LA MIA BATTAGLIA/BLOW-UP
LA MIA BATTAGLIA
(Italia/2016) di Franco Maresco (30')
Introducono Letizia Battaglia e Franco Maresco
Regia: Franco Maresco, con la collaborazione di Claudia Uzzo. Fotografia: Alessandro Abate. Montaggio: Francesco Guttuso. Aiuto regia: Giuliano La Franca. Suono: Pietro Zarcone – LabMusic. Produzione: Lumpen, con il contributo di Comune di Palermo.
Palermo, la fotografia, ma anche la malattia mentale, la vita e la morte, l’amore e la vecchiaia. Di questo e altro parla la grande fotografa Letizia Battaglia a Franco Maresco nel corso di un ‘incontro ravvicinato’ che entrambi hanno aspettato più di vent’anni perché diventasse realtà. Il risultato è il racconto intenso e inedito di una città che Letizia ha fatto conoscere nel mondo per la sua violenza ma anche per la grazia e l’innocenza di volti e sguardi ormai scomparsi. Realizzato in occasione della mostra Letizia Battaglia. Per pura passione (MAXXI, Roma, 24 novembre 2016-17 aprile 2017).
Il lavoro di Letizia Battaglia si distingue per l’appassionato impegno sociale e politico. Per trent’anni ha fotografato la sua terra, la Sicilia, con immagini in bianco e nero crude e dolorose, denunciando l’attività mafiosa con reportage coraggiosi e incisivi per il quotidiano “L’Ora” di Palermo. Convinta della validità dell’impegno civile come fattore di cambiamento, nel corso degli anni ha messo il suo talento e la sua passione al servizio di cause diverse, dalla questione femminile, ai problemi ambientali, ai diritti dei carcerati, in veste di fotografa, regista, editrice, ambientalista (è stata consigliere comunale, assessore e deputato regionale).
Prima di fotografare la città, dentro c’era il patimento, c’era l’amore, c’era la passione per la città, c’era il rammarico, la rabbia e poi tutto quello che stava avvenendo. Per cui la mia macchina fotografica era un come un altro cuore, un’altra testa, non era un mezzo per vendere fotografie, per diventare famosa, era il mio cuore che parlava. Parlava con la macchina fotografica. È stato commovente, molto commovente. Ci penso ancora. Perché il mio trascorrere trentotto anni dolorosissimi, il mio essere intaccata insieme ad altri nella nostra fiducia, nella nostra dignità – perché vivere civilmente vuol dire vivere con dignità, e questi esseri ci macchiavano, ci sporcavano ci corrompevano – è stato molto forte. È molto forte. Esiste. […]
La fotografia non cambia il mondo, né la mia fotografia, né quella degli altri, ma come un buon libro, può essere una fiammella. Un libro, un’opera d’arte, un Picasso, una foto, una musica possono essere senz’altro un buon veicolo per la crescita, ma non possono cambiare il mondo. Gli appetiti della guerra, del capitalismo, delle religioni sono così forti, che la fotografia e la cultura sono una parte della lotta ma non bastano a cambiare il mondo. Niente può cambiare il mondo se non la propria coscienza.
(Letizia Battaglia)
a seguire
BLOW-UP
(GB-Italia/1966) di Michelangelo Antonioni (112')
Soggetto: dal racconto La bava del diavolo di Julio Cortázar. Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Tonino Guerra. Fotografia: Carlo Di Palma. Montaggio: Frank Clarke. Scenografia: Assheton Gorton. Musica: Herbie Hancock. Interpreti: David Hemmings (Thomas), Vanessa Redgrave (Jane), Sarah Miles (Patricia), Verushka (se stessa), Peter Bowles (Ron), Ronan O’Casey (l’amante della donna), John Castle (Bill), Jane Birkin, Gillian Hills (aspiranti modelle). Produzione: Carlo Ponti per Metro Goldwyn Mayer.
Versione originale con sottotitoli italiani
Restaurato da Cineteca di Bologna, Istituto Luce – Cinecittà e Criterion, in collaborazione con Warner Bros. e Park Circus presso i laboratori Criterion e L’Immagine Ritrovata, con la supervisione del direttore della fotografia Luca Bigazzi
La realtà l’ho conosciuta fotografandola, quando ho cominciato a riprenderla con la macchina da presa, come in Blow-up, che proprio in questo senso credo sia il mio film più autobiografico. È stato proprio fotografando, ingrandendo la superficie delle cose che stavano intorno a me, che ho cercato di scoprire quello che c’era dietro, al di là di essa.
Non ho fatto altro nella mia carriera.
Mentre nei miei film ho cercato di esplorare il rapporto tra una persona e un’altra, il loro rapporto d’amore, la fragilità dei loro sentimenti, in questo, invece, è il rapporto tra il protagonista e ciò che si trova di fronte, il suo rapporto con il mondo. Ho voluto mettere in discussione ‘il reale presente’, ricreare la realtà in una forma astratta: vedere o non vedere il giusto valore delle cose. Blow-up è la storia della giornata di un fotografo e l’esperienza che fa durante questa giornata. Fotografa due persone al parco e attraverso le fotografie scopre ciò che non aveva visto. Un elemento di realtà che sembra reale, e lo è, ma la realtà ha in sé un carattere di libertà che è difficile spiegare. Alla fine il fotografo ha imparato moltissime cose tra cui giocare con una palla immaginaria, il che è un bel risultato.
Blow-up, forse, è come lo zen: nel momento in cui lo si spiega, lo si tradisce. È un film che si presta a tante interpretazioni, proprio perché riguarda l’apparenza della realtà. È una recita senza epilogo, paragonabile a quelle storie degli anni Venti dove Scott Fitzgerald manifestava il suo disgusto della vita. Originariamente, la storia di Blow-up avrebbe dovuto essere ambientata in Italia, ma mi sono reso subito conto che sarebbe stato impossibile ambientare la vicenda in una città italiana. Un personaggio come quello di Thomas non esiste realmente nel nostro paese. Al contrario, l’ambiente nel quale lavorano i grandi fotografi è tipico della Londra dell’epoca, quella della swinging London. Thomas inoltre si trova al centro di avvenimenti che era più facile ricollegare alla vita londinese che non a quella di Roma o di Milano.
Poco tempo prima avevo soggiornato a Londra alcune settimane durante le riprese di Modesty Blaise diretto da Losey, interpretato da Monica Vitti. In quel periodo mi ero accorto che Londra sarebbe stata un décor ideale per un racconto come quello che avevo in mente di realizzare. La stessa storia avrebbe potuto essere ambientata e sviluppata, senza alcun dubbio, a New York o a Parigi. Sapevo, tuttavia, di volere per la mia storia un cielo grigio, piuttosto che un orizzonte blu pastello.
(Michelangelo Antonioni)
La serata è promossa da Coop Alleanza 3.0. Tutti coloro che interverranno all'appuntamento riceveranno in omaggio il cuscino prodotto dal laboratorio sartoriale Gomito a Gomito della cooperativa Siamo qua, realizzato dalle donne detenute nella sezione femminile della Casa Circondariale Dozza di Bologna.
Tariffe:
Ingresso libero
Documenti
Tipo di File: PDF Dimensione: 3.43 Mb