non va - che è troppo scontato, troppo sentimentale, troppo impaziente di piacere. Niente di tutto ciò vale per Gli amori di una bionda, che rimane in perfetto equilibrio tra arguta satira sociale e romanticismo adolescenziale, tra cupa disperazione e speranza irrefrenabile.
Il film si muove lungo la sottile linea che divide sogni e illusioni, tanto solidale con le aspirazioni della sua eroina quanto certo che esse non potranno mai realizzarsi appieno. Negli anni successivi, Forman ha continuato ad esplorare questo conflitto - nella sfida tra il giovane Mozart e il vecchio Salieri in Amadeus, ad esempio, o tra gli esploratori della seduzione sessuale e le loro caste vittime in Valmont. Gli amori di questa bionda sono gli amori di tutti noi, tanto necessari quanto impossibili.
(Dave Kehr)
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Ingresso libero
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