QUEI BRAVI RAGAZZI
(Goodfellas, USA/1990) di Martin Scorsese (146')
Introduce Giacomo Manzoli
Soggetto: dal romanzo Il delitto paga bene (Wiseguy) di Nicholas Pileggi. Sceneggiatura: Nicholas Pileggi, Martin Scorsese. Fotografia: Michael Ballhaus. Montaggio: Thelma Schoonmaker. Scenografia: Kristi Zea. Interpreti: Ray Liotta (Henry Hill), Robert De Niro (James Conway), Joe Pesci (Tommy DeVito), Lorraine Bracco (Karen Hill), Paul Sorvino (Paul Cicero), Frank Sivero (Frankie Carbone), Tony Darrow (Sonny Bunz), Mike Starr (Frenchy), Catherine Scorsese (madre di Tommy), Charles Scorsese (Vinnie). Produzione: Irwin Winkler per Irwin Winkler Productions, Warner Bros. Pictures. Durata: 146'
Versione originale con sottotitoli italiani
"Fin dall'età della ragione avevo deciso che da grande avrei fatto il gangster". È il secco, lucido e già celebre inizio del racconto della propria vita fatto da Henry Hill [...]. Quei bravi ragazzi è innanzitutto un interessantissimo saggio di antropologia mafiosa, che analizza abitudini, comportamenti, mentalità, vita materiale di una speciale etnia, la delinquenza italoamericana di Manhattan. [...] C'è, dichiaratamente, tutto il cinema di gangster hollywoodiano e d'altronde la struttura di base è quella classica: l'ascesa e la caduta, il potere e la polvere. [...] Quelli che Scorsese ha in mente, più che i classici Piccolo Cesare o Scarface, sono i piccoli gangster-movie ‘neorealisti' degli anni Quaranta come Il bacio della morte di Hathaway. O, aldilà del genere, La Prise de pouvoir par Louis XIV di Rossellini [...]. Scorsese monta i tempi di Quei bravi ragazzi con la precisione di un orologio e la libertà che amava nei cineasti nouvelle vague, nei "primi due minuti di Jules et Jim". [...] Scorsese non usa qui un rigo di musica originale. Solo un mosaico di canzoni, che ricostruiscono la ‘base' musicale di un'epoca e di una comunità ma che soprattutto articolano i tempi e gli ambienti della sua storia, ne fissano le radici etniche (Parlami d'amore Mariù), le banalità (canzoncine delle Crystals o delle Marvelettes), le trasgressioni (Cream e Rolling Stones) e in definitiva l'eternità e la mutabilità (in finale My Way, ma eseguita da Sid Vicious). Gran montaggio delle sonorità di un'epoca che non è quella ‘eroica' e dunque finta e stereotipata del proibizionismo e del jazz ma è quella moderna dei dischi e della tv. Nonostante abbia Pericolo pubblico sullo sfondo, Quei bravi ragazzi è storia di oggi, storia di piccoli gangster moderni senza alcun alone mitico.
(Alberto Farassino)
Quando ero a Chicago e stavo girando Il colore dei soldi, lessi sulla "New York Review of Books" la recensione di un libro di Nicholas Pileggi che si intitolava Wiseguy. A quanto pare Nick era il Virgilio che guidava il lettore attraverso l'inferno e il purgatorio della malavita. Irwin Winkler mi chiese se mi interessava. Gli dissi di sì, e comprò i diritti. Il motivo fu perché Nick raccontava una storia nota in modo diverso. Parlava di stili di vita, e del fascino pericoloso di queste persone.
Ma poi ricordo che Marlon Brando mi disse: "Non fare un altro film di gangster. Hai fatto Mean Streets, hai fatto Toro scatenato. Risparmiati questo". Quasi mi convinse, tant'è che dissi a Michael Powell che non avevo più voglia di fare un film tratto dal libro di Pileggi. Michael Powell tornò nel suo appartamento con Thelma Schoonmaker, che aveva sposato subito dopo Toro scatenato. Non ci vedeva più, così si fece leggere la sceneggiatura da lei. Mi ricordo che ero in sala di montaggio quando ricevetti la sua telefonata: "La sceneggiatura è magnifica. Devi farlo. È pieno di humour, e nessuno ha mai parlato così di questo genere di vita". E così l'ho fatto.
(Martin Scorsese)
Tariffe:
Ingresso libero
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