L'ILLUSIONISTA
(The Illusionist, GB-Francia/2010) di Sylvain Chomet (80')
Sceneggiatura: Sylvain Chomet, Jacques Tati. Montaggio e musica: Sylvain Chomet. Scenografia: Bjarne Hansen. Produzione: Bob Last, Sally Chomet per Django Films, Ciné B, France 3 Cinéma, Canal+, CinéCinéma. Durata: 80'
Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale
Premessa: Sylvain Chomet è un genio. È un grande disegnatore, con un tratto amabilmente ‘rétro' che deve qualcosa anche a fonti extra-grafiche come il cinema di Jacques Tati. Ed è anche un grande narratore, con un respiro degno dei classici dell'animazione. Il pubblico italiano lo conosce per Appuntamento a Belleville, gioiello del 2003. L'illusionista è dello stesso livello e racconta una storia da cinema ‘vero'. Siamo alla fine degli anni Cinquanta e il mondo del music-hall, con tutta la sua tradizione di musica da ballo e numeri circensi, è sconvolto dall'arrivo del rock'n'roll. L'illusionista del titolo capisce di essere fuori moda e tenta la fortuna nel posto sbagliato, Londra. Con i suoi affezionati complici - il coniglio, il cilindro, le colombe ammaestrate - finisce a esibirsi nei teatrini di provincia, finché l'incontro con la giovane Alice non cambia la sua vita... Vederlo è un'immersione in un cinema poetico che, come l'arte dell'illusionista, si credeva scomparso.
(Alberto Crespi)
Il progetto è nato durante Appuntamento a Belleville. Nel film c'erano dei manifesti dei film di Tati e alla televisione passava Giorno di festa. Per questo avevo dovuto chiedere a Sophie Tatischeff, la figlia di Tati, le immagini del film e, nel farlo, le ho mostrato qualcosa del mio film in lavorazione. È stato allora che lei mi ha detto: "Ho una sceneggiatura di mio padre che voglio assolutamente che venga alla luce ma non con degli attori in carne ed ossa, con qualcosa di più poetico, come un disegno animato" e mi ha fatto sapere che era convinta che il mio universo fosse consono allo scopo.
Nell'Illusionista c'era tutto quello che amo di Tati e tutta la sua sensibilità per le umane debolezze, ma mai avrei pensato di sentirmi così vicino a lui nel mettere in scena una sua sceneggiatura. Tutto quello che ho dovuto fare è stato aggiungere la mia personale visione poetica alla sua e, in cuor mio, sapevo che la combinazione avrebbe potuto funzionare.
Lo stile del periodo Disney anni Sessanta è in assoluto il mio favorito. Gli Aristogatti e in particolar modo La carica dei 101 racchiudono l'energia e l'asprezza artistica che è impossibile trovare nell'animazione in computer grafica 3D. Il mio insistere sul disegno a mano in 2D viene dalla convinzione che questa tecnica dia un fascino eterno all'arte. La forza del 2D risiede, secondo me, nel fatto che vibra, cambia, non è mai uguale né perfetta, esattamente come la realtà. Le imperfezioni sono importanti quando ti stai misurando con una storia che racconta di esseri umani. Aggiungono verità al realismo e lo rendono più potente.
(Sylvain Chomet)
precede
Early Bird (GB/1983) di David Sproxton e Peter Lord (5')
Regia e animazione: Peter Lord, David Sproxton. Fotografia: David Sproxton. Montaggio: Robin Inger. Produzione: Aardman Animations. Durata: 5’
Copia proveniente da Aardman. Restaurato in 4K
La divertente routine mattutina di un presentatore radiofonico. È uno dei corti della serie Conversations Pieces realizzata dalla Aardman per Channel 4, una delle loro prime animazioni con pupazzi pensate per un pubblico adulto.
Tariffe:
Ingresso libero
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