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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

(Italia/2015) di Gabriele Mainetti (112')
Introduce lo sceneggiatore Menotti

Soggetto: Nicola Guaglianone. Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Menotti. Fotografia: Michele D'Attanasio. Montaggio: Andrea Maguolo. Scenografia: Massimiliano Sturiale. Musica: Gabriele Mainetti, Michele Braga. Interpreti: Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti), Luca Marinelli (Zingaro), Ilenia Pastorelli (Alessia), Stefano Ambrogi (Sergio), Maurizio Tesei (Biondo), Francesco Formichetti (Sperma), Daniele Trombetti (Tazzina), Antonia Truppo (Nunzia), Salvo Esposito (Vincenzo), Gianluca Di Gennaro (Antonio). Produzione: Gabriele Mainetti per Goon Film, Rai Cinema.
Versione originale con sottotitoli inglesi


Si chiama Enzo Ceccotti, vive a Tor Bella Monaca, vive di scippi e furtarelli, consuma in modo compulsivo budini alla vaniglia e film porno. Ed è il primo supereroe riuscito, cioè socialmente e psicologicamente credibile, del cinema italiano dopo Il ragazzo invisibile di Salvatores. [...] Lo chiamavano Jeeg Robot dichiara fin dal titolo il debito ironico con le mitologie pop, più o meno degradate e riadattate per uso locale, come tutte le vere mitologie (Jeeg Robot era uno dei tanti eroi dei cartoon giapponesi anni Settanta). Se il regista milanese infatti tentava il racconto di formazione d'ambiente borghese, il romanissimo Gabriele Mainetti, classe 1976, gioca la carta del film d'azione in ambiente sottoproletario, da sempre il più creativo in materia (i soprannomi che circolano in qualsiasi bar capitolino provano che Roma digerisce e rielabora a modo suo qualsiasi cultura o sottocultura). Con un gusto per la parodia che non esclude l'adesione sentimentale ai suoi antieroi di periferia e alla loro visione del mondo. Niente tutine lucenti però, né voli sulla metropoli o altre pacchianate. [...] Quella è roba buona per la Marvel. A Mainetti, al primo film dopo molti e premiati corti, bastano i ‘mostri' di casa nostra.
(Fabio Ferzetti)


Perché proprio un ‘supereroe italiano'? Da amante dei generi penso che quello supereroistico rappresenti la sfida più complessa e pericolosa. Fare un buon film per me, significa raccontare con originalità. E quando ti avventuri in un genere che non ti è proprio, il rischio di scadere in un'imitazione è dietro l'angolo. È per questo che non abbiamo voluto raccontare le avventure di un superuomo in calzamaglia. Non avremmo avuto il tempo necessario per aiutare lo spettatore a sospendere l'incredulità. Dovevamo perciò convincerlo a credere dall'inizio. Come? Con le verità che ci appartengono, tangibili in personaggi ricchi di fragilità, che spero riescano a trascinare per mano lo spettatore in un film che, lentamente, si snoda in una favola urbana fatta di superpoteri.
(Gabriele Mainetti)


Abbiamo messo insieme due immaginari completamente diversi, quello supereroistico americano e quello del neorealismo italiano. Avevamo ben presente l'esempio di Sergio Leone: nei suoi spaghetti western i personaggi sono sempre più ‘brutti, sporchi e cattivi' di quelli originali, e anche il nostro Enzo Ceccotti è così. Un genere spaghetti superhero ancora non esiste, però nel momento in cui si scontrano questi due immaginari la parte patinata del supereroe americano si ‘sporca' con una tradizione che viene da De Sica, Rossellini, Pasolini. Caligari.
(Menotti)

Proiezioni:
Domenica 22 luglio 2018
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2018
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

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Tipo di File: PDF Dimensione: 365.09 Kb